Casualità o scherzi del destino? Rispondere a questa domanda, oltre ad essere alquanto complicato, ci farebbe sconfinare in altri campi. Quel che è certo è che in Francia in queste ore sta tenendo banco la storia di Jordan Ayew, che ieri sera, con una doppietta - di pregevolissima fattura - e un assist nel clamoroso 5-3 con cui il Lorient si è imposto al Velodrome, ha affossato definitivamente il "suo" Olympique Marsiglia, consumando la vendetta perfetta.
Riavvolgiamo il nastro.
Quando il padre Abedi recapitò dalla bandierina quel pallone a Basile Boli, il piccolo Jordan aveva meno di 2 anni. Insufficienti per capire cosa era successo, ma buoni per crescere nel mito dell'OM, grazie ad un'eco propagatasi nel tempo. Di quella squadra che il 26 maggio del 1993 vinse la prima e unica Coppa dei Campioni della sua storia, superando di misura in finale il Milan di Capello, i 6/11 approdarono in Serie A - terra promessa autentica - entro i due anni successivi. Alen Boksic, Didier Deschamps, Marcel Desailly, Jocelyn Angloma, Franck Sauzée e appunto Abedi, Pelé per tutti ma Ayew all'anagrafe, protagonista per un biennio tra le file del Torino.
Dopo i quattro campionati e la Coppa dalle grandi orecchie, il mito dell'Olympique crollò per la squalifica europea (furono i rossoneri a giocare Intercontinentale e Supercoppa, uscendo sconfitti in entrambi i casi contro San Paolo e Parma) e per la retrocessione in Ligue 2; ineluttabili conseguenze dell'illecito sportivo che coinvolse in prima persona il patron Bernard Tapie.
Per Jordan il Marsiglia era sempre stata la squadra della città che gli diede i natali, l’11 settembre del 1991, che nel 2006 lo accolse nel suo settore giovanile (l’anno prima era toccato al fratello André) dopo gli inizi tra le file dell’AS Lyon-Duchère e che poi lo fece debuttare nella massima serie, il 16 dicembre del 2009, proprio in occasione di un match contro il Lorient. Fu un Fernando Morientes a fine carriera a cedergli il posto, al 18’ della ripresa, e il nostro personaggio del giorno impiegò appena 5 minuti per mettere a segno il primo gol tra i professionisti. Un sogno: esordio da predestinato e relativi titoloni.
Peccato che poi dal punto di vista realizzativo le cose presero un’altra piega, come testimonia il ruolino finale che parla di 22 reti in 147 partite complessivamente disputate, nelle varie competizioni, con la maglia dei Les Olympiens. Pochini per un centravanti, agile (182cm per 80 kg) e che ama svariare lungo tutto il fronte offensivo. E così la società presieduta da Vincent Labrune nel gennaio del 2014 lo scaricò, ringraziandolo per il contributo apportato alla conquista di 1 campionato e 2 Supercoppe di Lega. Sei mesi in prestito al Sochaux, con 5 reti all’attivo, prima della cessione a titolo definitivo dello scorso 28 luglio, quando il Lorient ne ufficializzò l’acquisto contestualmente alla sottoscrizione di un quadriennale.
E ieri sera, come detto, Ayew junior si è riscattato, esultando per ben due volte al cospetto degli attoniti tifosi del Velodrome, che dopo il triplice fischio han dovuto riporre nel cassetto bandiere e residue velleità: la quarta sconfitta consecutiva mette a serio rischio anche la qualificazione al preliminare di Champions (Monaco e St.Etienne possono scappar via) e, nella più nefasta delle ipotesi, persino la partecipazione all’Europa League (Bordeaux e Montpellier incombono). Un che di incredibile, considerato che per metà stagione gli uomini di Bielsa erano stati in testa alla classifica, con svariati punti di vantaggio su Psg e Lione.
Il giocattolo però si è rotto sul più bello e alla luce degli imminenti addii, a parametro zero, di Gignac e del più patinato degli Ayew, l’André che fa gola a mezza Europa, l’esplosione di Jordan (11 gol e 7 assist sin qui nella corrente Ligue 1) sta già generando tantissimi rimpianti in Provenza. Strategie di mercato scellerate: il nazionale ghanese (26 apparizioni e 6 reti con le Black Stars) all’OM che verrà sarebbe servito come il pane.
Foto: uefa.com