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IZCO, CUORE DI CAPITANO

05.05.2014 | 10:00

Da ieri pomeriggio alle falde dell’Etna hanno ricominciato ad inseguire, concretamente, il sogno permanenza. Il calcio è bello per la sua imprevedibilità, ma in pochissimi avrebbero scommesso sul Catania, impegnato al Massimino (tutt’altro che fortino stagionale) contro la Roma di Rudi Garcia, presentatasi in Sicilia con un biglietto da visita da 85 punti a 3 giornate dalla fine, uno in più di quelli conquistati complessivamente dalla prima Juve scudettata di Conte. Tanto per rendere l’idea della straordinaria annata giallorossa con un conforto numerico.

Ma c’è di più, perché probabilmente nessuno avrà puntato sul poker rossazzurro, roba da Super Enalotto in un simile testacoda. E invece è andata proprio così: Morgan De Sanctis per quattro volte è stato costretto a raccogliere la palla in fondo al sacco nel pomeriggio che, anche aritmeticamente, ha consegnato ai bianconeri il tri(s)colore.

Facendo due conti, se in passato con 26 punti a 180 minuti dal termine la programmazione del successivo torneo di serie B era già ad uno stadio avanzato, l’edizione 2013-14 del nostro massimo campionato consente al sodalizio di Pulvirenti di coltivare ragionevoli speranze di centrare l’obiettivo. La quota salvezza si è drasticamente inabissata rispetto alla fatidica soglia dei 40, in coda si è viaggiato costantemente a marce bassissime e, a questo punto, due vittorie potrebbero anche bastare per evitare la retrocessione.

Tornando all’autentico remake del sempiterno “clamoroso al Cibali”, l’impresa domenicale mostra nitido il marchio a fuoco di Mariano Izco, indiscutibile protagonista con due gol di pregevole fattura e l’assist per Barrientos in occasione dell’ultima rete. Il Catania si è aggrappato al cuore ed alla grinta del suo indomito capitano per superare l’ostacolo più improbo che, in caso di esito negativo, avrebbe praticamente certificato il declassamento.

Mariano Julio nasce a Buenos Aires il 13 marzo del 1983 e cresce calcisticamente nel San Telmo, formazione del barrio Isla Maciel della Capitale con la quale percorre tutta la trafila delle giovanili, dalla Sexta alla Cuarta División (l’equivalente della Primavera) fino all’esordio tra i grandi militanti nella Primera B Metropolitana (la nostra Lega Pro) all’età di 17 anni. In totale, Izco totalizza 93 apparizioni e 4 reti nel Candombero prima di spiccare il volo verso l’olimpo della massima serie.

Nel luglio del 2004 si trasferisce infatti tra le file del Club Almagro, altra società di Baires, dove però raggranella soltanto sei gettoni, troppo pochi per le ambizioni del ragazzo che, dodici mesi più tardi, decide di fare un passo indietro per legarsi ai cadetti dell’Atletico Tigre – il team dal quale recentemente l’Inter ha prelevato Ruben Botta – per avere la possibilità di giocare di più.

Valutazione azzeccatissima, dal momento che le prestazioni in maglia rossoblu attirano l’attenzione di Pietro Lo Monaco, ai tempi plenipotenziario amministratore delegato del Catania, che vede nel giocatore una delle pietre miliari sulla quale fondare la celebre colonia argentina che, rinnovata periodicamente negli anni (anche Pablo Cosentino ha rispettato, con minori risultati, la tradizione), ha sin qui consentito ai siculi di mantenere il patrimonio della A per otto stagioni consecutive.

Interprete affidabile e dal grande temperamento, Izco in Italia ha ricoperto praticamente tutti i ruoli possibili: ogni posizione del centrocampo, terzino, esterno di una linea mediana a 5 (con onerosi compiti di copertura) ma anche di un attacco a tre. Insomma, un jolly dalla duttilità ineguagliabile. Buono per tutti i vestiti tattici sperimentati dai vari mister succedutisi in panchina: Marino, Baldini, Zenga, Atzori, Mihajlovic, Giampaolo, Simeone, Montella, Maran, De Canio e Pellegrino, l’allenatore chiamato al capezzale dell’Elefante per chiudere la stagione dopo il secondo addio al buon Rolando. Quella che sembrava una scelta estrema per la guida tecnica, quasi l’anticamera della bandiera bianca, potrebbe a sorpesa rivelarsi vincente. Anche perché il calendario potrebbe dare una mano a Bergessio e compagni: domenica il cruciale scontro diretto del Dall’Ara – da vincere ad ogni costo – e la sensazione è che oggi i felsinei (sia pur con 3 punti in più) stiano anche peggio psicologicamente rispetto ad una compagine che, dopo aver raschiato il fondo, adesso è tornata a sperare potendo contare in avanti su elementi più performanti, capaci di decidere con un guizzo sfide del genere. Infine l’ultimo atto in casa contro un’Atalanta già in vacanza, si sa come da sempre le motivazioni possano compensare qualsivoglia gap tecnico.

Bisognerà certo fare i conti anche con Sassuolo e Chievo (il Livorno neo fanalino di coda sembra spacciato), ma gli etnei adesso ci credono e Mariano Izco proverà a guidarli lancia in resta, convinto di poter implementare le 216 presenze da record rossazzurro già accumulate in serie A.