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LOCATELLI FA LE COSE DA PREDESTINATO

03.10.2016 | 09:25

“Locatelli fa le cose per bene”, recitava un vecchio slogan pubblicitario dell’omonimo gruppo alimentare italiano, acquisito nel 2008 dal colosso francese Lactalis (lo stesso che, per intenderci, controlla anche Galbani). Gli appassionati di lungo corso ricorderanno bene gli spot in questione. Manuel Locatelli, invece, fa le cose da predestinato. Il cognome è pienamente lumbard, l’azienda casearia fu fondata a metà ‘800 in provincia di Lecco, il gioiellino del Milan a Lecco città ci è nato, l’8 gennaio del 1998: il miglior prolungamento possibile delle festività natalizie per la famiglia Locatelli. Inevitabile accendere i fari sul centrocampista 18enne, dopo quanto accaduto ieri. Al 59’ Vincenzo Montella, sul parziale di 3-1 a favore del Sassuolo, si gioca il secondo cambio: fuori il capitano più fischiato di sempre, Montolivo, dentro Manuel per quello che è stato già battezzato come un ineluttabile passaggio di consegne. Dieci minuti dopo il Diavolo accorcia le distanze, grazie al generoso rigore concesso dall’arbitro Guida e trasformato da Bacca. Ancora quattro giri di lancette e Locatelli tocca il cielo con un dito: sugli sviluppi di un tiro dalla bandierina, Biondini libera come può, il pallone rimbalza due volte e arriva sul sinistro del “ragazzino” che scaglia una sassata di prima intenzione e pesca il jolly all’incrocio dei pali, facendo venir giù San Siro. Quella corsa sfrenata, facendo “no” con l’indice destro, a tanti ha ricordato la più celebre dell’epoca recente, quella di Fabio Grosso dopo il gol alla Germania ai Mondiali del 2006. Non ci credeva Manuel, che lo ha candidamente confessato – in lacrime – nel dopo partita, vittorioso grazie allo stacco di Paletta valso il definitivo 4-3: “Ho vissuto il momento che sognano tutti i bambini, ancora non ci credo. Quando ho sentito il boato ho iniziato a realizzare, ho cominciato a correre e solo lì mi sono reso conto che era tutto vero. Dedico questo gol a tutta la mia famiglia, alla mia mamma, al mio papà, a mio fratello Mattia e a mia sorella Martina, agli amici e in generale a tutti quelli che hanno sempre creduto in me. In questa emozione ci sono tutti i sacrifici fatti per arrivare fino a qui”. Parole spontanee, genuine e reali: chiunque da bambino abbia tirato due calci al pallone, anche ai livelli più scadenti, sa bene che ieri Locatelli ha realizzato il suo sogno.

Da tempo il suo nome campeggiava nelle cronache pallonare: stimatissimo da Berlusconi, apprezzatissimo da Brocchi e anche da Mihajlovic, che lo scorso aprile non fece in tempo a farlo debuttare dopo averlo preannunciato in conferenza. Poco male, per Manuel, dato che pochi giorni dopo ci pensò proprio Cristian (oggi al timone del Brescia, dopo la parentesi alla guida della prima squadra rossonera) a regalargli la gioia dell’esordio nel Milan dei grandi. Un mini spezzone da 3 minuti contro il Carpi il 21 aprile 2016, cui seguirono tutti i 90’ all’ultima giornata con la Roma. È sempre bello quando un prodotto del settore giovanile inizia ad emergere, a maggiore ragione se italiano considerata l’attuale situazione del nostro movimento, con un ricambio generazionale frenato sì da carenze oggettive, ma anche dal poco coraggio che contraddistingue gli allenatori, più inclini ad affidarsi all’usato sicuro piuttosto che al rischio derivante dal lancio di un giovane prospetto. E il Milan, a tal riguardo, da qualche tempo a questa parte sembra rappresentare un’isola felice: Miha mandò in orbita Donnarumma, l’Aeroplanino stravede per Locatelli, cui aveva già concesso una mezzoretta nelle tre precedenti partite contro Samp, Lazio e Fiorentina.

Particolare la storia del suo approdo nel vivaio rossonero, con la società di Berlusconi che nel 2009 lo strappò all’Atalanta, club storicamente rinomatissimo a livello giovanile (Zingonia è sempre stata una miniera d’oro). Scippo consumatosi per ripicca, dato che gli orobici poco prima avevano soffiato al Milan il difensore pari età Mattia Alborghetti. Manuel, che i primi calci li aveva tirati da bimbo in un oratorio di Pescate, inizia con gli Esordienti e poi percorre tutta la trafila: Giovanissimi, Allievi, Primavera. Di pari passo l’escalation con le rappresentative juniores azzurre: dall’Italia Under 15 all’Under 19 (della quale è attualmente capitano) con la quale in estate si è laureato vice campione d’Europa. Per un totale di 48 presenze in azzurro sin qui, con l’ulteriore salto di categoria già nell’aria.

Locatelli fa le cose da predestinato, dicevamo, anche perché ha sempre bruciato le tappe, evidenziando mezzi tecnici non comuni ai ragazzi della sua età…e nemmeno ai più grandi cui veniva aggregato a dispetto della carta d’identità. Personalità e visione di gioco, destro naturale ma sinistro comunque educato, Manuel predilige disimpegnarsi da regista davanti alla difesa. Posizione nella quale riesce a mettere in luce la capacità di dettare i tempi in maniera elegante. Fermo restando che la nuova pepita rossonera, all’occorrenza, può giostrare anche da mezzala, mentre sembrano lontani i brevi trascorsi da trequartista. A differenza di quanto accade alla stragrande maggioranza degli enfant prodige, il Milan potrebbe decidere di risparmiare al nostro personaggio del giorno le classiche avventure in prestito: Locatelli sta facendo capire, con i fatti, di essere già pronto. E presto dovrebbe arrivare il rinnovo, rispetto all’attuale contratto in scadenza nel 2018. Passata la sbornia per il primo gol in Serie A, per Manuel adesso verrà il difficile: confermare attese e premesse. Le qualità per una carriera ai massimi livelli ci sono tutte, il carattere a quanto pare idem: quel “non ho ancora fatto niente” proferito ieri, in tal senso, è suonato come una garanzia. Così come l’essenziale presentazione sul suo profilo Instagram: “Ogni giorno ringrazio Dio per quanto sono fortunato”.

Foto: Twitter Milan