La nuova alba facciamola cinese. Magari senza un minimo scrupolo perché è già molto triste così. Lo scrupolo dovrebbe essere massimo e non minimo: nell'era del business vince sempre chi ha più soldi, non importa la provenienza o il colore. Conta che siano tanti, tantissimi. E puliti. Ma per noi conta un'altra cosa: triste, molto triste, che i due più importanti club di Milano - la Capitale del calcio fino a qualche tempo fa - si siano ridotti a questo forzatissimo e inevitabile passaggio di consegne. Stiamo parlando di Inter e Milan, non di due club di estrema periferia e fuori dalla mappa del calcio che conta. Oggi è così, più che altro una sentenza. Moratti e Thohir hanno scelto, hanno deciso. Berlusconi no, riflette. Continua a pensare e a ripensare, in attesa di una fumata definitiva. Oggi mercoledì 8 giugno: certe cose, una volta, venivano fatte a marzo. Perché poi ci chiedono del mercato, eventuali e varie con una situazione - quella societaria - ancora tutta da chiarire. Diciamo la verità senza troppi giri: se vent'anni fa ci avessero detto che l'Inter sarebbe finita in mani cinesi e il Milan quasi, ci saremmo fatti un quarto d'ora (al giorno) di risate a crepapelle. Avremmo pensato, vent'anni fa ma anche dieci, alla Milano che conta, alla Milano ricca e industriale che avrebbe garantito una famiglia alla Moratti e alla Berlusconi in grado di non mandare a quel paese una tradizione consolidata e collaudata. I cinesi nel calcio? Nessun problema, nessuna prevenzione, ma nessuno tocchi la tradizione. Dentro il panettone ci sarebbero stati sempre un Berlusconi o un Moratti, nessuno avrebbe potuto lontanamente immaginare l'esatto contrario. Poi ti dicono che Moratti è stanco, che cede a Thohir, che darà consigli (e se Mazzarri si comporta da maleducato, ben venga un bel salasso con Mancini) e che eventualmente tornerà in un secondo momento. No, non torna, non ci sono margini. Il presente e il futuro si chiamano Zhang Jindong, per il 68,55% del club, in attesa che molto presto anche il resto finisca nelle facoltose mani di Suning. Certo, Thohir farà il presidente ma non è questo il punto. Il punto è che far respirare le casse non significa programmare all'improvviso un mercato stellare, ma prepararsi a programmarlo questo sì. Rispettando i paletti del far-play finanziario, quelli nessuno li ha fatti saltare per aria, e magari anche le richieste di Mancini sulla strada che porta a Yaya Touré. La nuova alba cinese all'interno del calcio italiano per ora è soltanto il cinquanta per cento. Suning padrona in casa Inter. Aspettando l'altro cinquanta, con le riflessioni di Berlusconi che durano da una vita e che non possono andare avanti per un'altra vita ancora. Milano cambia pelle e nessuno dica che dobbiamo essere per forza felici.