“Volevo mettere la foto con la fascia perché è stata una cosa inaspettata e bellissima per me...e ringrazio infinitamente Stefan e anche tutti i miei compagni per l'opportunità!! Ma ho messo questa foto per far capire e vedere a tutti che tipo di gruppo siamo e quanto siamo uniti, nelle difficoltà e nei bei momenti...questa è la nostra SQUADRA!”.
In questo post, diffuso su Facebook e Instagram, c’è la sintesi del momento magico vissuto da Danilo Cataldi: non solo la gioia di un ragazzo che in un lampo (49 giorni appena) ha concretizzato un sogno, ma anche la maturità di chi a dispetto della tenera età ha già la personalità giusta - riconosciutagli dallo spogliatoio - per anteporre l’esaltazione del gruppo (immortalato nell’istantanea che troverete in calce nella sezione foto gallery) alla propria apoteosi. Questione di dna, da capitano.
Apoteosi sì, perché per un giovane che fino a meno di due mesi fa non aveva neanche debuttato in serie A ritrovarsi a chiudere con la fascia al braccio, cedutagli da Radu dopo la sostituzione di Mauri, il match più esaltante dell’annata biancoceleste, chiusosi col roboante 4-0 all’altrettanto lanciatissima Fiorentina, non può che essere stato il massimo della vita. Fino ad ora, s’intende, perché nessuno oggi oserebbe ipotizzare per Danilo una carriera avara di soddisfazioni.
In tanti lo hanno scoperto adesso, dopo le sei partite da titolare fattegli disputare da Stefano Pioli successivamente al primo assaggio concessogli il 18 gennaio con il Napoli. Veloce inciso: l’allenatore è stato bravo ad aspettarlo dopo il doppio infortunio muscolare occorsogli nella prima parte di stagione, respingendo qualsiasi sirena manifestatasi a gennaio, Empoli in testa.
Noi invece seguivamo Cataldi dall’estate del 2013, quando su questo sito vi raccontammo del serrato corteggiamento del Crotone: malgrado i tentennamenti dell’allora tecnico Petkovic che volle testarlo in ritiro, i calabresi convinsero Lotito a tener fede alla parola data. Il presidente del club capitolino sapeva bene che la pregiata oreficeria pitagorica (i nomi di Florenzi, Bernardeschi e Crisetig vi dicono qualcosa?) gli avrebbe restituito un calciatore pronto per la prima squadra. E così è stato: dopo aver accumulato 35 presenze, con 4 reti e 2 assist all’attivo, nella serie cadetta, l’ex gioiello della Primavera di Bollini (autore dei due gol scudetto in finale contro l'Atalanta) è tornato alla casa madre, laddove si è formato come giocatore.
Nato a Roma il 6 agosto del 1994, il nostro personaggio del giorno si accosta al mondo del calcio sgambettando con la casacca dell’Ottavia per poi entrare, all’età di 12 anni, nel vivaio degli aquilotti dove percorre tutta la trafila fino al trionfo del 9 giugno 2013 ricordato poc’anzi, laureandosi anche miglior elemento della “Final Eight”. Il discorso sostanzialmente vale anche a livello di Nazionale: sin qui Danilo ha indossato quasi tutte le maglie delle juniores azzurre, dall’Under 18 all’Under 21, con cui ha esordito il 5 marzo del 2014 nella vittoriosa trasferta in Irlanda del Nord, sfida valida per le qualificazioni europee. E la presenza di Antonio Conte sugli spalti dell’Olimpico, in occasione della semifinale d’andata di Coppa Italia contro il Napoli, non è certo passata inosservata.
Cataldi è un centrocampista universale, in grado di disimpegnarsi sia da mezzala che da centrale con compiti di impostazione, ma attualmente viene impiegato nel reparto a tre completato da Biglia e Parolo. I riflettori sono già accesi, ma lui continua a vivere con la famiglia alle porte della Capitale, a Tomba di Nerone. Semplice e concreto, con la Lazio nel cuore e un futuro radioso tutto da scrivere, verosimilmente con i galloni da capitano indosso.
Foto: Facebook official Danilo Cataldi