Da ieri sera si richiama molto sull'eliminazione del Manchester City dalla Champions League per mano del Monaco, inevitabile considerati quelli che erano i favori del pronostico e, soprattutto, la presenza sulla panchina dei Citizens di Guardiola, uno che alla Champions aveva sempre dato del tu al punto che fin qui, nella sua sfolgorante carriera, era arrivato come minimo in semifinale. La stampa inglese oggi ci sta andando giù pesante su Pep, in effetti da un allenatore celebrato come lui ci si aspettava molto di più nella seconda sfida. Dopo aver preso 3 gol in casa nel primo atto (e potevano essere almeno 5), era logico attendersi da parte di Guardiola una qualche contromossa, in modo da tentare - quantomeno - di arginare la furia dei ragazzi terribili dell’ottimo Jardim, che producono un calcio spettacolare giocando a memoria. La sensazione è che un tecnico italiano, qualsiasi tecnico italiano, dopo aver memorizzato le nefandezze dell’andata avrebbe preparato diversamente il ritorno dal punto di vista tattico. Ma non è tutto, perché l’exploit del Monaco sulla pelle del City rappresenta anche il trionfo di una diversa filosofia di mercato.
Nel Principato, dopo gli sfarzi iniziali della gestione Rybolovlev, si è optato per una strategia basata sul reperimento - in giro per il mondo - di talenti presi a cifre ragionevoli da far esplodere, a voler tacere del fiore all’occhiello Kylian Mbappé, prodotto del settore giovanile (classe 1998!) destinato a una carriera da top mondiale. Invece il “povero” sceicco Mansour, dal 2008 (data del suo insediamento) a oggi, ha speso circa 1 miliardo e 300 milioni di euro (si, avete capito bene) di soli cartellini mettendo in bacheca 2 Premier League, 1 Coppa d’Inghilterra, 1 Community Shield (la Supercoppa) e 2 Coppe di Lega, sinceramente poco rispetto ai costanti investimenti faraonici sostenuti. Anche perché il trofeo più ambito, ossia la Champions, è sempre rimasto un miraggio. Gli ultimi 200 milioni - ribadiamo, senza contare gli ingaggi - bruciati idealmente la scorsa estate: 55 per Stones, 50 per Sané, 32 per Gabriel Jesus, 27 per Gundogan (questi ultimi due infortunatisi sul più bello, la sfortuna attanaglia anche i ricchi), 18 per Bravo e 18 per Nolito, senza enumerare le operazioni minori. Incassando dalle cessioni…la miseria di 10 milioni tra il riscatto di Rulli da parte della Real Sociedad e il prestito di Bony allo Stoke. Un bagno di lacrime, per la serie: quando il mercato non è la panacea di tutti i mali, ma al contrario si trasforma in un sanguinoso boomerang. E adesso a Guardiola, alla luce dei 10 punti di distacco dal Chelsea capolista in Premier, resta soltanto la Coppa d’Inghilterra (il City affronterà l’Arsenal in semifinale) per salvare molto parzialmente la sua prima stagione in terra d’Albione.
Foto: The Sun