Luis Alberto: “Spero la Lazio vinca lo scudetto, nel 2020 ci siamo andati vicini. Senza Inzaghi sarei tornato in Spagna”
22.11.2024 | 09:47
In una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Luis Alberto ha parlato della sua esperienza alla Lazio, dello scudetto ad un passo nell’anno della pandemia, e dei rapporti con Inzaghi, Lotito e Fabiani. Qui di seguito le sue dichiarazioni.
“Quando ci siamo detti ‘stavolta si può fare? A metà dicembre, dopo quel Cagliari-Lazio finito 1-2 con gol di Caicedo al 97’ – ammette lo spagnolo -. Chiudemmo l’anno con otto vittorie di fila e la Supercoppa Italiana. In casa, poi, eravamo devastanti. A fine primo tempo la partita era già finita. Il bello è che dopo Natale abbiamo continuato a vincere, a vincere, a vincere, poi è arrivata la pandemia. Siamo stati anche sfortunati: infortuni, squalifiche, Leiva che si fa male al ginocchio, poi cartellini a ogni diffidato. Se il campionato non si fosse fermato avremmo lottato punto a punto, chissà. Sono contento per la Lazio, spero vinca lo Scudetto. Ha tutto per competere. L’Inter resta la più forte, poi metto il Napoli, ma la Lazio se la gioca. Sarebbe un sogno vedere i laziali festeggiare un titolo. Noi ci andammo vicini. Il calcio di Baroni mi piace molto. All’inizio sembrava un’incognita, ma adesso strega e stupisce. E Castellanos segnerà molti gol. Pedro è un fenomeno e lo è sempre stato, glielo scrivo ogni volta. In estate stavano per mandarlo via, ora si parla di rinnovo. Il gioco di quest’anno lo favorisce: è libero di calciare, e quando lo fa…”.
Poi continua: “Mi sarebbe piaciuto giocare in questa Lazio? Certo. Del resto, come ho detto non sarei mai andato via. Nel 2016 avevo già fatto i bagagli. Non giocavo mai, e quando entravo facevo l’esterno. Un ruolo mai coperto in vita mia. Così dissi al mio agente che a gennaio sarei tornato a Siviglia. Senza Simone Inzaghi sarei tornato in Spagna. Nel 2017 gli chiesi di andare via, ma si oppose. Mi ha mai chiesto di andare all’Inter? No, no. Non abbiamo mai litigato, mi conosceva. Quando avevo una giornata no mi invitava ad andare a casa. E’ il numero 1 nel gestire le persone. Una volta mandò a casa un giocatore perché aveva un problema familiare. A uno così dai tutto. In Europa è a livello dei big? Senza dubbio. E da quando è all’Inter è cresciuto molto”.
E su Sarri, Lotito e Fabiani: “Sarri? Siamo simili, l’ha detto anche lui. Il nostro è stato un rapporto strano, ma mi ha insegnato a difendere. Quando è andato via hanno detto che è stata colpa mia e che l’ho cacciato da Formello, ma non è vero. Mi è dispiaciuto quando si è dimesso. Scaramanzie? Un’infinità. Lo guardavamo da lontano mentre camminava verso la sala video. Il passo era sempre uguale, la testa bassa, la schiena curva. Inoltre, lasciava sempre un pacchetto di sigarette con tre mozziconi l’uno sopra l’altro. Guai a toccarglielo. Quando lo facevi, impazziva. In più era fissato con gli angoli. In Qatar non sono in vacanza, eh. Siamo primi in campionato e in semifinale di coppa. Mi avevano già cercato l’anno scorso, ma Sarri non mi lasciò andare via. Lotito ha detto che non riesco a vivere in un contesto dove ci sono interessi comuni? E’ un capitolo chiuso. L’unico appunto è sul rinnovo del contratto: è lui che è venuto da me per non farmi andare via. Io sono tranquillo, non voglio parlare né di lui e né dell’altro (il direttore sportivo Angelo Fabiani, ndr). Alzo la voce quando vedo cose che non mi stanno bene o le ingiustizie. Non riesco a stare in silenzio. Sono diretto e istintivo”.
Sul numero 10 nel calcio di oggi: “Oggi il calcio mi annoia, non c’è più talento. “Ditemi un numero 10 che vale la pena guardare. Gli Ozil, i Guti, i Riquelme e i Valeron non ci sono più. Dominano tattica e fisico. In Serie A chi mi intriga? Nico Paz e Zielinski, uno da Barcellona o da Real Madrid. Tornerò in Italia? No. Non c’è altro club al di fuori della Lazio in cui giocherei. Se in futuro dovessi fare l’allenatore magari sì, ma la mia carriera da calciatore finirà qui”.
Foto: Instagram Luis Alberto