Julio Cesar: “Ho rubato tanto a Marchegiani. La parata più complicata su Messi, Ronaldinho il più forte con cui ho giocato”
04.05.2020 | 23:36
Julio Cesar, ex portiere dell’Inter e del Flamengo, parla ai microfoni di Sky della sua esperienza in Italia iniziata con il Chievo Verona: “Ricordo il mio arrivo in Italia, non parlavo italiano e sebbene fossi conosciuto in Brasile, in Serie A ero uno sconosciuto. Però sono finito subito sulla copertina della Gazzetta dello Sport, questo lo ricordo bene. Marchegiani? Al Chievo mi disse che ero un introverso, ma non mi rivedo in questo aggettivo. Mi rivedevo tanto in lui, anche nel modo di parare e per caratteristiche”.
Gli hai rubato la capacità di parare i calci di rigore:
“Devo dire che nelle uscite era bravissimo, in allenamento ho imparato tanto da lui su questo fondamentale. Ma era bravo anche sui rigori, è vero”.
Qual è la parata a cui sei più legato nella tua carriera?
“Una parata importante è quella su Messi in semifinale di Champions League, tanti tifosi me la ricordano quando li incontro in Italia”.
Per due anni sei stato il portiere più forte di tutti.
“Non vedo uno sopra tutti, forse per caratteristiche uno è superiore all’altro ma per un portiere conta soprattutto essere regolare, essere costante. Ci sono tanti portieri nel mondo che hanno saputo essere più regolari ad alto livello, io non mi sono mai sentito il numero uno al mondo, anche se per due-tre anni ho fatto belle cose all’Inter”.
I portieri in attività che più ti piacciono?
“Alisson, Ederson, Oblak, Keylor Navar del PSG è molto sottovalutato. Buffon gioca poco ma non bisogna mai dimentircarselo. Donnarumma? Bravissimo, esordire a 16 anni non è mica facile. Non posso certo dimenticare Handanovic, è ad altissimi livelli da anni anche se avendo giocando poco in Champions non si parla tanto di lui fuori dall’Europa, lo vedo tra i migliori cinque al mondo comunque”.
Il gol più bello che hai subito invece?
“Quello di Totti, al mio primo anno. Mi ha fatto il cucchiaio, ancora mi prende in giro quando ci vediamo, non me lo aspettavo e non lo conoscevo ancora benissimo. Quando ho rincrociato la Roma poi non ho più fatto questo errore”.
Con la Roma anche il gol più brutto della tua carriera, un errore che fece andare in gol De Rossi. Come è successo?
“Ho sottovalutato il momento, la pericolosità dell’azione. In allenamento diciamo che le palle più facili sono quelle più difficili, in quel momento pensavo di avere già la palla in mano e invece mi è sfuggita. L’importante comunque è tornato subito in partita”.
Ti saresti mai aspettato che l’Inter non vincesse per così tanto tempo?
“Non me l’aspettavo, l’Inter aveva preso una strada vincente, in sette anni abbiamo vinto tanto e il gusto ormai lo avevamo preso, quindi era impossibile aspettarselo”.
Mancini ti ha lanciato nel grande calcio: da lui cosa hai imparato?
“Da mister Mancini prenderei l’abilità tattica, specie sul piano difensivo. Al momento parlo più con Mourinho che con Mancini, Materazzi ha creato il gruppo Whatsapp del Triplete, parliamo sempre e scherziamo tra di noi. Ma con mister Mancini mi vedo quando torno in Italia. Il mister ha creduto subito nel mio lavoro, quando finivano gli allenamenti mi allenava sui rigori e sui calci piazzati, lui e Mihajlovic”.
Il giocatore più forte con cui hai mai giocato?
“Dico Ronaldinho Gaucho, abbiamo la stessa età o quasi, andavamo insieme in nazionale giovanile e già era un fuoriclasse”.
La scena del rigore contro Ibrahimovic nel derby vinto 4-2:
“Me lo chiedono tutti, è un momento che viene riproposto spesso. Sono andato verso di lui e gli ho detto sottovoce: ‘ora tiri centrale e forte’, lui lo tira benissimo e mi dice ‘adesso vai dentro a raccogliere il pallone’. Però è un fuoriclasse, gli voglio bene”.
Fosse dipeso da te saresti rimasto fino a fine carriera all’Inter?
“Sicuramente sì, sono successe cose che non riuscivo a capire bene ma ho rispetto per la società, per quello che mi ha dato, ho accettato la loro scelta”.
Dove hai trovato la forza per porti in modo così elegante dopo il ko contro la Germania al Mondiale del 2014?
“E’ il momento più brutto del calcio mondiale, ma io ero il più vecchio della squadra, ero l’unica persona con lo stato d’animo giusto per parlare, era giusto metterci la faccia”.
Maicon è stato il giocatore più pittoresco con cui hai giocato?
“Tantissima personalità, nel gruppo tutti lo ammiravano per la sua personalità. In ritiro eravamo sempre in camera, il terzino destro più forte con cui ho giocato: giocare da terzino e fare la differenza non è facile”.
Foto: Flamengo sito ufficiale