Juve, il problema mai sarà Fagioli. Ma l’anticalcio di Allegri
17.04.2023 | 00:05
Dobbiamo ripeterci: non abbiamo nulla nei riguardi di Massimiliano Allegri, della sua carriera, del suo invidiabile palmares con una bacheca ricca di trofei. Ma siamo rimasti al 2019 quando, come Spalletti, decise di prendersi due anni sabbatici ed è tornato… irriconoscibile. Noi abbiamo rispetto per chi lo difende a prescindere, sono i suoi amici che lo seguirebbero fino al patibolo: radiocronisti, ex calciatori della Juve diventati opinionisti, un direttore di giornale, il famoso plotoncino che gli direbbe “bravo” anche se le perdesse tutte. Noi, rispettiamo la loro amicizia, ma dobbiamo guardare i fatti e la pensiamo al contrario. Il problema della Juve, da luglio 2021, è Massimiliano Allegri. L’anticalcio in persona, almeno da quando è tornato a Torino bianconera: ci dispiace dirlo, ma è proprio così. La spiegazione di Max, dopo la sconfitta in casa del Sassuolo, è stata imbarazzante: nel primo tempo, ha dichiarato, che la Juve era ferma, non correva, non giocava, era statica. Ma guardate gran parte delle partite da quando è tornato: spesso così. Lo sprazzo del singolo, l’atteggiamento da “tutti in difesa e ripartiamo”, speculare e sfruttare gli assi che ha, almeno quelli e ci mancherebbe. Questo non è calcio, ma anti. Il problema è Vlahovic. Il problema è Chiesa. Il problema è Paredes. Il problema è Kean. Il problema è Di Maria. Il problema è chiunque. Stiamo parlando di gente che ha invocato e chiesto Allegri. Noi pensiamo che il più grande problema sia lui, l’allenatore, in modo inequivocabile. Al netto di club precostituiti che mai lo criticano, a notte fonda oppure all’alba. Sorvoliamo sulla vicenda Fagioli che mai avremmo sostituto dopo un errore, ma tanto l’allenatore piuttosto che tutelare i giovani bravi preferisce richiamarli in panchina dopo un errore. Bene, tutto regolare. Ma la barzelletta dell’anno è stata quella dei 54 o 59 punti che avrebbe in classifica con i famosi 15 conquistati sul campo. Ah, se la proprietà potesse parlare quanto sarebbe contenta di una stagione così? Certo, ne avrebbe 59 ma quale allenatore non ne farebbe 59 con quell’organico costato una tombola, voluto da Allegri, e figlio di almeno due ricapitalizzazioni? La morale è: Juve fuori dalla Champions all’interno di un’umiliante fase a gironi (sei partite, cinque sconfitte), proprio nella stagione che ha visto tre italiane arrivare almeno ai quarti e forse due in semifinale. Fuori dalla lotta scudetto in autunno inoltrato e per il secondo anno di fila. Se vincesse l’Europa League, aggiungerebbe una manciata di zucchero dentro un oceano di incompiute. E siamo sinceri, tanto i suoi “amici” gli porteranno eternamente il velo: la Juve ha bisogno di una squadra che giochi, SEMPRE, da Juve. Dimenticando, per SEMPRE, l’anticalcio degli ultimi due anni scarsi.
Foto: twitter Juve