Premessa: il Napoli ha sottovalutato il mercato estivo, le strategie sono state da club non organizzato. Questo lo ripeterò sempre, ritengo sia stato il principale motivo dell'eliminazione dalla Champions. Le strategie trasmettono certezze anche ai campioni che hai, danno sicurezze. A maggior ragione dopo un Mondiale logorante e snervante. Se il tuo datore di lavoro non fa investimenti, normale che tu - suo dipendente - possa pensare che lui non abbia più voglia di mettere un po' di soldi sul piatto. E ne risenti, anche inconsciamente.
Ma gli investimenti non fatti di sicuro non possono ridimensionare un organico che era competitivo e tale resta. Soprattutto negli ultimi 40 metri dove il Napoli, in condizioni di normalità e soprattutto con l'intensità giusta, può mettere sotto qualsiasi avversario. La Roma se n'è accorta, non ha respirato per un tempo, è andata in apnea, avrebbe potuto guadagnare il sottopassaggio per l'intervallo con tre gol sul groppone. E ci sarebbe stato poco da obiettare.
Il vero Napoli è quello che, ottenuti gli equilibri a centrocampo, guarda qualsiasi rivale in faccia. E cerca sistematicamente la superiorità numerica. Con l'ispirato Insigne di questo periodo, con gli sfondamenti centrali di Hamsik, con il lavoro certosino di un imprevedibile Callejon, con la maestria di Higuain che - ecco la sua grandezza - non si limita a finalizzare. Spesso lo vedi dove non dovresti vederlo, la conferma che stiamo parlando di un attaccante immenso. Con tanti saluti a chi, poche settimane fa, aveva parlato di crisi irreversibile del Pipita, posizionandolo addirittura sul mercato.
Il vero Napoli, quello che rasenta la perfezione, è lo stesso che si beve la partita prendendo di petto il malcapitato di turno. Scrollandosi di dosso qualsiasi paura, dando spallate su spallate, confidando nel fatto che in questo modo qualsiasi resistenza sarebbe destinata a sgretolarsi. Come contro la Roma: senza pensare allo spessore della truppa di Garcia, esattamente come aveva fatto la scorsa stagione nelle notti di Champions. Questo è il bello quando sei consapevole della tua forza: non ha importanza capire, intuire, immaginare chi hai di fronte. E' troppo più importante specchiarti, verificare che sei irresistibile e passare dalla teoria alla pratica. Senza continuare a specchiarti, significherebbe pavoneggiarsi e non mettere in atto quanto appartiene al tuo dna. Benitez, prima o poi, risolverà i problemi difensivi, giusto contarci. Ma se trascorri gran parte del primo tempo nella metà campo avversaria, con quella qualità accompagnata da una superba dose di intensità, quasi non fai in tempo a occuparti dei primi trenta metri. Al massimo ti accorgi dell'eccellente Koulibaly che si sposta da una metà campo all'altra con una percussione degna del migliore Dani Alves.
Il vero Napoli, se fosse sempre quello di sabato pomeriggio, potrebbe togliersi qualsiasi sfizio. E anche pensare che il discorso della stagione non sia circoscritto al terzo posto, passaggio fondamentale per tornare in Champions almeno dalla porta di servizio, piuttosto che da quella principale.
Il vero Napoli: qual è? La domanda è lecita, a maggior ragione dopo l'ultima esibizione. Una recita che ha riacceso gli entusiasmi e che - giustamente - merita un minimo di attenzione. In attesa di avere risposte fondamentali per la storia del campionato.