LUCAS BOYÉ, IL RIMPIANTO DI SABATINI COL DESTINO A SFONDO TORO
14.10.2016 | 09:25
Sette giornate di campionato sono poche, ma comunque rappresentano un numero sufficiente per tracciare una prima linea, un primo bilancio – sia pur assolutamente parziale – avuto riguardo ai nuovi volti della nostra amata Serie A, che ripartirà domani dopo la seconda sosta per gli impegni delle Nazionali. In casa Torino tra coloro che meritano una sufficienza abbondante in pagella, per quanto fatto intravedere sin qui, vi è senz’altro Lucas Boyé, il cui acquisto è passato quasi sotto silenzio, anche perché era stato perfezionato dal club di Cairo lo scorso 1 febbraio (a parametro zero) in vista dell’estate, ma che invece sta dando un ritorno immediato a Mihajlovic. È parzialmente vero che, nello scalare le gerarchie, l’ex River Plate è stato agevolato dagli infortuni che hanno colpito diversi componenti del reparto avanzato granata, da Ljajic a Belotti passando per le condizioni di forma di Maxi Lopez. Ma al contempo non va sottaciuto il fatto che il condottiero serbo già alla prima di campionato lo avesse lanciato nella mischia, concedendogli oltre un’ora di gioco a San Siro contro il Milan dopo l’uscita del connazionale Adem. Un battesimo mica da ridere, anche se non del tutto a sorpresa dato che Sinisa nel precampionato aveva speso parole di elogio per Boyé, così come aveva affossato pubblicamente i portieri (tant’è che poi fu piazzato il colpaccio Hart). Schietto e diretto come sempre, Miha. Riavvolgendo il nastro, Lucas in estate aveva segnato nelle prime due amichevoli da pallottoliere (grandinate ai danni di Olympic Morbegno e Casatese Rogoredo), ma soprattutto nella prima gara ufficiale della stagione, in Coppa Italia contro la Pro Vercelli, sfruttando lo spezzone finale regalatogli dall’allenatore.
Tutto normale, penserete voi, trattandosi di una punta. Invece no, perché il principale – se non l’unico, specie considerata l’età – neo che si può trovare a questo ragazzo di 20 anni, tecnicamente dotatissimo, è proprio la poca freddezza sotto porta, certificata da queste prime sette giornate chiuse a zero gol. Già, perché Lucas, nato a San Gregorio il 28 febbraio del 1996, non è mai stato un bomber, nel senso…originale del termine. Appena 4 infatti le reti da professionista realizzate nel Paese natio, equamente divise tra River Plate (il club tra le cui fila si è formato a livello giovanile, dagli 11 anni in poi) e Newell’s Old Boys, la squadra con la quale ha disputato in prestito (e da titolare) le ultime due “mezze stagioni” in Argentina. All’ombra del “Monumental” Marcelo Gallardo, a far data dal debutto contro il Gimnasia La Plata dell’11 agosto 2014, gli aveva concesso nelle varie competizioni 1220 minuti, quasi tutti da subentrato (al Torino è già arrivato a 427’), ragion per cui il contributo di Boyé ai trionfi in Copa Libertadores (zero apparizioni) e Copa Sudamericana è stato del tutto marginale.
Ciò nonostante l’esperienza al River ha rappresentato per il nostro personaggio del giorno, impiegabile in tutti i ruoli dell’attacco grazie al fisico compatto ma non pesantissimo (181 cm per 83 kg), una vetrina importante al punto da calamitare le attenzioni degli uomini mercato italiani. Il plurale si impone, perché è ancora fresco il ricordo della conferenza stampa di addio di Walter Sabatini: “C’è stato un episodio scatenante che ha portato a questa mia decisione. Un episodio che riguarda un giocatore sudamericano che alla fine non ho preso e che sta facendo molto bene in Italia. Mi è mancata l’arroganza, la determinazione e la sicurezza di poter fare quell’acquisto. Sentendo alle mie spalle una serie di osservazioni giuste e corrette, ho perso l’attimo fuggente. La mia forza è stata sempre l’attimo fuggente, sulle cose io arrivo con forza, prepotenza. Perso questo giocatore ho pensato di non meritare più la Roma. Se non sono più in grado di fare le cose che ho sempre fatto, me ne devo andare, ecco cosa ho pensato. Odio non averlo preso, mi fa star male, mi sento sportivamente morire”. Parole forti, quelle dell’ormai ex diesse della Roma e, facendo mente locale, a tutti son tornate alla mente le dichiarazioni proferite lo scorso aprile dal presidente del River, Rodolfo D’Onofrio, che a suo modo voleva provare a bloccare l’approdo sotto la Mole di Lucas perché “avevamo già fatto tutto con la Roma, poi però l’intermediario della trattativa ha cambiato le carte in tavola a favore del Torino”. Da rimpianto di Sabatini a delantero granata: sliding doors in piena regola per “El Toro”, uno dei soprannomi affibbiatigli in passato in Argentina (l’altro era l’inflazionato El Tanque), finito – guai a scherzare col destino – proprio al Toro.
Foto: zimbio.com