Il vizietto lo aveva sempre avuto, con moderazione, mai però aveva realizzato tre reti in un colpo solo. Dopotutto ad un centrocampista, per quanto in grado di abbinare - come lui - quantità e qualità in maniera sopraffina, non sono certo richieste le triplette. Invece il ruggito della Juve alla Dacia Arena ha avuto le fattezze, nitide, del volto di Sami Khedira: tre gol di buona fattura, da attaccante consumato, gli ultimi due alla Higuain (ieri a secco ma comunque in palla). Prima un colpo di testa in corsa da manuale, su assist di Cuadrado; poi la girata di prima intenzione, sfruttando la torre di Rugani sugli sviluppi di un calcio d'angolo, ad area affollatissima; e infine la precisa bordata di destro ad incrociare per chiudere il personale hat-trick e portare a casa il primo pallone della sua carriera, gelosamente custodito sotto la maglia nella foto sottostante.
Diciamoci la verità: quando Doveri al 26’ del primo tempo aveva mostrato quel rosso a Mandzukic, al di là della questione a latere (ossia il mancato ricorso al VAR), in tanti - malgrado la Signora avesse già ribaltato l’iniziale svantaggio - si erano prefigurati un nuovo passo falso, o mezzo. Sarebbe stato il terzo consecutivo in campionato, dopo il pareggio di Bergamo e la sconfitta interna contro la Lazio. Invece è arrivato un roboante 6-2 che ha consentito ai piemontesi di accorciare a meno 3 sul Napoli. Proprio nel momento di difficoltà, la squadra bianconera nel suo complesso, senza soffermarci sui singoli, è riuscita a risfoderare quell’atteggiamento famelico che l’aveva sempre contraddistinta. Pronta a lottare su ogni pallone, con i tempi giusti e l’autorevolezza dei più grandi, al punto da segnare altri 4 gol in inferiorità numerica. Assodato che l’antifona difensiva è chiara e che quest’anno, per vincere, alla Juve capiterà ancora di dover segnare almeno due-tre reti, già il tornare a giocare con il piglio giusto può rappresentare un ottimo viatico per un felice prosieguo della stagione. Tornando al nostro personaggio del giorno, sarebbe superfluo soffermarsi sulle caratteristiche di Khedira, note a qualsivoglia latitudine. Giova invece ricordare che Sami, ufficializzato il 9 giugno del 2015, è stato il penultimo colpaccio a zero centrato da Marotta e Paratici, che negli anni precedenti avevano già messo sotto contratto, senza scucire un euro per il cartellino, i vari Pirlo, Pogba, Llorente e Coman. E nella lista si può sostanzialmente comprendere anche Barzagli, prelevato dal Wolfsburg nel gennaio del 2011 per soli 300mila euro più bonus. Dopodiché, parentesi Dani Alves a parte, i due uomini mercato di Madama si sono concessi meno intuizioni geniali e hanno iniziato a spendere in maniera importante, a volte il giusto altre no. Intuizione geniale sì quella di Sami, nato a Stoccarda da padre tunisino il 4 aprile del 1987, perché il nazionale tedesco veniva da un anno e mezzo di nulla o quasi. Tutta colpa di quel crociato saltato a San Siro, il 15 novembre del 2013, dopo un normale contrasto di gioco con Pirlo (all’epoca chiaramente juventino) in occasione dell’amichevole contro l’Italia. Da quel momento in poi, anche dopo il recupero dal grave infortunio, Khedira con il Real Madrid vide poco campo per una serie continua di problemi, specie muscolari, ma perlomeno fece in tempo a vincere la Décima con Ancelotti ed a partecipare da protagonista al Mondiale brasiliano, dove si sarebbe laureato campione entrando anche nel tabellino dei marcatori in semifinale, nel celeberrimo Mineirazo, il 7-1 rifilato dalla sua Germania (71 presenze e 7 gol in Nazionale per Sami finora) alla Seleção. Nelle sue due prime stagioni tre le file della Juventus, Sami ha vinto 2 scudetti e 2 Coppe Italia, rimpinguando così il personale palmarès che annoverava già 1 Champions League, 1 Supercoppa UEFA, 1 Mondiale per club, 1 Liga, 2 Coppe del Re, 1 Supercoppa di Spagna, trofei tutti chiaramente conquistati nel quinquennio madrileno (2010-15), concluso con uno score personale di 9 reti e 13 assist in 161 gare ufficiali. Nella bacheca del trentenne specialista della mediana trova spazio anche 1 Bundesliga, vinta a sorpresa nel 2007 con lo Stoccarda, il club della sua città natale nel cui settore giovanile si è formato, per poi accumulare 132 presenze in prima squadra, con 16 reti e 19 assist all’attivo. La media gol in Italia è sensibilmente aumentata, dal momento che Khedira in appena 77 partite è già andato a segno 13 volte, trovando anche il modo di servire 8 passaggi vincenti ai compagni. Il prestante (189 cm per 85 kg) atleta teutonico non aveva iniziato bene la stagione, 7 partite su 13 saltate per un problema al ginocchio rimediato a fine agosto in Nazionale. E l’assenza di un leader, silenzioso ma tremendamente concreto e carismatico come lui, nel centrocampo bianconero si è notata, eccome, non essendovi oltretutto in rosa altri interpreti muniti della sua naturale predisposizione a fungere da trait d’union tra i reparti, a voler tacere della sua capacità di inserirsi in zona gol. In attesa di tornare in campo, storia del 12 ottobre scorso, si era guadagnato la ribalta social con il simpatico tweet rivolto alla EA Sports per Fifa 2018 (della serie: “guardate che porto i capelli corti, e non più lunghi, da due anni”). Ma ieri, con una performance da incorniciare, Sami si è ripreso la scena al momento giusto, all’interno del nuovo tour de force che vede impegnata la Juve sia in campionato che in quella Champions sfuggita in malo modo a Cardiff, poco meno di 5 mesi fa, per mano del suo ex Real. La rincorsa bianconera adesso può contare su un Khedira in più nel motore: lotta e governo, scusate se è poco.
Foto: Twitter Juventus