LE COLPE DI SARRI. E LE OMISSIONI SU ANCELOTTI
Maurizio Sarri sta vivendo il momento più complicato e delicato della sua carriera. La sua
Juve non va, al netto di qualsiasi alibi legato al mercato fatto non su misura. Non ci sono alibi. La prestazione di Lione per 70 minuti almeno non è stata degna della tradizione del club, anche se gli avessero fatto il mercato al contrario (utilizziamo un paradosso) sarebbe stato lecito attendersi un altro profitto.
Sarri ha colpe indiscutibili, lui lo sa, e magari si fa male da solo con alcune dichiarazioni che alimentano il focolaio della polemiche. E che fanno scatenare chi non lo digerisce da quando è sulla panchina bianconera, per gusti diversi o per ataviche prevenzioni. Magari è lo stesso che, la scorsa estate, aveva bollato come
“è una sciocchezza, non scriverla” la semplice ipotesi di un trasferimento di
Sarri alla
Juve. Ovviamente siamo andati avanti per la nostra strada. Non esiste rapporto di stima o amicizia che possa nascondere l’evidenza dei fatti: schiena dritta e onestà intellettuale, gli amici veri apprezzano e non sono amici perché parli bene di loro in tv o andando on line. Per questo gli amici sono pochi, quelli veri, gli stessi che sanno accettare le critiche e che non
“tradisci” per uno scoop. Ma nello stesso tempo vorremmo dire due cose. La prima, banale: giusto che i conti vengano fatti alla fine della corsa quando i verdetti saranno chiari e inappellabili, ora è troppo presto. Magari tra 15 o 20 giorni non sarà troppo tardi, in un senso o nell’altro. La seconda cosa è meno banale ma piuttosto sentita. Chi giustamente (e sottolineiamo giustamente) organizza un processo a
Sarri convocando firme grandi e grandissime (magari le stesse che tre mesi fa si nascondevano dietro risultati diversi, evitando di criticare per non compromettersi) avrebbe dovuto fare la stessa cosa nei riguardi di
Carlo Ancelotti. Siccome se n’è guardato bene, è indifendibile. Non ci sono amici, non ci sono verdetti del tipo
“io non riesco a giudicarlo”. Se non riesci, fai un’altra cosa visto che ne hai tante da fare. E pensi solo tu di saperle fare bene tutte. Ma se conosci il rispetto solo quando ti conviene, allora sei il simbolo dell’incoerenza. Avremmo una decina di esempi da fare, ci tappiamo la bocca (almeno ora). Abbiamo sempre considerato, per quanto possa contare,
Ancelotti un sublime allenatore. Ma che nell’anno e mezzo di
Napoli ha avuto una sua visione molto opinabile, ricca di incompiute, per non certo modiche cifre di bonifico mensile. Parlava di scudetto a luglio, ha frantumato tutto. Pensavamo e continuiamo a pensare che, se il Napoli avesse deciso di interrompere il rapporto un mesetto prima di convocare
Gattuso, oggi sarebbe in piena corsa per il quarto posto. Ma Ancelotti non si tocca, anzi non si toccava, persino sotto le rovine e le macerie. Aveva detto, prima del Salisburgo,
“non andiamo in ritiro”. Poi lui c’è andato e la squadra no, da quel momento si è rotto tutto.
Ancelotti aveva chiesto e ottenuto Lozano a 49 milioni, glielo hanno dato. Con i risultati (anche tattici) che conosciamo. Incolpevole per chi nasconde la polvere sotto il tappeto, come se gli altri fossero stupidi e non riuscissero a capire. Sarebbe bastato che, lo ricordiamo a chi organizza i giusti processi a
Sarri e non vedeva l’ora, avesse fatto la stessa cosa con Ancelotti per rendersi credibile almeno un po’. Convocando le grandi firme in circolazione, senza antipatia o simpatia, alla luce del sole. Soprattutto senza fare sconti e neanche lavandosi le mani con molta amuchina. Ben vengano i processi a
Sarri, a patto che non siano fatti da chi aveva evitato di creare il minimo disturbo all’”incolpevole”
Ancelotti. Povero mondo di figli, figliastri, amici intoccabili e nemici giurati. Non sappiamo se Sarri uscirà o meno da questo tunnel, sappiamo che per noi il processo critico non conterrà scatole vuote, omissioni e rispetto a convenienza.
Foto: Twitter ufficiale Juve