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L’AMULETO CASSANO

09.08.2015 | 17:34

Non ci crederete, in vita mia non ho mai parlato con Antonio Cassano. Neanche una volta. Neanche per sbaglio. Conosco da sempre il suo agente, Beppe Bozzo, l’avvocato della svolta in casa Cassano. Lo conosco da quando, una vita fa, mi consegnò una videocassetta. Fantantonio stava deliziando al torneo di Viareggio, era un ragazzino tutto piroette e veroniche, colpi di tacco e fantasie. L’avvocato mi disse: “Mettici un occhio, ho scoperto un fenomeno”. Quando, quella sera di Bari-Inter, si divorò Blanc e Panucci dopo un memorabile stop facendo esplodere il San Nicola, mi vennero in mente quelle parole. Ma non immaginavo che avrei realizzato tre scoop degni di rasoiate all’incrocio dei pali. Ecco perché Cassano ormai lo considero il mio “amuleto” di mercato.
 
Prima tappa, estate 2001. Per un motivo fortuito riuscii a vedere il contratto già siglato da Matarrese e Sensi, 55 miliardi delle vecchie lire più Gaetano D’Agostino al Bari. Con il cuore in gola telefonai a Italo Cucci, mio direttore dell’epoca, lavoravo al “Corriere dello Sport-Stadio”. Gli dissi: “Ho visto il contratto”. E Cucchi: “Di chi?”. “Di Cassano che va alla Roma”. “Sei sicuro?”. “L’ho visto”. “Andiamo”. Sparammo un titolo in prima pagina che era una sentenza, fino a due giorni prima per Cassano era in pole la Juve. Secondo qualcuno “nettamente favorita sulla Roma”. Il giorno dell’annuncio mi sentivo in cima all’Everest.
 
Seconda tappa, giugno 2013. Ero in diretta a Sportitalia, una di quelle sere torride dove le notizie si accavallano e speri che ne arrivi una capace di fare la differenza. Poche parole sul display del mio cellulare. “Fidati, Belfodil va all’Inter”. E io di rimando: “Operazione secca?”. La risposta: “Forse no”. Vengo assalito da un lampo, un mix tra l’istinto e la ragione. Scrissi l’sms più veloce della luce: “Ma non è che il Parma prende Cassano?”. Avevo avuto dei segnali nel pomeriggio, mi avevano pregato di non dirlo. Ma, una volta appurato Belfodil-Inter, mi buttai nella mischia sapendo che il rapporto tra Antonio e l’Inter era alla frutta. La risposta a quel messaggio: “Sì, probabile che entri Cassano nell’operazione, ma non dirlo altrimenti il rischio è che salti tutto”. Lo raccontai a modo mio, in diretta, senza forzare ma comunque segnalando la concreta possibilità. Trascorsero dei giorni, qualcuno voleva spingerlo verso il Genoa. Invece, andò al Parma. E fu la mia doppietta sulla ruota di Cassano.
 
Terza tappa, storia di questi giorni. Il famoso ritorno del figliol prodigo alla Samp. Un passaparola di due mesi fa, alti e bassi, speranze che salivano e scendevano, poi sempre più ottimismo, l’accordo raggiunto e il no di Walter Zenga. E l’ultima settimana, quella raccontata passo dopo passo: la decisione di Ferrero di provvedere al tesseramento, indipendentemente e con tutto il rispetto per l’Uomo Ragno scavalcato dalla voglia matta di restituire Fantantonio al popolo blucerchiato. 
 
Tris sulla ruota di Cassano, dal 2001 al 2015. E se non è il mio amuleto di mercato lui, di grazia – cari amici – chi dovrebbe esserlo?