Inter, il nuovo allenatore non può essere una scena da Grande Fratello
Ci piacciono molte cose del mondo che cambia: la tecnologia, i social, il live immediato quando c'è qualche situazione da scoprire o da raccontare. Ma su altri aspetti preferiamo essere quelli di prima, preferiamo la normalità, la discrezione. Prendiamo la scelta di un allenatore: ma è possibile, come sta facendo l'
Inter, che si debba proporre una selezione invitando allo stesso posto i candidati prima di prendere una decisione definitiva? È possibile soprattutto che non si capisca chi alla fine deve scegliere, con l'ipotesi che a farlo siano - com'è successo qualche tempo - gli uomini vicini alla proprietà piuttosto che il responsabile dell'area tecnica? Che senso ha proporre scena da Grande Fratello, una sorte di open space e vediamo chi dimostra di essere all'altezza dell'Inter. Quale sarebbe il criterio di scelta, come funzionerebbe? Non basta fare come funzionava una volta e come funziona spesso oggi, dando carta bianca al direttore sportivo e ascoltare i suoi consigli? Un direttore sportivo come
Ausilio che, tra le altre cose, Suning vorrebbe giustamente responsabilizzare sempre più proponendogli un nuovo contratto. Ma se prepari un prolungamento per quale motivo non dovresti dargli la più completa autonomia? Abbiamo detto le cose migliori di
Suning sul potenziale economico e sugli investimenti che saranno in grado di fare. Le confermiamo, alla larga dalle illazioni di mesi e mesi fa, il tempo lo dirà. Ma non basta, non serve, prendere un grande calciatore anche da 100 milioni se per portare un allenatore alla Pinetina bisogna mettere su una procedura poco elastica e troppo da show televisivo. Che senso ha?