Ilicic: “Avevo accettato Napoli, parlai con Ancelotti e Mertens. Dea da scudetto, ma per battere il Real servirà il 110%”
09.12.2024 | 12:35
Intervistato da AS, l’ex pupillo atalantino Josip Ilicic (oggi al Maribor) ha svelato un retroscena di mercato, legato al Napoli. Parla poi dell’Atalanta di oggi, e delle concrete possibilità di poter lottare fino alla fine per lo scudetto.
“Con il Napoli era fatta, ma l’Atalanta decise di non vendermi, ero fondamentale per loro. Avevo accettato l’offerta e parlato con Ancelotti, mi disse due o tre parole di calcio e poi mi parló di vita. Mi raccontó cose di Napoli e disse: ‘Dai, vieni, andremo a cenare, a bere…’. È fondamentale, perché prima di essere calciatore sei uomo. Avevo sentito anche Mertens e il direttore sportivo Giuntoli. Ero convinto, volevo andar lí a vincere lo scudetto e stavo giocando bene, fisicamente ero un animale”.
Parla poi della Dea, e della sfida col Real: “L’Atalanta è una squadra che resterà sempre nel mio cuore, come il Palermo. I rosanero mi hanno dato l’opportunità di brillare nel calcio italiano, mentre a Dea mi ha permesso di fare partite grandissime, indimenticabili. Raggiungere quei livelli con un club piccolo è incredibile. Noto ancora l’affetto delle persone, mi mancano tanto e vorrei visitare di più Bergamo. Atalanta in corsa per lo scudetto? Sono molto convinto. Conosco il calcio dell’allenatore, ha costruito la squadra passo dopo passo e loro giocano meravigliosamente. Non è facile vincere l’Europa League e spero che vincano anche lo scudetto, ma se non quest’anno sarà nei prossimi due o tre. Continueranno a combattere per vincere. Vedo il Real Madrid in difficoltà, ma magari in una o due partite cambia tutto. È già successo in passato, quando la gente diceva di aver finito e poi ha finito per vincere tutto. L’Atalanta sta facendo bene, ma per battere il Real deve dare qualcosa in più, arrivare al 110%”.
Spazio poi alle difficoltà affrontate nel periodo post Covid: “Non ne potevo più. Se non stai bene mentalmente, non puoi durare fisicamente. Dopo un mese ho chiesto al club di andare via, soffrivo troppo senza la mia famiglia. Una volta arrivato lì ho capito che era quello di cui avevo bisogno e che il calcio non faceva più per me”.
Foto: X Atalanta