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LADISLAV KREJCI, CORSA, GRINTA E FANTASIA AL SERVIZIO DI DONADONI

07.07.2016 | 11:20

Il calcio italiano è pronto ad accogliere un nuovo volto. Si tratta di Ladislav Krejčí, esterno sinistro classe 1992 che, nonostante i soli 24 anni compiuti due giorni fa, è già un’icona del calcio ceco. Un scelta precisa da parte del Bologna, maturata alla luce delle ottime prestazioni offerte dopo l’ultima stagione con lo Sparta Praga (se lo ricorderanno in particolare i tifosi della Lazio, nei fatali 180 minuti in cui i biancocelesti furono spazzati via dall’Europa League) e soprattutto agli ultimi Europei in Francia. Il tutto alla luce di una possibile partenza di Emanuele Giaccherini, che nella kermesse internazionale ha dimostrato di reggere ancora ritmi infernali e per il quale Fiorentina e Torino sono pronte a farsi avanti. Nel frattempo, lo scacchiere di Roberto Donadoni sarà presto rimpolpato con un elemento di tutto rispetto. Chi conosce Krejci sa che è uno di quei giocatori che, se in forma e inserito in un contesto in grado di esaltare le sue caratteristiche, può davvero fare male alle difese avversarie. Non c’è ancora il comunicato ufficiale, ma è una pura formalità. E la crescita esponenziale avuta nelle ultime due stagioni a Praga potrebbe essere l’indicatore di un concetto che i tifosi felsinei si augurano con tutto il cuore: la mancata necessità di un periodo di ambientamento nel nostro calcio.

 

A vedere la porzione di campo occupata dallo stesso Krejci, confrontata con quella del Giak nazionale, pare quasi di vedere due giocatori fotocopia. Con qualità simili: abilità sugli esterni, visione di gioco, enorme spirito di sacrificio. La differenza? Giaccherini è più abile nell’uno contro uno, sa rientrare sul destro (il suo piede preferito), puntare, saltare l’uomo e andare alla conclusione anche da fuori area piuttosto agevolmente. Krejci non è tecnicamente al livello del suo omologo, ma ha nel sangue i movimenti da incursore che tanto piacciono agli allenatori. Per intenderci, il classico giocatore da “inserimenti a fari spenti”, che tuttavia non disdegna la possibilità di crearsi in proprio l’occasione da gol. Mancino delizioso, ama scendere lungo la fascia sinistra per mettere cross al centro o cercare il dialogo con i compagni negli ultimi 20 metri, regalare assist preziosi e inserirsi sui calci piazzati sfruttando i suoi 179 centimetri di altezza (non tantissimi, ma coadiuvati da un’ottima capacità nello stacco aereo). Per questo può essere indifferentemente schierato come laterale in un centrocampo a 4 o come esterno alto in un tridente: il rendimento – potremmo giurarci – sarebbe pressoché identico. Il tutto, riassunto in numeri, dà una più chiara dimensione dell’elemento con cui abbiamo a che fare: in sei stagioni con lo Sparta ha collezionato 124 presenze, ben 24 reti e la rapida scalata – dopo aver completato tutta la trafila delle giovanili – verso la Nazionale “dei grandi” (con cui ha 4 centri all’attivo). In patria ha conquistato due scudetti, 1 Coppa nazionale e 2 Supercoppe, oltre a essere stato nominato “Talento ceco dell’anno” nel 2011, quando di anni ne aveva appena 19. Da allora è diventato un giocatore ancora più decisivo, che ragiona su ogni singola sortita offensiva ma che garantisce l’adeguata copertura anche in fase di ripiego. Insomma, il classico jolly che è meglio avere in rosa che contro. A Bologna se ne renderanno conto a stretto giro di posta.

 

Foto: isport.blesk.cz