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Lippi: “Mondiale con la Cina? Non è impossibile e ci proveremo. Ecco come insegno calcio”

28.11.2016 | 10:15

Marcello Lippi, ex ct della Nazionale italia attualmente alla guida della Cina, ha parlato ai microfoni di Radio Uno nel corso della trasmissione Radio Anch’Io lo Sport: “L’obiettivo è fare crescere il livello del calcio cinese. Gli obiettivi immediati, ovvero il Mondiale, non è impossibile ma è molto molto difficile da conquistare. Il riferimento alla terza in classifica è all’Uzbekistan che ha sette punti più di noi. Nella prima partita con me in panchina siamo cresciuti molto. Ci proveremo anche se è molto difficile. Il livello del calcio cinese non è così basso come si può pensare. La Cina da Nord a Sud sono 8mila chilometri quindi ci sono tantissimi tipi di persone diverse. Da uomini alti 1.90 a gente piccola. Manca la cultura del calcio, la scaltrezza che si acquista quando siamo bambini. Il livello però, nonostante tutti i limiti è abbastanza buono. Quando sono arrivato io ho visto pochissimo movimento senza palla e quindi poca aggressività, che si paga a livello internazionale. Quando allenavo il Guangzhou mi hanno chiesto per tre volte di allenare la Nazionale, ma ho sempre declinato per motivi di conflitto di interessi. Questa volta l’ho accettato perché conosco il calcio cinese e conosco molti calciatori. La Cina se la può giocare con tutti, non è certo da ultimo posto in classifica. Quando io ho cominciato a giocare al pallone in Italia, tutti facevano solo quello. Imparavamo a giocare a calcio perché giocavamo di continuo, non con due ore di scuola calcio alla settimana. Si impara così a giocare, come faceva Del Piero che accendeva e spegneva l’interruttore della luce calciando la palla. In Cina giocano tantissimo a ping pong e amano il basket, ma amano anche il calcio e io sto cercando di dargli i consigli giusti. Devono cominciare a fare calcio nelle scuole, ampliare le strutture e far crescere il movimento degli allenatori cinesi. Juventus che non riesce a correre su due fronti? Non sono in grado di dire il perché. Quest’anno non hanno bisogno di recuperare tanti punti come hanno fatto l’anno scorso. Hanno cambiato tanto e questo non è sempre un bene, perché alcune volte serve un po’ di tempo per trovare l’amalgama. Mi pare che gli allenatori delle tre squadre in corsa, ovvero Sarri, Allegri e Spalletti, hanno ancora bisogno di tempo per trovare la giusta quadra tattica. Sarri è quello che ha più motivi per recriminare perché in pochi mesi ha perso il miglior centravanti del mondo e il suo sostituto. Per quanto riguarda la Juve non ha senso parlare di ossessione Champions, per campioni come loro il dramma sarebbe avere il mercoledì libero. Noi abbiamo fatto tre finali consecutive, giocandoci però il campionato fino all’ultima giornata pagando qualcosa poi nei risultati finali. Io in Italia? Ho fatto abbastanza cose nel nostro Paese poi ho deciso di provare qualcosa di diverso che mi è piaciuto molto e sono tornato con entusiasmo. Futuro alla Juve come dirigente? C’è un bel rapporto, anche in Cina, c’era sempre qualche tifoso bianconero che mi salutava. I problemi attuali sono dovuti ai cambiamenti, con Max Allegri che deve gestire la situazione continuando a vincere. Il centrocampo della Juve di due anni fa era composto da Vidal, Pirlo e Pogba, adesso non ci sono più ed è normale faticare un po’. Pjanic e Higuain? L’inserimento di certi campioni non è un’equazione naturale. Bisogna conoscersi e ambientarsi. Tanti infortuni dovuti ai troppi viaggi? Con la super attività che si chiede ai giocatori negli ultimi anni, finiscono la stagione con una preparazione molto diversa rispetto a quella del passato. Quando si ricomincia si fanno carichi minori di lavoro e si pensa meno alla prevenzione. Ci sono tante partite di livello fin da subito e quindi è più facile infortunarsi. Lapadula? Essere il nuovo titolare al posto di Bacca, che comunque è un giocatore importante, penso che possa farcela. Si possono alternare. La Juve ha fatto altre scelte e sono state comunque scelte importanti. Il Milan mi piace perché c’è voglia di italianizzare la rosa e quindi di dare grande senso di appartenenza ai giovani. La mano felice e intelligente di Montella sta facendo il resto. L’Atalanta come il Leicester? Sto vivendo questa annata della Dea con grande entusiasmo e soddisfazione perché sono legato al club, al presidente e a Gasperini, di cui sono un grande amico. So come lavorano e conosco la bellezza di lavorare a Zingonia dai Pulcini in su. Immagino che Percassi si ricorderà che per 4 mesi siamo stati terzi nel ’92-’93 e la chiamavano la classifica ‘della Lega’ perché c’erano anche Milan e Inter in testa. Un Leicester in Italia? E’ difficile ma può succedere. Sta succedendo in Germania col Lipsia ad esempio. Una finale al Mondiale tra Italia e Cina? Non sarebbe male”.

Foto: zimbio