La “regressione” di Sarri e una pagella surreale
Quando si giudica con scarso equilibrio, è la cosa peggiore che ci sia. Leggiamo la pagella di
Maurizio Sarri dopo
Inter-Lazio a firma
Sebastiano Vernazza sulla
“Gazzetta dello Sport” e capiamo bene la differenza tra il reale e il surreale.
“Scordatevi il passato, la grande bellezza del suo Napoli”: anche un bambino di 5 anni sa che non ci possono essere legami con il passato per duemila motivi già spiegati. Ma siccome bisogna scaraventare veleno calcistico,
Vernazza va oltre:
“Oggi il calcio di Sarri si fonda sull’organizzazione difensiva e sulla ricerca del contropiede perfetto, alto e lungo che sia. Una riconversione che assomiglia a una regressione”. Il termine regressione era evidentemente in canna, se non fosse che bisognerebbe conoscere il calcio, la differenza di rose, i motivi che hanno portato a costruire un po’ per volta la
Lazio abituata per anni a giocare in modo diverso. Soltanto
Vernazza non si è reso conto del percorso fatto dalla Lazio in questa stagione, meglio che resti da solo. Quella pagella non può essere aderente al fatti perché ignora l’abc del calcio, è una nostra- liberissima - opinione. E per fortuna non ne avremo la necessità di leggerne un’altra, ci basta questa e prendiamo le distanze.
Vernazza è lo stesso che attaccò Sarri sul suo profilo Twitter un po’ di anni fa scrivendo
“qualcuno lo riporti sulla terra e gli spieghi che, se non vincerà qualcosa, al massimo sarà ricordato come il Napoli di Vinicio”. Bene, questo passaggio è stato superato dai fatti. Sulle pagelle meno superficiali e surreali, siamo ancora in grosso ritardo. E su altri allenatori ignorati, chissà perché, il piatto piange. Lì sarebbe bello, con la stessa libertà... Magari anche un dossier sul
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