LEAO MAGICO E DA SCHIAFFI. IL CARRO DI SARRI
06.04.2023 | 20:00
Rafael Leao andrebbe preso a schiaffi. E lo diciamo con simpatia, ammirazione e stima. Il Leao di Napoli è stato un affresco dal valore inestimabile, non ci sarebbe prezzo. E non ci sarebbe proposta economica tale da farci cambiare idea. Proprio per questo Rafa andrebbe preso a schiaffi: uno con il suo talento può restare senza gol per 10-11-12 partite di fila? Non scherziamo. Noi crediamo che non sia stata la storia del contratto a fargli perdere l’autostima, nella speranza che questa vicenda trovi presto la parola “fine”. Anche Pioli ha fatto un po’ di confusione, non se la prenda, la panchina nel derby è stata una bastonata oltre che un errore grave. Leao non può restare in panchina neanche se avesse una sola gamba a disposizione. Leao non può restare in panchina soprattutto perché, essendo un ragazzo abbastanza sensibile, è una cosa complicata da digerire. Quindi, fatelo giocare anche con una gamba oppure al 50 per cento della forma. Quando si incarta, ti fa venire una rabbia con quel passo pigro e indolente, lo sguardo di uno che sembra reduce da un lunga insonnia e non gli bastano 5 thermos di caffè. Quando si incarta e non segna per settimane, ti viene da pensare che 7 milioni a stagione di ingaggio siano tantissimi. Ma quando la recita è come quella dalle parti del Maschio Angioino, di milioni gliene daresti anche 10, la valutazione andrebbe in tripla cifra. E nello stesso gli rifileresti due ceffoni, con affetto e simpatia, chiedendogli: Rafa, ma se tu sei questo perché non lo dimostri ogni domenica o almeno due-tre volte al mese? Adesso la volata per il rinnovo, nella speranza di uscire finalmente dal labirinto. Il discorso vale per Brahim Diaz che ha giocato un primo tempo al “Maradona” con il pennello. Se avessimo fatto le pagelle noi, gli avremmo dato 9 perché è entrato in partita fin dal primo secondo, ha fabbricato almeno quattro giocate da urlo, ha segnato un gol e ha regalato un manifesto strepitoso. Brahim è come Rafa: quando si accende, è un fenomeno assoluto, poesia. Il riscatto fissato con il Real è di 22 milioni, parlandone in queste ore con l’ultima prestazione ci sarebbe da dire che andrebbe esercitato subito. Magari anticipando qualche concorrente inglese che potrebbe rilanciare magari con una cifra superiore. Il Milan tragga il massimo da questa stagione, poi chiuda tre colpi indispensabili. La mezzala per sopperire (in ritardo) all’addio di Kessie. L’esterno destro offensivo, possibilmente Zaniolo che sposterebbe gli equilibri. La punta centrale che il Milan avrebbe dovuto prendere almeno 5 sessioni di mercato fa: premesso che tutti pensano a Hojlund non conoscendo la vera valutazione, noi andremmo su Scamacca per un’anima sempre più italiana. Zaniolo più Scamacca e sarebbe un’asticella molto più alta.
Maurizio Sarri sta facendo qualcosa di clamoroso in sella alla Lazio, fermo restando che ci sono 30 punti a disposizione e che i cavalli vanno giudicati al traguardo. La Lazio di Sarri è seconda, ha giocato per mesi interi senza Immobile non potendo usufruire – unico club al mondo – di un sostituto. Andiamo avanti: ha perso nella nebbia Milinkovic-Savic dopo un discreto girone di andata, la speranza è che da Monza (punizione fantastica) possa partire la sua nuova stagione. Continuiamo: la difesa meno battuta della Serie A (19 gol al passivo e ben 17 clean sheet) è nata attraverso scelte secche di Sarri e senza interferenze o stranieri astrusi alla Vavro costati non pochi spiccioli. Rifiniamo: a Roma, sponda Lazio, gli amici degli amici legati a vecchi carri non vedevano l’ora che bucasse qualche partita per restare aggrappati al ramo e non precipitare nel burrone. Sono gli stessi che ora simulano un sorriso forzatissimo, con un tweet, sono inguaiati. E che hanno trascorso una domenica complicatissima all’annuncio di Sarri che chiuderebbe la sua carriera alla Lazio. Fuori Roma ci sono telecronisti (romani) specializzati in Premier da sempre ignorati e che, quando devono proprio parlare di lui, evitano di pronunciare il cognome o si tirano fuori da eventuali domande post-partita. Nel novembre 2021 un opinionista ha definito Sarri “il peggiore allenatore della storia della Lazio”, ora ci sono patetiche operazioni in contromano sull’autostrada. Colpa dell’analcolico biondo (sì, biondo) che ipnotizzava buon parte del mondo mediatico biancoceleste. Sul carro c’erano posti in piedi fino a circa un mese fa, adesso non se ne trova uno.
Su De Zerbi un telegramma: quelli che non lo conoscono bene e che cercano soltanto titoli a sensazione attribuendo quattro allenatori al giorno all’Inter del futuro, dovrebbero evitare di raccontare bugie. Da almeno tre settimane raccontiamo che De Zerbi non ha intenzione di tornare in Italia, almeno la prossima estate, e che intende continuare con il Brighton almeno fino alla primavera-estate 2024. A meno che non arrivi una big inglese (esempio: il Liverpool) che gli faccia battere il cuore. Eppure continuano ad accostarlo all’Inter: basterebbe informarsi.
Un’ultima cosa su Allegri: non sono d’accordo con l’eccellente Fabrizio Biasin quando dice che dobbiamo smetterla di criticarlo perché alla fine ne esce sempre vincitore. In che senso? Sul campo ha 59 punti, vero. I problemi extracampo sono stati enormi, verissimo. Ma sulla stagione peseranno sempre tre cose: a) l’eliminazione dalla Champions, perdendone 5 su 6 nella fase a gironi, imperdonabile; b) l’essere uscito all’alba dalla corsa scudetto, per la seconda stagione di fila (su due) a 7,5 milioni netti più bonus; c) aver preteso un mercato a costi altissimi e troppo a rischio, lo hanno accontentato su tutto. Ora, se dobbiamo giudicare la gestione molto di polso degli ultimi mesi (con risultati) in un momento difficilissimo non abbiamo dubbi, ha tenuto la guida con perizia. Ma se la riflessione coinvolge i 10 mesi complessivi, aspettiamo giugno, perché la vittoria di almeno un trofeo è indispensabile. Altrimenti i 24 mesi di Max verranno ricordati come quelli del “ciapanò”. Provate a chiedere a un tifoso juventino medio come l’avrebbe presa ad agosto 2022 se gli avessero detto che sarebbe stato fuori dalla corsa scudetto all’alba e dalla Champions al tramonto. Quando paghi il sarto tra i più costosi sulla faccia della terra, ti aspetti che almeno un abito sia impeccabile e che resti per sempre nel tuo armadio. Se fossero tutti larghi o stretti, meglio andare al mercatino e spendere 50 euro.
Maurizio Sarri sta facendo qualcosa di clamoroso in sella alla Lazio, fermo restando che ci sono 30 punti a disposizione e che i cavalli vanno giudicati al traguardo. La Lazio di Sarri è seconda, ha giocato per mesi interi senza Immobile non potendo usufruire – unico club al mondo – di un sostituto. Andiamo avanti: ha perso nella nebbia Milinkovic-Savic dopo un discreto girone di andata, la speranza è che da Monza (punizione fantastica) possa partire la sua nuova stagione. Continuiamo: la difesa meno battuta della Serie A (19 gol al passivo e ben 17 clean sheet) è nata attraverso scelte secche di Sarri e senza interferenze o stranieri astrusi alla Vavro costati non pochi spiccioli. Rifiniamo: a Roma, sponda Lazio, gli amici degli amici legati a vecchi carri non vedevano l’ora che bucasse qualche partita per restare aggrappati al ramo e non precipitare nel burrone. Sono gli stessi che ora simulano un sorriso forzatissimo, con un tweet, sono inguaiati. E che hanno trascorso una domenica complicatissima all’annuncio di Sarri che chiuderebbe la sua carriera alla Lazio. Fuori Roma ci sono telecronisti (romani) specializzati in Premier da sempre ignorati e che, quando devono proprio parlare di lui, evitano di pronunciare il cognome o si tirano fuori da eventuali domande post-partita. Nel novembre 2021 un opinionista ha definito Sarri “il peggiore allenatore della storia della Lazio”, ora ci sono patetiche operazioni in contromano sull’autostrada. Colpa dell’analcolico biondo (sì, biondo) che ipnotizzava buon parte del mondo mediatico biancoceleste. Sul carro c’erano posti in piedi fino a circa un mese fa, adesso non se ne trova uno.
Su De Zerbi un telegramma: quelli che non lo conoscono bene e che cercano soltanto titoli a sensazione attribuendo quattro allenatori al giorno all’Inter del futuro, dovrebbero evitare di raccontare bugie. Da almeno tre settimane raccontiamo che De Zerbi non ha intenzione di tornare in Italia, almeno la prossima estate, e che intende continuare con il Brighton almeno fino alla primavera-estate 2024. A meno che non arrivi una big inglese (esempio: il Liverpool) che gli faccia battere il cuore. Eppure continuano ad accostarlo all’Inter: basterebbe informarsi.
Un’ultima cosa su Allegri: non sono d’accordo con l’eccellente Fabrizio Biasin quando dice che dobbiamo smetterla di criticarlo perché alla fine ne esce sempre vincitore. In che senso? Sul campo ha 59 punti, vero. I problemi extracampo sono stati enormi, verissimo. Ma sulla stagione peseranno sempre tre cose: a) l’eliminazione dalla Champions, perdendone 5 su 6 nella fase a gironi, imperdonabile; b) l’essere uscito all’alba dalla corsa scudetto, per la seconda stagione di fila (su due) a 7,5 milioni netti più bonus; c) aver preteso un mercato a costi altissimi e troppo a rischio, lo hanno accontentato su tutto. Ora, se dobbiamo giudicare la gestione molto di polso degli ultimi mesi (con risultati) in un momento difficilissimo non abbiamo dubbi, ha tenuto la guida con perizia. Ma se la riflessione coinvolge i 10 mesi complessivi, aspettiamo giugno, perché la vittoria di almeno un trofeo è indispensabile. Altrimenti i 24 mesi di Max verranno ricordati come quelli del “ciapanò”. Provate a chiedere a un tifoso juventino medio come l’avrebbe presa ad agosto 2022 se gli avessero detto che sarebbe stato fuori dalla corsa scudetto all’alba e dalla Champions al tramonto. Quando paghi il sarto tra i più costosi sulla faccia della terra, ti aspetti che almeno un abito sia impeccabile e che resti per sempre nel tuo armadio. Se fossero tutti larghi o stretti, meglio andare al mercatino e spendere 50 euro.
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