Inter e Lazio tra “distorsioni” discutibili e freschi precedenti
30.12.2017 | 00:05
Inter-Lazio indiscussa sfida di cartello della diciannovesima giornata di Serie A, l’ultima del girone d’andata. Un incrocio pericoloso soprattutto per i padroni di casa, chiamati a reagire, dopo le 3 sconfitte consecutive (eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Milan compresa), per alimentare le velleità di altissima classifica, le medesime dei biancocelesti che in graduatoria contano 4 punti in meno, ma anche una partita da recuperare: il che vuol dire che un eventuale successo a San Siro potrebbe valere un potenziale futuro sorpasso. Le due tifoserie, com’è noto, sono gemellate: un legame che in passato ha dato luogo anche ad alcune “distorsioni”, due su tutte, che andremo a rievocare in seguito. Prima però un doveroso accenno statistico: si gioca alla fine di dicembre, come due anni fa quando l’Inter – all’epoca guidata da Roberto Mancini – si presentò all’appuntamento da prima in classifica ma perse 2-1 per effetto della doppietta di Candreva (oggi in nerazzurro) intervallata dalla rete di Icardi. Da lì inizio il crollo verticale che portò la Beneamata a concludere il campionato al quarto posto, a meno 24 dalla Juve campione. Tornando all’attualità, i passi falsi preoccupanti in casa Inter si sono già verificati, è vero, ma il precedente non può lasciar tranquilli gli amanti dei numeri. Venendo adesso alle distorsioni di cui sopra, entrambe sono relative ad incontri disputatisi nella Capitale, ma ai nostri fini il particolare non rileva. Non possiamo che partire dal famigerato 5 maggio 2002: l’Inter di Cuper arriva all’ultima giornata in testa alla classifica, con 1 punto di vantaggio sulla Juventus e 2 sulla Roma. L’ultimo ostacolo, prima di mettere le mani su quello scudetto che manca dal 1989, è la Lazio di Zaccheroni, in lotta per un posto in Coppa Uefa che alla fine conquisterà. L’Olimpico, anziché parteggiare per i propri beniamini, si schiera a favore dell’Inter. La gran parte dei tifosi della Lazio teme che il tricolore possa finire altrove, magari sulla maglia dei cugini per il secondo anno di fila, e antepone questo ‘terrore’ all’obiettivo della Lazio. Le cose sembrano mettersi bene per i nerazzurri, che passano dopo 12 minuti grazie a Bobo Vieri, uno dei tanti ex. Al 20’ però pareggia Poborsky, che esulta polemicamente sotto la curva nord attonita. Ancora 4 giri di lancette e Gigi Di Biagio riporta avanti l’Inter, ma al tramonto del primo tempo va a segno ancora Poborsky, bravo a capitalizzare uno strafalcione di Gresko per battere Toldo per la seconda volta. All’ 11’ della ripresa il temutissimo sorpasso, firmato dall’altro ex Diego Simeone, ad apporre il sigillo del definitivo 4-2 è Simone Inzaghi, attuale tecnico dell’Aquila. Al triplice fischio, in quel di Udine esplode la festa inattesa della Juve, mentre all’Olimpico le telecamere indugiano su Moratti, impietrito in tribuna, e Materazzi in lacrime, preceduto da Ronaldo all’atto della sostituzione. L’Inter si piazza addirittura terza, scavalcata anche dai giallorossi. Copione simile ma esito opposto il 2 maggio del 2010: stadio meno colorato di nerazzurro, ma comunque a sostegno della causa interista. La Roma di Ranieri, capitolando in casa contro la Samp la giornata precedente, ha perso il primato a beneficio della banda Mou. E, nelle valutazioni di molti supporters di fede biancoceleste, all’insegna dello “scansamose”, proprio la Lazio non deve fornire alcun aiuto indiretto agli acerrimi rivali. Detto, fatto: nel posticipo della 36ª giornata i milanesi ipotecano lo scudetto (primo anello del Triplete), trionfando con il più classico dei risultati grazie ai gol di Walter Samuel e Thiago Motta. Prodezze festeggiate da gran parte dell’Olimpico, con l’ironico e celeberrimo striscione “Oh nooo” esibito in curva nord.
Foto: falmaxwordpress-ss.laziofans.it-eurosport.com