LA BANDANA DI PANTANI E QUELLA FRASE DI BUFFON: BRIGNOLI, QUANDO IL CALCIO INCONTRA L’EPICA
04.12.2017 | 09:25
“Nel buio della sala correvano voci incontrollate, pazzesche, si diceva che l’Italia stava vincendo 20-0 e che aveva segnato anche Zoff di testa su calcio d’angolo”, così il genio dell’indimenticabile Paolo Villaggio dipinse una delle innumerevoli scene celebri del suo fortunatissimo Fantozzi, nello specifico “Il secondo tragico”. Ebbene, Rino Gattuso avrebbe preferito di gran lunga assistere alle proiezioni della Corazzata Potëmkin, alle quali il professor Guidobaldo Maria Riccardelli costringeva i suoi impiegati (anche in barba alle partite della Nazionale, con allegata frittatona di cipolle e familiare di Peroni gelata) piuttosto che bagnare con la beffa più atroce il suo esordio da allenatore della prima squadra del Milan. La scena è ormai arcinota, ma vale comunque la pena fissarla nero su bianco un’ultima volta. Siamo all’ultima azione del lunch match della quindicesima giornata, nelle precedenti 14 il Benevento aveva rimediato soltanto sconfitte, polverizzando qualsiasi record negativo. Al 94’ i padroni di casa hanno un’ultima chance, una palla da scodellare su punizione, quasi all’altezza del vertice sinistro dell’area di rigore. Tutti in the box, sale anche il portiere Alberto Brignoli per la giocata della disperazione e proprio lui anticipa tutti di testa, la sua zuccata va a spegnersi nell’angolino alla sinistra dell’attonito collega Gigio Donnarumma, lo stadio “Vigorito” viene giù, le streghe riescono nell’impresa di cogliere finalmente, a quattro turni dalla fine del girone d’andata, il primo agognato punto della loro storia in Serie A. Una prodezza che l’eroe giallorosso ha commentato così: “Non posso dire che non ci credo, ma è talmente difficile fare un gol del genere, le possibilità di segnare per un portiere sono veramente molto basse. Se me l’ha detto De Zerbi di salire? Stavamo perdendo, non c’era più niente da perdere ed io ho sentito una voce dalla panchina, non so di chi, che mi diceva ‘sali’. È stato un tuffo più da portiere che da attaccante, ho semplicemente tolto le mani. Da vedere sono stato brutto, ma il gol è stato bello. Una sensazione incredibile: su qualsiasi social o qualsiasi cosa guardassi c’ero sempre e solo io. Avevo gli occhi chiusi perché la palla in testa mi dà fastidio. Sono andato in area a saltare e ho chiuso gli occhi, perché la palla in testa mi dà fastidio. Dopo tanti mesi di sacrifici, noi che ne abbiamo perse tante così, meritavamo questa gioia inaspettata. Questo è un pareggio di tutti. Dichiarazioni alle quali fanno da contraltare quelle di Ringhio, costretto suo malgrado a presentarsi davanti alle telecamere, per il cerimoniale del dopo partita, con una faccia che era tutto in programma, sintetizzata in quel (“meglio subire una coltellata che un gol così”.
Ripercorrendo adesso la carriera del nostro personaggio del giorno, Alberto nasce a Trescore Balneario il 19 agosto del 1991 ma inizialmente pensa più che altro al ciclismo nel nome di Pantani, prima di conoscere Buffon il suo unico idolo: “a quell’età credevo agli eroi. Lo vedevo alla televisione e correvo in bici: avevo tutti gli oggetti come i suoi, bandana compresa”. Poi il tragico declino del Pirata lo spinge verso il calcio, ma non entra nel vivaio di squadre blasonate, anche perché non ancora supportato da un fisico adeguato: gli anni della formazione li trascorre con i dilettanti del Sarnico, affidato al papà Pierangelo preparatore dei portieri (ed ex numero 1). Quindi un anno alla Grumellese, poi al Montichiari (con promozione tra i professionisti) e da lì al Lumezzane. “ Ho fatto tanta gavetta, la mia convinzione nasce dal lavoro. Ci ho dovuto mettere del mio per arrivare in A. Donnarumma ha esordito a 17 anni, io a quella età giocavo in Promozione”. Nel 2012 Brignoli attira le attenzioni della Ternana, che lo mette sotto contratto nel 2012, inizialmente in comproprietà. Dal 2 febbraio del 2015 il cartellino di Alberto appartiene alla Juve: Madama lo prende dalla Ternana per 250mila euro (più l’altra metà del difensore Masi) e lo lascia in prestito in Umbria fino all’estate successiva per fargli completare la terza stagione da titolare in B. Poi il girovagare tra Sampdoria (1 presenza), Leganes (2 apparizioni) e Perugia, dove rubò subito il posto al più esperto Rosati. Adesso, il Benevento, poi ci sarà tempo per pensare al futuro: “Lavoro per tornare alla Juve, so che sarà difficilissimo ma mi devo porre un obiettivo. L’ambiente è bellissimo, ti permette di crescere, in mezzo ai campioni devi essere una spugna. Io ho avuto poco tempo ma ho cercato di apprendere tantissimo. La cosa che mi ha colpito di Buffon è che alla sua età la domenica mattina mi diceva: ‘Domattina facciamo forza in palestra, vieni’. Che frase, era luglio. Lui era lì a lavorare, pure se gli altri avevano la mezza giornata libera. Ho interpretato in maniera intensa le sue lacrime in Nazionale. Se vuole andare avanti dieci anni gli faccio da secondo o terzo”. Intanto ieri il destino, nella settimana in cui il torinista Milinkovic-Savic aveva preso la traversa su punizione contro il Carpi, ha voluto che fosse lui ad entrare nella storia: quinto portiere a segnare in A dopo Sentimenti IV, Rigamonti, Rampulla e Taibi, soltanto questi ultimi due però erano andati in gol su azione. Quando un guardiano dei pali indossa i panni del bomber l’atmosfera acquisisce subito quel quid di epico, tanto è rara come cosa alle nostre latitudini (non succedeva da 16 anni). In questo caso il discorso vale a maggior ragione dato che la favola di Brignoli va ad incastonarsi nella storia del Benevento, tragicomica fino al primissimo pomeriggio di ieri, nella speranza – dei sanniti – che il fato abbia voluto dare il là ad un’impronosticabile risalita nel modo più clamoroso.
Foto: Twitter Benevento