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Inzaghi: “Var? Difficile mantenere la calma, ma non penso alla malafede. In Europa League…”

28.03.2018 | 14:34

Simone Inzaghi, tecnico della Lazio, questa mattina ha risposto ad alcune domande poste dagli alunni dell’Istituto Leonardo da Vinci di Via Cavour. Queste le sue dichiarazioni riportate dal sito ufficiale del club biancoceleste: “Siamo molto contenti di essere qui per partecipare a questo incontro. Ad un bambino direi di avvicinarsi al calcio per divertirsi, lo sport è la cosa più bella del mondo. Il pallone in particolare è fantastico. Ho iniziato a giocare perché mi divertivo con mio fratello da piccolo, piano piano ci piaceva sempre di più questo sport, avevamo buone qualità ed abbiamo continuato. Siamo riusciti a diventare dei calciatori ed, allo stesso tempo, a diplomarci. Si inizia per divertimento, poi se si ha la fortuna di far diventare il calcio una professione è meglio. Pochi come noi riescono a realizzare questo sogno ed è bene dunque portare avanti gli studi: se si riesce a trasformare un gioco in un lavoro è buono. Var? È difficile mantenere la calma nonostante alcuni episodi, ma noi dobbiamo esser bravi a restar concentrati solo sul calcio giocato: la classe arbitrale italiana è ben preparata ed inoltre molto professionale, ma alcuni episodi ci hanno penalizzati. Non penso alla malafede: gli arbitri sanno fare il loro mestiere, noi siamo stati sfortunati in alcune circostanze e dovremo restare attenti e pensare al campo. Quest’anno giocando anche in Europa League siamo molto impegnati: abbiamo condotto dei grandi cammini nelle varie competizioni, abbiamo preso parte a tante partite ed a volte può capitare anche di disputare tre trasferte in una settimana. Il calendario è più intenso rispetto lo scorso anno, si sta meno a casa. Gli affetti però sono molto importanti: ho due figli ed una compagna, quando sono a casa provo a staccare pensando ad altro. Viviamo in una città nella quale il calcio è molto sentito: i tifosi, quando ci incontrano, ci parlano sempre di calcio, ma riesco comunque a svolgere una vita normale da vero padre. Sono stato prima un calciatore e poi un allenatore: negli ultimi anni della mia carriera ho giocato poco per problemi fisici. Quest’anno abbiamo una rosa di 26 uomini e la domenica ne giocano solo 11: ho avuto la fortuna di partecipare con la mia squadra a tre competizioni e tutti i miei calciatori sono riusciti a giocare: coinvolgo sempre ogni interprete, sapendo che ci sono tante sfide. Per disputare 50 gare in una stagione serve un gruppo intero, è necessario portare avanti tutti gli uomini e ricevo da questi sempre il massimo. Il gruppo mi segue e ciascuno aiuta la squadra quando viene chiamato in causa. Ora sono l’allenatore della Lazio ed un tecnico deve avere sempre un buon dialogo con i propri uomini. Quando ero calciatore, con educazione, chiedevo a volte delle spiegazioni al mio allenatore ed ho sempre trovato massima disponibilità: con i miei calciatori ho instaurato dunque un rapporto basato sulla stima reciproca. La domenica posso schierare solo 14 giocatori, provo a fare le scelte migliori. Finita la partita, se le cose vanno bene, sei un grande allenatore, altrimenti sei esposto a critiche sulle scelte stesse. Qualche ragazzo mi ha chiesto delle spiegazioni e provo sempre a darle, ma il rispetto è alla base di tutto”.

Foto: Lazio Twitter