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JAVIER ZANETTI, IMMENSA LEGGENDA NERAZZURRA

11.05.2014 | 11:00

Un grande uomo e un grande campione. E’ il ritratto perfetto di chi, in un mondo sempre più invaso da opportunismo, slealtà ed episodi censurabili, sa farsi apprezzare dalle platee di tutto il mondo prima per la propria persona e solo dopo per le qualità sul terreno di gioco. Perchè chiunque, in una serata qualsiasi di inizio maggio, ascoltando parole come “adesso una cosa è certa: difenderò l’Inter anche fuori dal campo“, deve aver capito ancora una volta che Javier Zanetti merita un posto speciale nel cuore di ognuno di noi, al di là della fede e dei colori che si hanno dentro. Un evento speciale, quello di ieri: l’ultima gara a San Siro di una delle ultime bandiere rimaste nel calcio di oggi. Il destino ha voluto che ci fosse ancora la Lazio in una delle tappe chiave della sua carriera, l’ultima purtroppo. Così come il 6 maggio del 1998 (finale di Coppa Uefa a Parigi) o il 5 maggio del 2002 (scudetto perso all’Olimpico), che siano di gioia o di dolore, gli incroci con i biancocelesti gli hanno spesso riservato una considerevole dose di lacrime. Il 10 maggio del 2014 il treno è arrivato al capolinea di un’infinita storia nerazzurra che lo ha inserito di diritto tra i più grandi di sempre.
Nato a Buenos Aires il 10 agosto del 1973, El Tractor inizia a muovere i primi passi dall”82 al ’92 tra le giovanili di Independiente e Talleres, e in quest’ultima l’anno successivo viene promosso in prima squadra, guadagnando poi l’approdo al Banfield nell’estate del 1993 (viene pagato 160mila dollari), presentandosi come uno dei migliori giovani del torneo. Un biennio di altissimo livello che fanno scattare l’interesse dell’Inter. La notizia inizia a circolare durante una torunée della Nazionale in Sudafrica valida per la Mandela Cup e diviene realtà il 13 maggio 1995, dopo che il presidente Moratti rimase impressionato dalle sue doti fisiche e dalla sua capacità nel dribbling. E’ l’inizio di una lunghissima e appassionante storia d’amore, che meriterebbe un’enciclopedia intera e che sul campo decreterà la conquista di tantissimi trofei: 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 1 Coppa Uefa, 1 Champions League e 1 Mondiale per club. Una bacheca piena zeppa di successi, una memoria colma di ricordi indelebili. Chissà quante volte gli sarà passato davanti il film della sua carriera, ieri sera. Chissà quante e quali immagini lo avranno accompagnato per l’ultimo appassionante viaggio, prima di un futuro che, con ogni probabilità, lo porterà ad amare gli stessi colori dietro a una scrivania. Colori con cui ha ottenuto numeri e record pazzeschi: 857 presenze con la stessa maglia, 614 solo in serie A (senza contare 3 spareggi), davanti a gente come Bergomi e dietro solo a Maldini (che però, per raggiungere quota 647, ha avuto a disposizione 25 stagioni, contro le 19 dell’argentino), 2 sole espulsioni rimediate, 137 gare consecutive nella massima serie, 162 partite di fila considerando tutte le competizioni (da Milan-Inter 3-4 del 28 ottobre 2006 ad Atalanta-Inter 1-1 del 13 dicembre 2009), 1113 in assoluto in match ufficiali (quinto posto tra i giocatori di tutti i tempi come numero di partite disputate), 82 gare con la fascia di capitano al braccio in Champions League. Un totem del calcio, che si appresta a iniziare una nuova avventura da dirigente. Ieri Moratti ha dichiarato di vederlo bene come vice-presidente del club. Non sappiamo con certezza se e quando avverrà questo grande passo, ma una cosa possiamo dirla con tutta tranquillità: la gigantografia con la sua maglietta, che lo ha accompagnato durante le dovute celebrazioni di poche ore fa, recitava “Zanetti 4 ever“. Un gioco di parole semplice ma vero come non mai. E se non dovesse essere ritirata l’immensa e leggendaria numero 4, saremmo di fronte a un nuovo reato da inserire all’interno del codice penale.
Grazie di tutto, Javier: il tuo infinito cuore continuerà a essere utile alla causa nerazzurra.
Chapeau.