LUUK DE JONG, PROFETA IN PATRIA
18.12.2014 | 11:46
Europei del 2012: si giocano in Polonia ed Ucraina, Balotelli esulta ed il web ride, la nostra Nazionale arriva meritatamente in finale perdendo solo contro la Spagna. Per l’Olanda è un mondiale disastroso: tre sconfitte su tre partite, eliminazione al primo turno. Grandi polemiche, per gli Orange è una tragedia, bisogna rifondare: un giocatore su cui tutti puntano però è sicuramente Luuk De Jong. Solo panchina per lui in quel torneo, però quel che ha fatto vedere al Twente è straordinario: tanti gol ed assist gli hanno valso la convocazione in Nazionale a 22 anni. Basterà aspettare, si diceva: Van Persie ed Huntelaar d’altronde non sono infiniti ed il futuro dell’Arancia meccanica è lui. Perfetto? Non proprio. Perché quello che in patria è stato definito “lo strano caso di Luuk De Jong”, rischiava di diventare qualcosa di serio. Ma andiamo con ordine. Luuk nasce in Svizzera da genitori olandesi, entrambi pallavolisti professionisti: con loro fa ritorno in patria all’età di 4 anni ed assieme al fratello più grande cominciano a giocare a calcio. Entra nelle giovanili del De Graafschap ed è con questa squadra che debutta in Eredivisie: debutta contro il NAC Breda ed ironicamente segna il suo primo gol, due giornate dopo, proprio al Twente, squadra che lo acquisterà l’anno dopo e che lo lancerà sui grandi palcoscenici europei. Con il club di Enschede mette in mostra tutte le sue doti: grande dinamismo, abilità nel gioco aereo e senso della posizione. Con il Twente esordisce anche in Champions, contro l’Inter, mentre è al Werder Brema che riserva il primi sigillo europeo. Chiuderà la sua esperienza con 39 gol in 77 partite: uno score che gli consente di arrivare come già detto agli Europei nel 2012 e che soprattutto attira le grande squadre. Il salto in una grande lega avviene il 18 luglio, poco dopo la fine del torneo continentale: il Borussia Monchengladbach se lo aggiudica per 12 milioni di Euro. “Non è stato un errore”, dichiarerà in seguito il calciatore, “mi sentivo pronto per un passo successivo nella mia carriera e l’ho fatto”. L’esperienza tedesca è infatti al di sotto delle aspettative: solo 8 gol in due anni. “La prima stagione ho avuto un infortunio; nella seconda, non mi è stata data la possibilità di giocare con continuità”, ha precisato l’attaccante. La terza stagione del contratto la passa in prestito, al Newcastle. Lo “strano caso” è dato dall’involuzione di quello che sembrava un fenomeno a fantasma in campo: per la verità ad uno sguardo attento, Luuk è di quelli che sul terreno di gioco danno di più, ma era proprio questo che gli si rimproverava. “Che attaccante è? Gioca troppo lontano dalla porta, corre inutilmente”, il commento della stampa inglese. Dati alla mano, solo 3 tentativi verso lo specchio: eppure Huntelaar e Van Persie ne fanno 2.4 per match ed hanno uno score decisamente migliore. In verità, in allenamento sul Tyneside, i suoi compagni erano impressionati: “non perde mai la calma, soprattutto nell’1 contro 1, è incredibile”. Anche l’allenatore dei Magpies ne parlava bene, elogiando il suo discreto apporto alla squadra. Tuttavia quando il PSV bussa alla porta del Monchengladbach con 5.5 milioni di euro la risposta è subito positiva, Luke ritorna in patria. E a differenza dei profeti, lui in patria ci sta benissimo: quest’anno ha avuto il suo migliore inizio di stagione e la tripletta contro il Feyenoord l’ultima giornata di campionato è valsa alla sua squadra il titolo di campione d’inverno. Il merito della sua rinascita è probabilmente da ricercare proprio nella sua calma, nel suo temperamento. Provate a vedere sul canale ufficiale Youtube del PSV: c’è un esercizio dove occorre colpire dei bersagli dalla distanza. Indovinate chi lo becca di più?