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LUNGA VITA AL GALLO

15.11.2016 | 00:00

Belotti Milan

L’affare dell’anno. Meglio: l’affare del Gallo, al secolo Andrea Belotti. Meglio ancora: l’affare del Toro che nell’estate del 2015 riuscì a portare a casa quest’attaccante dalle qualità incontestabili per la modica cifra di sette milioni e mezzo. Avete letto bene: 7,5, sette milioni e mezzo, molto spesso ti sparano quelle cifre per un ragazzo di serie B dopo qualche stagione fatta in modo decente. Con sette milioni e mezzo forse prendi il cinquanta per cento di un cartellino sudamericano che appartiene al fondo tal dei tali e a trenta persone. Diciamo la verità: prendere Belotti a quelle condizioni è stato un affare autentico del Toro. E un autogol di Zamparini che solitamente la sua gioielleria la vende non bene ma benissimo, tuttavia in questa circostanza si è fatto consigliare davvero male.
Il Gallo canta a tutte le ore perché ha un repertorio infinito. Il Gallo lascia sempre il segno perché ti sbuca da una curva, l’ultima o la penultima, mentre tu lo avevi segnalato chissà dove. Sicuramente in una posizione diversa rispetto all’evidenza dei fatti. Perché lui è bravo, bravissimo, nei movimenti al punto da non concederti il minimo riferimento. Ti sbuca alle spalle, ti prende di petto, viaggia sul filo, accetta il confronto fisico. Tutti pregi all’interno di una maturazione totale che prevede ovviamente margini di miglioramento, ma che già lo pone in una lista di predestinati al successo. Anche perché, altro aspetto non marginale, in aggiunta a quanto abbiamo già raccontato (senso della posizione, smarcamento, gioco senza palla) Belotti associa una precisione invidiabile quando bisogna passare dalla teoria alla pratica. Quando cioè bisogna servire l’arrosto al tuo allenatore, che te lo chiede in termini di gol e di percentuali sotto porta. Cosa gli manca? L’ultima volta in allenamento con il Toro ha preso una testata per provare le soluzioni a bocce ferme, la prossima volta (ma già lo starà facendo) dedicherà quindici minuti in più per esercitarsi da metri undici. Quando c’è un calcio un rigore ai tifosi granata viene un minimo di palpitazione, Mihajlovic deve sbattersi ogni volta per indicare la soluzione migliore e il tiratore più adeguato. Ma nel caso di Andrea si tratta davvero di dettagli rispetto all’impostazione coinvolgente di un attaccante destinato a strappare molto spesso la copertina no stop, a suon di prodezze.
Quanto vale Belotti? Il Gallo che canta così ha un cartellino in aumento e in perenne movimento. Qualche club inglese aveva chiesto informazioni la scorsa estate, memorizzando che non sarebbero stati sufficienti 30 milioni. Anche perché, Cairo è furbo, il Toro non aveva la benché minima idea di metterlo sul mercato, in quei giorni stava trovando due degni “compari” di Andrea, esattamente Ljajic e Iago Falque. Adesso possiamo dire che, con l’aria che tira, non basterebbero 40. E considerato che il nostro amico è un classe ’93 (dicembre, quindi potremmo dire un ’94) sarebbe cosa buona e giusta mettere una clausola da 60 milioni. Oppure, noi la pensiamo così sulle clausole, sarebbe meglio restare liberi in qualsiasi caso e fare il prezzo se, un bel giorno, dovesse presentarsi il top club pronto a scucire un assegno di quelli davvero irrinunciabili.
Ma ora non ha senso parlare di mercato, ci sarà tempo. Ora ha senso gustarci il Gallo più Immobile, nuovi orizzonti azzurri per chi pensava di non poter prescindere da Balotelli. Ma anche per chi ha rimpianti di Pablito e Spillo, alla ricerca di soluzioni fresche e coinvolgenti. Il Gallo canta per tutti, Belotti ci ha fatto riscoprire il gusto. Noi, popolo di poeti, navigatori, santi, rosiconi e voltagabbana. Ma anche di attaccanti che la sanno buttare dentro, di forza e con stile, di classe e con furbizia. Lunga vita al Gallo. E chi canta fuori dal coro è…

Foto: sito ufficiale Torino