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L’amore per Totti, il record di panchine e la corsa sotto la curva dell’Atalanta: Carlo Mazzone, un romantico maestro di calcio

19.08.2023 | 16:30

Il mondo del calcio piange la scomparsa di Carlo Mazzone, scomparso quest’oggi all’età di 86 anni. Un maestro di calcio romantico, in carriera ha guidato 12 squadre e stabilito il record di panchine nel massimo campionato italiano (ben 792 panchine, escludendo gli spareggi). Nato a Roma il 19 marzo 1937, Mazzone ebbe una discreta carriera da difensore: collezionò due presenze in Serie A in giallorosso prima di trascorrere ben nove stagioni all’Ascoli, di cui divenne capitano e bandiera. Un grave infortunio lo costrinse ad appendere gli scarpini al chiodo e diventa allenatore.

Mazzone in panchina attraversa ben quattro decenni: inizia proprio nell’Ascoli nel 1968/69 e chiude a Livorno, nel 2005/06. Trenototto anni in cui Carletto ha lasciato il segno nel mondo del calcio che gli è valso anche un posto nella Hall of Fame del calcio italiano. Tuttora, con le sue 792 panchine, è il tecnico con più presenze in Serie A.Il 24 novembre 1968 avviene l’esordio in panchina in sostituzione di Malavasi. Nel campionato 1969/70, Mazzone, nella penultima giornata di andata, sostituì fino al termine della stagione l’allenatore Eliani portando la squadra per la prima volta nella sua storia in testa al campionato, sfiorando la promozione. Ad Ascoli, Mazzone rimane fino al 1975 conquistando due promozioni in tre anni, e portando i bianconeri fino in Serie A. L’anno successivo passa alla Fiorentina dove rimane per tre anni. A Firenze vince nel 1975 la Coppa di Lega Italo-Inglese e ottiene uno straordinario terzo posto nel campionato 1976-1977.

Terminata l’avventura a Firenze, Carlo Mazzone accetta la proposta del neopromosso Catanzaro nel 1978, alla guida del club calabrese ottiene due salvezze in Serie A. Nel 1980, però, torna dove aveva cominciato la carriera: ad Ascoli. In bianconero rimane altre cinque stagioni, prima di passare a Bologna, Lecce,  Pescara e Cagliari, dove nella stagione 1992-93 l’allenatore romano qualifica il club sardo alla Coppa Uefa dopo 21 anni. L’incredibile qualificazione europea con il Cagliari vale la chiamata di quella che lui stesso ha sempre definito la sua squadra del cuore: la Roma.

Al di là dei risultati, Mazzone un’eredità più grande dei suoi tre anni: Francesco Totti. È proprio Sor Carletto, infatti, che prende sotto la sua ala protettrice un giovanissimo trequartista biondo, lanciandolo in prima squadra e dando il là a una carriera leggendaria. Tanti gli aneddoti che li legano: dal rifiuto dell’acquisto di Litmanen perché “tanto abbiamo il ragazzino, sono soldi buttati” al “’Regazzì, vatte a fà la doccia, che cò loro ce parlo io’”, rivolto a un diciottenne Totti alle prese con i giornalisti

Conclusa l’avventura a Roma, Mazzone torna a Cagliari nel 1996 sostituendo dopo sei giornate a Gregorio Pérez, ma non riuscì a salvare i sardi, battuti nello spareggio dal Piacenza. Nel 1997 prova l’esperienza al Napoli ma in Campania le cose non vanno bene: si dimette dopo quattro partite di campionato. Nel 1998 approda nuovamente al Bologna che aveva da poco ceduto Roberto Baggio ma con Beppe Signori a guidare l’attacco. In Emilia, Mazzone porta rossoblù alla vittoria dell’Intertoto e arriva fino alle semifinali di Coppa Uefa e di Coppa Italia. Nel 1999 Mazzone passa alla guida del Perugia. Poi la chiamata del Brescia.

“Perché non portiamo Baggio a Brescia?”. Da questa domanda semplicissima posta da Mazzone a Corioni nasce il legame tra Baggio, Mazzone e Brescia. Un binomio che portò il Brescia alla serie record di quattro salvezze consecutive e la qualificazione alla Coppa Uefa sfiorata nel 2001, quando il club lombardo fu sconfitto dal Paris Saint-Germain nella finale dell’Intertoto. “Gestire Roberto Baggio è stato una passeggiata. Era un amico che mi faceva vincere la domenica”, diceva. E proprio dal destro del Divin Codino parte la storica corsa di Mazzone verso la curva dei tifosi dell’Atalanta, dove il tecnico festeggiò il gol del 3-3 in un derby pareggiato in rimonta. Una delle scene più simboliche del calcio italiano.

Proprio al Mazzone, e alla contemporanea presenza di Baggio, si deve lo spostamento di Andrea Pirlo dalla trequarti alla mediana, un’intuizione che regalerà al calcio italiano uno dei più grandi play-maker della storia. Tra i grandi campioni allenati da Mazzone a Brescia c’è anche “Peppe” – così lo chiamava Sor Carletto -, un certo Pep Guardiola. Dopo essere tornato per la terza volta al Bologna 2003/04, l’anno seguente è chiamato dal Livorno. Il successivo 18 marzo, in occasione di Livorno-Juventus, eguaglia il record di 787 presenze in panchina in Serie A di Nereo Rocco, superandolo già nella giornata successiva e stabilendone uno nuovo a 792. È questa l’ultima stagione in panchina per Mazzone che a fine carriera, tra i professionisti, conterà 1.278 panchine ufficiali: record per il calcio italiano.

Foto: forzaitalianfootball.com