Khedira: “Per vincere le partite serviva Ronaldo. Ma il più speciale era Ozil, un genio assoluto”
10.12.2024 | 10:03
Sente la mancanza del calcio?: “Se devo essere onesto, no, non mi manca. È molto semplice da spiegare: amo il calcio, ma non mi manca giocare. Amavo giocare a calcio al massimo livello, dare il cento per cento, ma quando non puoi più farlo ti senti male. Ed è proprio quello che mi succedeva. Ho subito molte operazioni, le ginocchia non erano più a posto e questo mi rendeva triste, perché non ero più al massimo. È stato questo a farmi dire: ‘Devo smettere’. Bisogna essere onesti, prima di tutto con sé stessi. Se vuoi dare il cento per cento e non ci riesci più, è il momento di fermarsi. Anche per rispetto dei tifosi. E il mio corpo non ce la faceva più. Amo lo sport e ora gioco a tennis, a padel, vado a correre… Non sono il migliore in questi sport, ma mi aiutano a stare bene.”
Quando parla della sua carriera, afferma di aver giocato le partite più belle della storia?: “Sì, sono d’accordo. Quei Real Madrid-Barça sono stati i migliori della storia. Lo dico io, ovviamente, che ero in campo. Ma lo dicono anche molti tifosi. Era Mourinho contro Guardiola, Cristiano contro Messi, la capitale contro la Catalogna… Partite di una intensità incredibile, giocate a un livello altissimo. Erano gare emozionanti, con un livello di calcio straordinario. E quello che abbiamo fatto è stato davvero notevole, perché quando iniziammo, nel 2010, il Barcellona era superiore e in uno o due anni eliminammo quel divario. Il Barça era più tecnico, sì, ma noi avevamo mentalità e disciplina tattica… Eravamo guerrieri in campo e ogni partita sembrava una lotta tra gladiatori nell’arena di Roma. E con qualità, con giocatori come Xabi Alonso, Özil, Cristiano Ronaldo… Sono stati tre anni molto speciali, e tanti tifosi vorrebbero riviverli. Persino in Germania me lo dicono”.
Su Messi: “La nostra ossessione era Messi, come fermare Messi.”.
Chi era il leader in quelle partite?: “Casillas era il capitano, ma il leader era Sergio Ramos, perché aveva dentro quella passione spagnola e il DNA del Real Madrid. Ma attenzione, c’era anche Cristiano Ronaldo, che era sempre pronto per quelle partite e sapeva caricare tutti. Ti prendeva da parte e iniziava a motivarti: ‘Dai Sami, sii aggressivo. Mesut, tira fuori la tua magia. Di María, prendi la palla e punta l’uomo…’ Preparava tutti mentalmente per quelle gare, era un motivatore incredibile. E poi c’era Mourinho, un genio nella preparazione di quelle sfide. Come le organizzava! E ovviamente, l’ossessione, il grande problema, era fermare Messi. Ma era l’ossessione di tutti, non solo di Mou. Tutto questo creava un’atmosfera incredibile prima delle partite. Sapevamo che dovevamo dare più del 100%. E c’erano altri giocatori, come Arbeloa, che sapevano tenere alta la tensione”.
Chi era il giocatore più speciale in quello spogliatoio?: “Per vincere le partite, l’uomo era Cristiano, perché non sbagliava mai. Era sempre lì. Avevamo bisogno di un gol? La palla andava a Cristiano. Ma il giocatore più speciale, per me, era Mesut Özil. E lo spiego con il giorno della sua partenza. Quando Mesut se ne andò, tutti noi ci chiedevamo: ‘Ma perché lo vendete?’. Lo dicevamo tutti, eh? Benzema, Cristiano, Ramos… Özil era un genio assoluto, un vero mago. Io giocavo dietro di lui, e anche se gli davi un passaggio sbagliato, controllava il pallone con una facilità incredibile. Non ho mai visto un giocatore con quella classe e quella qualità, davvero”.
Cosa ne pensa del Real Madrid in questa stagione?: “Dire che al Real Madrid manca Kroos è un’analisi troppo semplicistica. Toni aveva già annunciato a maggio che se ne sarebbe andato, quindi c’era tempo per prepararsi. Quest’estate ho parlato con Karanka, Moyes e altri tecnici del Real, e tutti concordavamo su una cosa: la partenza di Kroos non si risolve con Mbappé. Tutti sapevano che sarebbe stato necessario cambiare stile, perché non puoi semplicemente sostituire Kroos con un altro giocatore: Toni è unico ed era speciale per il Real Madrid. Questa era la sfida di Ancelotti: cambiare stile! Doveva adattarsi ai giocatori e metterli nella posizione migliore possibile. Già nel primo giorno di Champions contro lo Stoccarda si è visto che non sapevano cosa fare con il pallone o come difendere. Nel Clásico, il primo tempo non è stato male, ma nel secondo si è perso tutto l’equilibrio della squadra. C’è bisogno di bilanciare il team, trovare le migliori posizioni per i giocatori. È troppo facile dire che Kroos non c’è più, ma è la realtà: Toni non c’è e bisogna fare qualcosa. Il Real Madrid ha tanti centrocampisti, molti giovani e talentuosi. Le opzioni non mancano, ma bisogna cercare le migliori connessioni tra i giocatori”.
Come madridista, quanto la preoccupa Mbappé?: “Mbappé è uno dei cinque migliori giocatori al mondo, ma il calcio non si riduce a comprare i migliori e metterli in campo. Bisogna integrarli bene nella squadra. Il primo problema da risolvere è dove far giocare Mbappé, perché è arrivato in una squadra dove il suo ruolo è già occupato da un top player come Vinicius. C’è poi un’altra questione: il PSG non è il Real Madrid. Il Madrid è il marchio calcistico più grande al mondo, le aspettative sono completamente diverse. Vai in Asia, in Africa, negli Stati Uniti… Di cosa ti parlano? Del Real Madrid. Da Mbappé ci si aspettano 50 gol a stagione, questa è la realtà. E non è facile, perché deve adattarsi alla Liga, alla Spagna, e non ha fatto la preparazione estiva. Anche i grandi campioni devono ambientarsi. Non lo conosco personalmente, ma penso che abbia bisogno di connettersi con la squadra, ed è compito dello staff tecnico aiutarlo a rendere al massimo, schierandolo nella posizione in cui può dare il meglio. I risultati e la dinamica del team non gli stanno facilitando il compito, ma se devo scommettere, credo che Mbappé avrà successo. Guardate Modric: all’inizio nessuno pensava che sarebbe diventato una leggenda”.
Foto: twitter khedira