Leao: “Voglio ancora essere il capitano del Milan”

L'attaccante del Milan Rafael Leao ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport, parlando delle sue passioni e della sua vita a tutto tondo, giurando amore eterno al suo Milan: Quando hai capito che avresti davvero fatto il calciatore e quali difficoltà hai avuto? "Entrambe le cose sono successe allo Sporting Lisbona. Stavo facendo bene, mi allenavo con la prima squadra ma all'allenatore Jorge Jesus non piaceva lavorare con i giovani e quindi pensavo che sarebbe stato difficile sfondare. Poi però ho cominciato ad allenarmi bene e per una partita contro il Porto sono stato convocato. Sono andato in panchina, ero già emozionato a stare con i grandi perché era una partita importante. Ad un certo punto il nostro attaccante si è fatto male e il mister mi ha detto di entrare. Non ero pronto ma al tempo stesso non ero nervoso, ma ho pensato 'ora o mai più'. Sono entrato, abbiamo perso ma ho fatto gol e da lì ho pensato di poter fare qualcosa di importante". E qualche momento di down? "Sì, quando ci sono stati degli infortuni e poi quando sono andato in Francia. Nuova lingua, campionato diverso, ero andato lì a parametro zero, c’erano due persone che parlavano portoghese ma sono stato 5 mesi in panchina. E’ stata dura. Lì ho pensato di aver fatto la scelta sbagliata. Ero molto giovane, non avevo la mia mamma e il mio papà con me, abitavo da solo ma quello mi ha fatto crescere. Se fossi rimasto in Portogallo non sarei diventato il giocatore che sono ora". Ti identifichi in questi tanti giovani del Milan che si stanno affacciando in prima squadra? Al gol di Simic sei esploso come se avessi segnato tu. "Una sensazione incredibile, come se avessi fatto io il mio primo gol con il Milan. Simic è un ragazzo bravo, che ascolta consigli. Ma anche altri come Camarda e i ragazzi che si allenano con noi devono lavorare e sfruttare al massimo le loro occasioni. Non è facile ma l’opportunità può capitare domani o dopodomani, non bisogna per forza aspettare anni". Anche i più grandi ti rispettano, ti senti più leader per questo? "Sapere che i miei compagni si aspettano tanto da me mi inorgoglisce, mi fa stare tranquillo e mi motiva, mi spinge a dare il meglio". Fascia da capitano in Milan-Verona, come è maturata la decisione? "Quella settimana là era un momento così così, non stavamo vincendo. Il giorno della partita avevamo fatto meeting e riunione su tattica, poi il mister ha detto che senza Theo e Calabria sarei stato io il capitano. Non me lo aspettavo però ha detto così. Ha detto che avevo la fiducia da parte di tutti. Erano tutti contenti e sono stato orgoglioso di questo. Sono tanti anni che sono qui, è già una gioia essere qui, poi spero di essere capitano altre volte". Qualche tuo idolo ha indossato la 10? "No perché il mio idolo è Ronaldo che indossa la 7". Cosa ti manca per arrivare al livello dei Ronaldo e di Mbappé. Ci puoi arrivare? "Posso fare gol ma se posso anche fare assist, passo al compagno. A questi livelli i numeri fanno la differenza perché Mbappé, Haaland, Messi fanno numeri che parlano per loro. Quando la penserò come loro, arriverò a quel livello". Disegniamo la top 11… "4-3-3. Maignan, Cancelo a destra, Theo a sinistra, Thiago Silva centrale con… Van Dijk? No… Ruben Dias. A centrocampo Bellingham, De Bruyne, Modric. E davanti Leao a sinistra, Vinicius a destra e Mbappé centravanti". I tifosi del Milan avevano Baresi, Maldini, Donnarumma, Tonali, adesso hanno la maglia numero 10 di Leao come punto di riferimento. Ami il Milan come la gente ama te? "Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me, oggi sono un idolo. Per questo li ringrazio. Mi hanno messo pressione ma è sempre stata una buona pressione come a dire ‘dai muoviti, puoi farcela’. I tifosi mi hanno accompagnato, senza di loro non sarei quello che sono oggi". Foto: Rafa Leao Instagram