MANDZUKIC, RINASCITA ROSSONERA
19.01.2021 | 14:16
Il Milan ha ufficializzato stamattina l’ingaggio di Mario Mandzukic. Contratto di 6 mesi (con opzione per il 2022) per il 35enne croato, che ha scelto la numero 9, quel numero che tanto spaventa in casa rossonera, dove è nata proprio una maledizione, dopo l’addio di Pippo Inzaghi nel 2012 (ne abbiamo parlato qui).
Un curriculum di assoluto vincente, quello del croato, che in carriera, con i club, ha praticamente vinto tutto, sfiorando addirittura un clamoroso Mondiale con la Croazia nel 2018, dove si arrese solo in finale alla favorita Francia. Ma l’ultimo ad arrendersi fu proprio lui, Mario, con un gol nel finale che aveva ridato speranze ai suoi. Un lottatore nato, quindi, un guerriero, amato dalle sue squadre proprio per questo suo spirito di sacrificio.
Non a caso i tifosi della Juventus qualche anno fa, gli dedicarono uno striscione, con una sua effige, scrivendo: “Tra gli uomini i guerrieri”.
Nato a Slavonski Brod (Croazia) il 21 maggio 1986, Mario Mandžukić ha vestito le maglie di NK Marsonia, NK Zagabria e GNK Dinamo Zagabria. Con la Dinamo ha vinto tutto in patria, tre campionati, 2 coppe di Croazia e 4 supercoppe di Croazia. Lascia la Dinamo dopo aver segnato 40 gol in 81 presenze. Per lui è ora di una sfida importante.
Nell’estate 2010 si è trasferito in Germania, al VfL Wolfsburg dove si mette in luce con 60 presenze e 20 reti. E’ il momento del grande salto che arriva nell’estate 2012, quando viene acquistato dal Bayern Monaco. Con i bavaresi in due anni, disputa 88 gare segnando 48 gol, soprattutto tanti gol decisivi. Vince 2 campionati tedeschi e nel 2013, vince tutto con i bavaresi, campionato, De Pokal, Champions League (primo triplete dei bavaresi), oltre che Supercoppa di Germania, Supercoppa Europea e Mondiale per Club con Jupp Heykens.
Mario sarà decisivo nella finale di Champions con il Borussia, segnando il momentaneo 1-0 del Bayern (la gara finì 2-1 per i bavaresi), segnò nella finale della Coppa di Germania De Pokal e nella Supercoppa Europea contro il Chelsea, segò uno dei rigori che portarono al trionfo i tedeschi.
Era però arrivato i baviera Guardiola, fautore del Tiki Taka e per il catalano, la prima punta non serviva nel suo sistema di gioco. Mandzukic iniziò a trovare meno spazio con Guardiola e nel 2014 ci fu l’addio. Nell’estate 2014 passaggio all’Atletico Madrid, dove ha realizzato 20 reti in 43 partite.
Un solo anno in Spagna, poi la chiamata della Juventus nell’estate 2015, con cui ha collezionato 162 presenze e 44 gol.
Con i bianconeri è chiamato alla ricostruzione dopo la finale di Champions 2015 persa, che vide gli addii di Pirlo, Tevez, Llorente, Vidal. L’attacco bianconero fu affidato a lui e Morata. Sceglie ancora la 17, numero che alla Juve aveva Trezeguet. Un numero che gli porterà fortuna. Di gol non ne fa moltissimi Mario, una punta atipica, ma nel 2016-17, Allegri vede nel croato uno spirito guerriero, affidandogli spesso un ruolo di sacrificio in fascia sinistra, ruolo che ovviamente gli porterà a segnare poco ma ad essere amato dai tifosi juventini.
I gol di Mandzukic sono tutti decisivi però: due gol scudetto, in gare decisive, in Champions soprattutto, fa valere la sua esperienza e la sua determinazione e voglia di lottare. Nella sciagurata finale del 2017, regala l’illusione del pareggio alla Juve contro il Real Madrid (di Cristiano Ronaldo), segnando con una rovesciata strepitosa. Finì poi 4-1 per il Real, ma Mario fu uno dei pochi ad uscire a testa alta da quella gara. In Nazionale, come detto, trascinò con Modric nel 2018 la Croazia alla finale del Mondiale e anche lì, mise la sua firma, nonostante la delusione per la sconfitta. Fu quella l’ultima gara con la Nazionale per lui.
Con la Juve, l’addio arriva nel 2019, quando a Torino arriva Maurizio Sarri. Il toscano, come accadde con Guardiola, non vide nel 17, un uomo consono al suo modo di giocare. Dopo 6 mesi da fuori rosa, nel gennaio 2020 è passato all’Al-Duhail, nello sconforto dei tifosi bianconeri che lo amavano. L’esperienza con i qatarioti è stata molto negativa però, avendo giocato 7 gare segnando 1 gol. Ora la chance al Milan dopo un anno, quasi, che sta fermo.
Mandžukić ha vinto 24 trofei con squadre di Club, tra cui 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea, 1 Mondiale per Club, 9 Campionati e 12 tra Coppe e Supercoppe nazionali. Con 33 reti in 89 presenze è il secondo cannoniere di tutti i tempi con la maglia della Nazionale della Croazia.
Da un punto di vista tattico non farebbe nessuna fatica a convivere con Zlatan Ibrahimovic che già lo ha accolto positivamente (‘ora saremo in due a far paura agli avversari’), ma può anche essere adatto a sostituire uno qualsiasi degli altri attaccanti. Nella nazionale croata si è adattato spesso e nella Juve di Allegri pure. Arriva come alternativa multipla, convinto di poter diventare fondamentale in più posizioni. Carisma, fisico, esperienza nel calcio italiano, rabbia per averlo lasciato in un modo un po’ così, praticamente scaricato come l’ultimo arrivato da Sarri.
Mario è pronto a ripartire e a 35 anni, vuole prendersi le sue rivincite e sfatare qualche tabù. E Pioli se lo tiene ben stretto.