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Inter, il ‘caos’ Pazzini

18.07.2012 | 11:40

 

Finita (non del tutto) nel peggior modo possibile. L’avventura di Giampaolo Pazzini con la maglia dell’Inter è ormai agli sgoccioli. Un triste finale di una storia iniziata nel gennaio 2011 con tanti buon auspici e con progetti mai realizzati. Fuori dal nuovo corso nerazzurro, “non ci servi”. La vicenda del Pazzo è stata però gestita male dalla società e dallo stesso Stramaccioni. Il tecnico nerazzurro in diretta televisiva alcuni giorni fa ha esplicitamente bocciato l’attaccante, spiegando in maniera netta come il suo centravanti preferito sia solo il Principe Milito. Legittimo che un allenatore faccia le sue scelte, ma dichiararle così in pubblico è stato come scivolare su una buccia di banana. Un invito alle pretendenti a pagare di meno il giocatore, visto che ‘non rientra nel progetto tecnico’. Idem la società per due motivi: in primo luogo, avrebbe dovuto avere maggior controllo del giocatore, al fine di evitare la sua ‘esplosione’ durante la presentazione della squadra a Pinzolo. Lo stesso controllo, o comunque un coordinamento diverso, ci sarebbe dovuto essere con Strama, al quale si sarebbe dovuto impedire di fare un certo tipo di dichiarazioni con i media. Un caso gestito male, anzi malissimo. Tutto ciò, si ripercuote sul mercato: Pazzini rifiuta alcune offerte (ultima quella del Werder Brema) impuntandosi su una sua volontà ben precisa: restare in Italia. E qui nasce un altro problema. A chi venderlo? La Juventus gioca sotto banco, contando sul desiderio del Pazzo (non confermato) di vestire il bianconero, cercando così di tirare a proprio vantaggio il prezzo. Strategia adottata, seppur con tono minore, da altri club della Serie A, vedi la Lazio (che lo vorrebbe in prestito). Sarà insomma impossibile per i nerazzurri vendere l’attaccante al giusto valore. Per l’Inter restano due strade percorribili: tenerselo con sé (ipotesi molto difficile) oppure cederlo a una cifra al ribasso rispetto alle intenzioni iniziali. Alternative non ce ne sono, per il momento. Che sia una lezione per il futuro…