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JUNINHO, VALIDA IPOTESI PER LA PANCHINA DEL LIONE

16.05.2014 | 10:30

Appena tre giorni fa il tecnico Remi Garde ha ufficializzato in conferenza stampa che a fine stagione lascerà il Lione, dopo tre stagioni ad alti livelli. “Dal 1 luglio non sarò più un dipendente del club, ma non mi vedrete presto su un’altra panchina. Ho bisogno di una pausa per motivi personali e per dedicarmi maggiormente alla mia famiglia”, queste le sue parole. Da quel momento è partito un appassionante toto-allenatore, per una delle panchine più ambite d’Europa. Gli autorevoli colleghi de L’Equipe 48 ore fa hanno svelato il ventaglio del possibili nomi per la nuova guida del club transalpino: Hervé Renard, Hubert Fournier, Raymond Domenech e l’ex Juninho Pernambucano, appena ritiratosi dal calcio giocato dopo l’ultima esperienza al Vasco de Gama. Quest’ultima candidatura, oltre a essere la più suggestiva, da ieri sera è anche quella più quotata. Lo ha confermato il diretto interessato, in un’intervista concessa a Radio Monte Carlo: “Il presidente mi ha chiamato dopo l’addio di Remi, mi ha detto che ero uno dei 3-4 candidati alla successione dell’allenatore. Onestamente è una possibilità che mi rende molto felice, non ho nessuna paura ad accettare questa sfida, anche se so di non avere esperienza per questo incarico. Per non non c’è una proposta ufficiale, ne abbiamo soltanto discusso. Era una chiamata che non mi aspettavo, ma penso che potrei farlo senza problemi. La prossima settimana riparleremo di quest’ipotesi, sono pronto per rispondere presente anche se la società non fosse nelle condizioni di fare grandi investimenti sul mercato“. Dichiarazioni che lasciano spazio a poche interpretazioni, una posizione netta e che lo pone di diritto in pole come nuovo mister del Gones
Juninho Pernambucano è passato alla storia di questo sport soprattutto per le sue leggendarie punizioni. Il talento carioca, nato a Recife il 30 gennaio del 1975, ha saputo incantare le platee di tutto il mondo, sia nelle competizioni nazionali sia in quelle internazionali. Caratteristica principe: più il punto di battuta era lontano dalla linea della porta avversaria, maggiori erano le probabilità di spedire la palla in fondo al sacco. Una traiettoria beffarda, che si alzava sopra la barriera e poi si abbassava con grande rapidità, sorprendendo il portiere, che spesse volte non aveva scampo. Dopo gli inizi nella squadra della sua città dal 1992 al 1994, ecco il passaggio al Vasco da Gama: 6 anni a livelli elevatissimi, con la conquista di due scudetti, 1 Coppa Mercosur e 1 Coppa Libertadores. Il grande salto di qualità è dietro l’angolo: nel 2001 il Lione lo mette sotto contratto. Un’esperienza a dir poco fruttuosa: 7 scudetti consecutvi, 1 Coppa di Francia, 6 Supercoppe di Francia, 95 reti. E infine loro, le splendide punizioni. Che in realtà erano delle vere e proprie pennellate: 44 con i transalpini, 4 in Nazionale, 18 con il Vasco da Gama e 9 con l’Al-Gharafa, nel biennio 2009-2011, prima del doppio ritorno nel club carioca intervallato dall’esperienza ai New York Red Bull. Il 30 gennaio 2014 la decisione di ritirarsi dal calcio giocato, ora la possibilità di allenare la squadra che l’ha consegnato alla storia come uno dei migliori calciatori di sempre. L’esperienza non c’è, ma la voglia è tanta: Juninho vuole convincere il presidente Aulas che, dopo le magie da giocatore, è pronto a fare il fenomeno anche in questo nuovo, appassionante e inevitabilmente oneroso compito di allenatore.