Ultimo aggiornamento: venerdi' 22 november 2024 22:10

L’agente Prete denuncia: “Le squadre B in Serie C? Assurdo”

07.06.2018 | 22:35

All’avv. Gianni Prete, centinaia di calciatori gestiti ed assistiti nella sua più che ventennale attività di procuratore sportivo, profondo conoscitore della Serie C e delle sue problematiche, rivolgiamo alcune domande sulla situazione attuale della categoria.

Seconde squadre.
“Le seconde squadre in serie C sono davvero un’assurdità, l’ennesima innovazione per dare picconate ad una categoria che, negli ultimi anni, ha toccato livelli tecnici sempre più bassi a causa della limitazione degli over e della conseguente crescita a dismisura degli under in prestito dalle squadre di serie A. Inoltre, la storia delle fideiussioni assicurative pagate 2 volte, il caso Messina, la vicenda Vibonese, i gironi a 19 squadre e, poi, addirittura il B a 18 per l’esclusione del Modena, le vicissitudini di Vicenza ed Arezzo, le continue penalizzazioni, la sentenza ritardata contro il Santarcangelo non hanno certo contribuito a rendere un’immagine rasserenante e rassicurante.
In Spagna e ancor più in Olanda le seconde squadre hanno motivo di esistere in terza serie perché, a parte qualche rara eccezione (Maiorca, Marbella), non vi sono grossi centri relegati in quelle categorie e, soprattutto, non esistono città che abbiano la storia e la tradizione che, al contrario, possono vantare le città che sono state in Lega Pro o in serie C, per esempio, negli ultimi 2 anni (Catania, Lecce, Padova, Spal, Cosenza, Catanzaro, Triestina, Reggina, Alessandria, Siena, Livorno, ecc.). Senza parlare, poi, del campanilismo, che è un fenomeno, un sentimento, tipicamente italiano, che verrebbe davvero svilito dalla presenza di queste seconde squadre. Visto che siamo bravi ad emulare (spesso le cose negative…), perché, piuttosto che Spagna ed Olanda, non continuiamo a copiare l’Inghilterra, dove le squadre B hanno campionati a parte e giocano il lunedì?
Ma in Italia vi sono anche i politici, i commissari, i vice commissari, i presidenti di leghe ed associazioni che, appunto in nome della politica, ed in barba anche alle norme ed agli statuti, piuttosto che risolvere i problemi gravissimi che assillano il calcio italiano a tutti i livelli e, in particolare, in serie C, decidono di imporre, da subito, le seconde squadre, senza neanche attendere, come previsto, l’anno successivo… L’unico che sembra aver davvero intenzione di opporsi a questa iniziativa fuori luogo e fuori tempo e fuori legge è il Presidente della Lega B, avv. Mauro Balata, e ci auguriamo riesca ad imporsi. E, invece, Tommasi, dopo aver consentito (anzi, collaborato…) che tantissimi calciatori di Lega Pro smettessero di giocare o andassero a farlo tra i dilettanti, a causa della barbara invasione degli under dalla serie A, continua ad appoggiare il Palazzo, tutelando soltanto i calciatori/le società della massima serie, intervenendo a “soccorrere” ed appoggiare i calciatori della terza serie, a chiudere la stalla, soltanto dopo che i buoi sono scappati (come a Modena…).
Forse non tutti sanno (o non lo dicono…) che qualche volta i contratti pluriennali a favore dei giovani calciatori di serie A sono anche frutto di errori di valutazione, di favori o cortesie a sponsor ed a dirigenti, di regali di genitori. Qualche volta sono figli di contratti di compravendita dove una società ha bisogno di acquistare (per non pagare tasse…) e qualche altra di vendere per aggiustare i conti. Ecco che l’oggetto di tali operazioni si vede pagato diverse centinaia di migliaia di euro e gratificato, senza che neanche lontanamente ci sperasse, con un bel contratto pluriennale; e, essendo l’operazione posta in bilancio, spesso non può essere ceduto gratuitamente e, allora, via ad un altro contratto pluriennale quando sta per scadere il primo.
In buona sostanza, quando si parla di calciatori che dalla serie A vengono prestati in C, spesso si deve far riferimento anche a ragazzi che potranno giocare al massimo in terza serie, se non più giù, e che la serie A non la vedranno mai. Ricordo di aver visto l’anno scorso un calciatore del Modena legato ad una squadra di serie A da 8 anni e che non poteva neanche stare su una panchina in C! Infatti, nella stagione 2017/18 ha giocato in serie D, ma per 7 lunghi anni ha tolto posto e contratto a un calciatore di Lega Pro… Non si venga a parlare di calciatori che devono fare esperienza e maturare nelle serie inferiori!
Un altro colpo mortale alla terza serie è stato ora inferto dal regolamento per il tesseramento dei giocatori professionisti per la stagione 2018/2019 imposto dalla F.I.G.C. (commissariata…), laddove, all’art. 15, a carico delle società della Lega Pro, che ‘qualora nel corso della stagione sportiva 2018/2019, il proprio costo dei compensi lordi, fissi e variabili, dei tesserati superi il massimale di euro 1.000.000,00 dovranno integrare la garanzia nella misura del 40% dell’eccedenza rispetto ad euro 1.000.000,00…’ esclusivamente attraverso fideiussione a prima richiesta. Non penso sia farina del sacco di Fabbricini e/o di Costacurta e Clarizia…
Questo cosa vuol dire? Che le squadre dovranno essere scarse, formate da calciatori che guadagnano poco (e alla stragrande maggioranza dei presidenti sta benissimo, perché ormai dispongono di budget molto ridotti), quindi, non buoni, oppure che le società che vorranno costruire un organico competitivo dovranno sobbarcarsi notevoli costi aggiuntivi per fideiussioni: bisogna punire la loro voglia di far bene: l’ambizione ed i buoni propositi hanno un costo, imposto dalla F.I.G.C. (commissariata…). Ma, come sempre, alla fine saranno i calciatori di categoria, over, a pagare le spese di cotanta decisione…
Il problema è che i veri introiti arrivano soltanto in serie A e nella massima serie vi è uno spreco enorme di denaro, sia per i costi esorbitanti per l’acquisto di calciatori, sia per le gestioni (allenatori con una decina di collaboratori, tanti osservatori che girano in tutto il mondo…). E cosa si fa? Si privilegia sempre questa categoria e si danneggiano sempre serie C e serie D.
Si vuol far rinascere il calcio italiano e non si capisce che la crescita può avvenire soprattutto dalle categorie inferiori, perché è in C ed in D che ci sono calciatori italiani. Ho avuto modo qualche settimana fa di assistere in TV alla gara in posticipo Palermo – Bari: su 22 titolari in campo, ve ne erano 16 stranieri!!! In serie B!!! Una vergogna assoluta. Alla faccia della rinascita del calcio italiano!”.

Rimedi
“Mi sono posto una domanda: se una società di serie A è disposta a spendere 1.2000.000,00 euro per iscrivere una seconda squadra al campionato di serie C, oltre ad almeno altri 1.500.000,00/2.000.000,00 di euro per la gestione di questo campionato (allenatori e collaboratori, campi da gioco, trasferte, alberghi, ristoranti, ecc.), soltanto per far giocare 20/25 ragazzi contrattizzati, avrebbe avuto problemi se qualcuno le avesse imposto di dare 2.000.000,00 di euro all’anno a fondo perduto a favore della serie C per dare in prestito e far giocare 30/35 ragazzi contrattizzati? E, invece, nessuno nelle stanze che contano si è neanche sognato di attingere risorse vere dalla serie A e i presidenti delle società di serie C si sono accontentati delle briciole, magari, di chiedere di avere in anticipo i soldi maturati per il minutaggio… Possibile che tra tanti imprenditori di successo, tra tanti proprietari di aziende non vi sia nessuno che tuteli i propri interessi e quelli della categoria? Possibile che debbano ora sobbarcarsi anche il costo di fideiussioni aggiuntive se soltanto vogliono costruire una squadra decente?
-Alle società di serie A più forti economicamente andrebbe imposto di versare annualmente la somma di € 2.000.000,00 a fondo perduto a favore della serie C, € 1.5000.000,00 a carico delle medie e € 1.000.000,00 a carico delle piccole. Soltanto a queste condizioni si dovrebbe dare la possibilità di prestare calciatori alla terza serie e in una misura massima per ogni squadra di serie C (5 o 6). Gli introiti andrebbero divisi tra tutte le società di serie C al 50% in parti uguali, al 30% per il minutaggio di calciatori under di proprietà ed al 20% per il minutaggio di calciatori under in prestito.
-Andrebbero aumentati almeno a 16 over i calciatori in lista per consentire uno spettacolo decoroso, ferma restando la possibilità, per chi voglia, di tesserarne meno. E i calciatori provenienti dalla serie D o dall’Eccellenza, anche se con età superiore a 21 anni, non dovrebbero essere inclusi nella lista, non dovrebbero essere considerati fuori età.
-Andrebbe ammessa la possibilità dell’addestramento tecnico e, di conseguenza, dell’applicazione della retribuzione lorda di € 10.434,00 per il calciatore proveniente dai campionati di Interregionale e di Eccellenza, indipendentemente dalla età, per rendere così le condizioni di tesseramento concorrenziali con quelle del calciatore proveniente dalla serie A e/o B il cui stipendio è coperto quasi sempre da queste ultime. Ciò consentirebbe alle società di serie C di risparmiare per stipendi e contributi ed ai calciatori dilettanti di giocarsi una chance tra i professionisti.
Sono soltanto alcuni rimedi per consentire alla serie C di avere una propria identità, di riemergere dagli abissi dove è stata fatta sprofondare e dove si vuole far scomparire (l’intento è palese.. ), e per tutelare effettivamente quelle categorie di calciatori di serie C e D massacrati da regolamenti e norme penalizzanti ed umilianti”.