KOLBEINN SIGTHORSSON, IL COLOSSO DI REYKJAVIK DIVENTA L’UOMO-BREXIT
28.06.2016 | 10:00
Reykjavik e Nizza distano tra loro circa 4 mila chilometri. Tanti, forse troppi per pensare che possano avere punti di contatto nel calcio come nei libri di storia, di economia e quant’altro. Eppure, da ieri sera, c’è chi è riuscito ad abbattere ogni distanza geografica, rendendo eterno un accostamento che suona quasi come un ossimoro. Quel qualcuno si chiama Kolbeinn Sigthórsson. Che nella Capitale islandese ci è nato il 14 marzo di 16 anni fa e che proprio lì, a 4 mila chilometri di distanza, da qualche ora si è preso un posto nella leggenda del suo Paese, dove mai prima d’ora era stato assaporato il dolce traguardo di un quarto di finale europeo. Vista la vittima eccellente, l’Inghilterra del dimissionario Hodgson, si potrebbe ironizzare sulla doppia pronuncia della città di Nizza, teatro di una delle disfatte più clamorose nella storia del calcio britannico: “Nice” in francese, che letto in inglese rimanda a qualcosa di bello, piacevole, simpatico. Praticamente, tutto il contrario del sentimento che è oggi – e chissà per quanto tempo – il leitmotiv in UK. A proposito di Gran Bretagna: l’ormai celeberrima “Brexit” ha avuto e avrà ripercussioni non di poco conto anche sul mondo del calcio, specie per la Premier. Ma anche conseguenze goliardicamente sopraffini. Ecco perché sui social il nostro Sigthórsson è diventato per tutti “l’Uomo-Brexit”, giustiziere di un popolo che adesso è lontano anni luce da qualsiasi accezione possibile del termine “Europa”.
E’ rimasto a secco durante tutta la fase a gironi della competizione. Poi ha capito che era giunto il momento ideale per far sentire la propria presenza dentro e fuori l’area di rigore. Specie se hai di fronte due centrali tutt’altro che irreprensibili come Smalling e Cahill. E infatti la severa punizione non si è fatta attendere troppo. Gli sono bastati appena 18 minuti: passaggio di Bodvarsson, controllo di palla, dribbling nello stretto e destro potente quanto basta per castigare un Joe Hart non del tutto esente da colpe. La rete del sorpasso è realtà. Ma manca ancora molto, esattamente altri 4/5 di incontro prima di poter esultare. A noi piace pensare che, dal momento del suo primo gol nella kermesse fino al fischio finale, davanti agli occhi del gigante Kolbeinn sia passata tutta la sua carriera. L’esordio di 10 anni prima tra i professionisti con il Kópavogur, la grande annata in Olanda con l’Az che gli vale la prestigiosa vetrina dell’Ajax, i 31 centri in quattro stagioni proprio con i Lancieri, condite dalla conquista di tre scudetti e una Supercoppa orange. Fisico possente, stacchi imperiosi, sponde intelligenti, senso del gol, sacrificio, tutti elementi messi al servizio anche della sua Nazionale. E del Nantes, che dodici mesi fa gli ha fatto firmare un contratto di cinque anni, sborsando 3 milioni di euro per regalargli l’occasione di imporsi in Ligue 1. Toh, riecco spuntare la Francia. Basta con i flashback, è il momento di premere il tasto “play” e tornare al presente. A questo momento immortale. All’Islanda di Euro 2016, squadra tosta, quadrata e fonte inesauribile di energie. Al Kolbeinn Sigthórsson di oggi, e a quello che verrà. Mangala e Koscielny sono avvisati.
Foto: Euro 2016 on Twitter