Inzaghino? No, chiamiamolo Inzagone. Senza Biglia e Keita…
10.09.2017 | 23:30
Inzaghino? No, al Simone allenatore si addice maggiormente Inzagone. Lo chiamavano così non soltanto per un fattore anagrafico (ha 3 anni in meno di Pippo), ma anche per lo spessore obiettivamente diverso in area di rigore. La carriera da calciatore, però, appartiene al passato per ambedue i fratelli, che da tempo hanno assunto i nuovi panni di strateghi della panchina. A breve distanza l’uno dall’altro, entrambi hanno avuto la grande chance. In principio fu Pippo, promosso sulla panchina della prima squadra dopo aver fatto benissimo nelle giovanili del Milan. Bruciatura quasi inevitabile, un anno sabbatico, umile – e intelligente – ripartenza da Venezia in C, con allegata promozione e adesso la stuzzicante Serie B.
Simone, invece, inizialmente aveva rappresentato un ripiego, la soluzione tampone dopo il voltafaccia di Bielsa nell’estate 2016, per quanto il tecnico classe 1976 – anch’egli ‘uscito’ dal settore giovanile – avesse già dato un saggio delle sue qualità nella parte finale della stagione precedente, dopo il divorzio da Pioli. Ebbene, dopo aver centrato un quinto posto al primo colpo, proponendo un calcio bello e camaleontico (difesa a tre o a quattro, sempre con ottimi riscontri) e lanciando numerosi giovani, Inzagone si sta superando. Il mercato gli ha portato via Keita e Biglia, due degli elementi più forti della rosa, al loro posto sono arrivati Nani (che ancora deve esordire) e Lucas Leiva. Sostituti di esperienza, sì, ma sulla carta con una marcia in meno rispetto ai due ormai ex totem biancocelesti. Inzagone non ha fatto una grinza, addii metabolizzati in men che non si dica e prestazioni da incorniciare in serie. La Supercoppa italiana, levata al cielo di agosto davanti al proprio pubblico, ha rappresentato il migliore degli antipasti. Adesso in casa Lazio inizia la degustazione dei primi: 7 punti in tre giornate di campionato, oggi lo strepitoso 4-1 al patinatissimo Milan sulle ali di un Ciro Immobile devastante. Praticamente con la stessa squadra dell’anno scorso, senza Biglia e Keita e con un Lucas Leiva in più. In quanti ci avrebbero messo la mano sul fuoco?
Jody Colletti
Foto: Twitter Lazio