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MANCIO ZERO ALIBI

02.09.2015 | 23:30

Roberto Mancini è un grande allenatore e ha mille qualità. Sa convincere qualsiasi presidente a tenere la cassaforte apertissima, pregio non da poco. Ha molti amici tra i giornalisti pronti a perdonargli tutto. Esempio: se Mazzarri avesse ripetuto il suo stesso tracciato, sarebbe stato massacrato dalla critica. Il Mancio, invece, ha avuto in regalo mille alibi, quasi quasi lo avrebbero premiato a centrocampo a San Siro. Malgrado i risultati non ottenuti, malgrado le “folli” richieste di mercato poi smontate strada facendo. Per esempio una: lo scorso inverno Robi aveva fatto fuoco e fiamme per ottenere Shaqiri, non dormiva di giorno e di notte, si svegliava all’alba e telefonava a Thohir, Fassone, Ausilio. “Datemi Shaqiri, apriremo un ciclo”: le virgolette le abbiamo messe noi, ma il senso era assolutamente quello. Gli hanno preso Shaq e dopo poche settimane Mancio si è messo a parlare di Yaya, presto avrebbe mandato Shaq in cantina. Come se fosse quasi un ingombro, abbiamo visto poi com’è andata a finire. Da uomo per un nuovo ciclo a riempitivo, intruso, problema. Ma dai…

Non contento, Mancio si è rimesso a caccia. “Arriveranno nove acquisti”, disse a un certo punto, con tutti quegli esuberi. Sembrava una barzelletta, invece realtà. E non è che gli esuberi siano stati smaltiti, anzi. Perché Mancio è convincente, il fair play finanziario una bazzecola. Se il mercato fosse ancora aperto, Mancio chiederebbe un altro laterale, il vice Felipe Melo e il vice del vice di chissà chi. Chiederebbe senza problemi: lui dice che il mercato aperto è una noia, invece è una goduria vera. Perché ci sono pochi allenatori al mondo (due o tre?) che, alla stessa stregua, sono in grado di incidere. Passateci la battuta, ma se potesse vorrebbe il doppio magazziniere, il triplo massaggiatore, il quadruplo assistente. Per Robi è divertente: tanto, paga il capo. Al secolo mister Erick

Adesso, tocca al Mancio. Della serie: zero alibi. Appunto. Semplicemente perché gli hanno dato le chiavi di una fuoriserie e siccome il pilota ha già dimostrato di essere top, i conti dovrebbero tornare. Dimenticando il Mancio che negli ultimi cinque mesi della scorsa stagione aveva balbettato calcio. Ma in quel caso gli alibi c’erano, stavolta no. Perché se metti Perisic e Jovetic accanto a Icardi, devi andare fino in fondo. E la scorta si chiama Palacio più Ljajic. E se a centrocampo vuoi a ogni costo (e ottieni) Felipe Melo, dopo aver speso il jackpot per soffiare Kondogbia alla concorrenza, significa che ora conta soltanto il bottino. I risultati che devono arrivare copiosi, senza soluzione di continuità. Considerando oltretutto che in difesa hanno messo su un’affidabilissima coppia, nuova di zecca, quella composta da Murillo e Miranda. Morale: Ranocchia e Juan Jesus riserve, un lusso per chiunque. Ma siccome bisogna stravincere, ecco laterali su laterali: Santon non si muove e Montoya arriva, Nagatomo e D’Ambrosio restano, ma togliendosi lo sfizio Telles nelle ultime ore di mercato. Banchetto Inter, possono mangiare tutti e se qualcuno alla fine dovesse avere ancora fame sarebbe uno scandalo.

Mancio zero alibi. In questo senso: come minimo il terzo posto, anzi il secondo perché investimenti così devono dare almeno un ritorno da Champions diretta. Ma senza dimenticare il prurito scudetto, assolutamente alla portata, soprattutto se consideriamo i problemi degli altri. Qualsiasi altro approdo in classifica sarebbe da profondo rosso. Anzi, meglio essere sinceri sempre: da sprofondo Mancio.