Dici Kenedy e pensi agli Stati Uniti anche se ti accorgi che manca una “n”, Robert Kenedy Nunes do Nascimento lo sa bene: da sempre gli chiedono il perché della parte di nome con il quale è conosciuto. Invece no, la celebre e sfortunata dinastia americana non c’entra, trattasi di un tributo a un ex calciatore del Santos attivo qualche decennio fa.
La nostra rubrica quotidiana ci porta in Brasile, alla scoperta di una delle stelle del Fluminense finita nel mirino di club italiani e non solo: per Gerson, di 15 mesi più giovane, c’è già bagarre ma in patria deve ancora fare il salto, Kenedy invece gravita già stabilmente in prima squadra a dispetto dei 19 anni appena compiuti.
Nato a Santa Rita do Sapucaí, nello stato di Minas Geiras, l’8 febbraio del 1996, il nostro personaggio del giorno entra nel vivaio Flu nel 2009 e percorre la trafila delle giovanili fino all’esordio tra i grandi regalatogli da Abel Braga il 28 luglio del 2013, in occasione della sfortunata trasferta di Porto Alegre contro il Gremio. Successivamente anche l’ex ct verdeoro Luxemburgo e Cristovão Borges lo hanno chiamato spesso in causa - quasi sempre da subentrato - ma lo score di 29 presenze, 2 reti e 5 assist nel Brasileirão, considerata l’età, è già di tutto rispetto.
Il carattere di certo non gli manca. Basti pensare che lo scorso 7 settembre, dopo aver realizzato (11 minuti dopo il suo ingresso in campo) il gol del pareggio contro i campioni del Cruzeiro, si è permesso di zittire la torcida, rea di avergli rivolto critiche ingenerose, con tanto di indice sulle labbra. Evidentemente non solo in Italia i talentini subiscono pressioni inopinate.
Ad attirare gli scout internazionali, però, sono state le prestazioni con le rappresentative juniores della Seleção. Nel 2013 aveva incantato al Sub-17, andando a segno ben 6 volte, circa un mese fa si è ripetuto al Sudamericano Under 20 poi vinto dall’Argentina di Simeone junior. La prodezza balistica con la quale ha castigato il Venezuela, taglio da destra e bordata di sinistro sotto la traversa, ha fatto ben presto il giro del mondo, suffragando la tesi di chi, con la dovuta cautela, lo paragona a campioni del calibro di Gareth Bale e Arjen Robben.
Mancino naturale, ben strutturato fisicamente (181 cm per 77 kg), Kenedy ama partire largo sulla fascia per poi accentrarsi. All’occorrenza può fungere anche da prima punta, ma rende al meglio in un tridente puro o da esterno alto nel 4-2-3-1. Naturalmente deve ancora affinarsi, migliorare soprattutto in fase di copertura perché nel calcio di oggi è necessario, ma le sue accelerazioni, abbinate al bagaglio tecnico tipico dei funamboli carioca innamorati del pallone, sono già esplosive.
Al Fluminense è legato da un contratto valido fino al 31 dicembre del 2018, il blasonato club di Rio de Janeiro detiene il 60% del cartellino, il resto appartiene direttamente al giocatore, che ha memorizzato il forte interesse dell’Inter, di cui vi abbiamo parlato in esclusiva nei giorni scorsi, e sogna come tutti i suoi connazionali di consacrarsi in Europa. Anche il Milan lo aveva seguito, ma lo staff coordinato dal ds Piero Ausilio ha mosso finora i passi più importanti, tenendo presente che occorre anticipare una concorrenza che si preannuncia agguerrita. Ieri in Inghilterra lo hanno accostato al Manchester United, ricordando come i Red Devils possano vantare una corsia preferenziale con il Tricolor dopo le acquisizioni dei gemelli Rafael e Fabio Da Silva, risalenti al 2008. Allo stato attuale per chiudere l’operazione servono sette-otto milioni più bonus, ma quando entrano in scena simili corazzate la quotazione può lievitare molto in fretta. La società nerazzurra ultimamente ha dimostrato ottimo fiuto in materia di giovani, il trionfo di ieri nel Torneo di Viareggio ne costituisce la riprova, ma per Kenedy è diverso, il brasiliano è già pronto per misurarsi ad alti livelli.