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Leonardi: “Crac Parma? Già prima del mio arrivo c’erano i 106 milioni di debiti, vi dico tutto”

16.02.2017 | 23:44

Presente negli studi di Sportitalia, l’ex ds e amministratore delegato del Parma (nonché ex dg del Latina), Pietro Leonardi, sta parlando del crack del club gialloblu che lo ha visto protagonista: “Ho portato con me le carte, così c’è modo di controllare se dico la verità. I calciatori sotto contratto con il Parma erano 137, è tutto documentato. Intanto colgo l’occasione per dire anche che sono in una tv che non ha mai fatto sconti al sottoscritto. Avete sempre riportato le notizie, è normale. Qui non siamo in un’aula di tribunale, ognuno si fa un’opinione. Io voglio dire la mia dopo due anni di silenzio, voglio dire la mia verità. Mi vanto di aver fatto 195 mln di euro di plusvalenza al Parma? I 195 milioni sono facili da documentare, fanno parte del mio periodo gestionale. Tutto ciò che riguarda il calciomercato, 137 calciatori compresi, portavano nel complesso degli utili tra i 15 e i 17 milioni. Il mio ruolo al Parma era di dg con potere di firma fino a centomila, per la gestione di natura sportiva. Nei 5-6 anni che sono stato al Parma questi sono stati i risultati. Fino al 16 novembre 2014, la situazione era congrua ma quella data finisce col mancato pagamento degli stipendi. Non lo dico io, ma il Tribunale di Bologna che ha emesso una sentenza. Se a Parma c’erano famiglie che per far giocare i ragazzi nel settore giovanile pagavano? Non mi risulta, non esiste da nessuna parte. Se c’è qualche genitore che ha pagato, faccia una denuncia nei miei riguardi. Sono a disposizione. Le commissioni ai procuratori amici? Lo ribadisco, la logica del mercato nell’arco temporale ha portato sempre produttività durante la mia gestione al Parma. E’ tutto documentato, non c’è mai stato alcun disavanzo. Questo è il senso del discorso, è stato tutto verificato dal Tribunale di Bologna, i 106 milioni di debito esistevano già al momento del mio arrivo. Quando andai via, la cifra era uguale. In sei anni di gestione, come dice il Tribunale di Bologna, è stata data continuità aziendale. Illegali le due plusvalenze retrodatate del 2014?  L’irregolarità, da questo punto di vista, non esiste perché le vendite di Parolo e Rosi sono state concretizzate. Se ho commesso degli errori, è chi di dovere che deve giudicare. Un dirigente esperto come me non si è accorto che il palazzo stava crollando? Fino a maggio, quando ci fu il ‘problema’ dell’Europa League, ho temuto che la situazione non potesse andare avanti. Il Parma aveva pagato sempre tutto con regolarità, ma in quel momento ci furono dei dubbi. Ghirardi si dimise anche se non in modo ufficiale. In quel momento, le persone intorno davano un sostegno. Da quel momento va avanti un percorso, la trattativa tra Ghirardi e Taçi è stata fatta in modo normale. In autonomia. Io conosco Taci solo dopo l’accordo tra i due. C’è una foto mia a cena con Taçi senza Ghirardi? Io ero dg del Parma, la cena era stata organizzata. Se tornassi indietro, dinnanzi a questo fatto, andrei via. L’ambiente, a partire dal sindaco, mi chiedeva di restare, di non andare via. Se quando facevo tutti quei contratti ero conscio di fare il bene del Parma? Quando arrivai al Parma, nel 2009, la situazione debitoria era già di 106 milioni di euro. Si sono disputate 6 stagioni e la posizione è rimasta tale, questo significa che la società ha gestito senza aggravare la sua posizione. Già ugualmente grave nel 2009. Con una serie di acquisti fatta per vendere ogni anno, lavorando sulla quantità. Per indovinare un Sansone, per fare un nome, dovevo prenderne cinque. La mia gestione ha portato a un mercato che si è andato ad autogestire nel tempo. Il mio Parma aveva 77 comproprietà? Sì, ma non è dimostrato che queste abbiano portato negatività, al contrario posso dimostrare che c’è stata sempre positività in ambito economico. Tra le varie operazioni anche quella di Lapadula spedito al Nova Gorica? Quando è fallito il Parma, Lapadula era nostro, non giocava, ma non ero io l’allenatore. Il processo ha portato al fallimento del Parma e alla mia radiazione dalla Figc? Non ho detto che sono innocente, io sono stato un coglione ad accettare l’incarico di amministratore delegato, ma se avessi rifiutato non avrei dimostrato fiducia nella proprietà. Chi è preposto a giudicare, è giusto che lo faccia. Come ho accettato la radiazione della Federazione, senza parlare prima, mi si deve riconoscere la possibilità di parlare ora. Non sono queste le sedi in cui si deve decidere il responsabile del fallimento del Parma. Se mi accusano di bancarotta fraudolenta vuol dire che ho intascato i soldi del club? Non è stato così, spero che verrà accertato dagli organi competenti. Non devo entrare nel merito di chi deve decidere, se ci sono mie responsabilità non avrò problemi ad ammetterlo. Ad oggi, non ritrovo nulla di quello che è stato detto in due anni. Poi sono tornato subito con il Latina anziché stare fuori per qualche anno? Sì, mi era stata chiesta una collaborazione vicino casa e ho accettato. Se lo rifarei? No”.

Foto: zimbio.com