"Non dimenticherò mai il Granada e i suoi tifosi, qui ho trascorso due anni della mia carriera condividendo tutto con un gruppo sensazionale. Ci siamo sempre esaltati nei momenti più difficili, sensazioni che non dimenticherò mai. Così come l'affetto dei tifosi, che fin dall'inizio mi hanno fatto sentire a casa. La trattativa è stata molto veloce, abbiamo fatto tutto in un paio di giorni sussistendo la volontà univoca di ambo i club. Qualche compagno ne era al corrente, gli altri che sono rimasti sorpresi mi hanno tutti augurato buona fortuna. Ripeto, questo è un grande gruppo, spero di rincontrarli anche al di là del calcio”. Con queste parole Manuel Iturra si è congedato dal Granada, nel commentare il suo trasferimento all’Udinese a titolo definitivo.
Una classica operazione interna in seno alla holding Pozzo, con la differenza che mentre di solito i calciatori da Udine vengono smistati a Granada e Watford, questa volta il tragitto è stato inverso. Anche se in realtà l’anno scorso in Friuli dalla Spagna erano arrivati due calciatori guadagnatisi le copertine: il portiere ellenico Orestis Karnezis, rivelatosi una mannaia per Simone Scuffet, e il difensore maliano Molla Wague, inseritosi progressivamente fino a collezionare 10 presenze (e 2 reti) da titolare nella seconda parte dell’annata. Al di là dell’algerino ex Napoli Hassan Yebda.
L’affare Iturra è stato ufficializzato all’indomani del passaggio di Allan al Napoli, all’esito di una trattativa laboriosa ma definita da tempo, grazie alle contropartite Duvan Zapata (gol assicurati in prestito biennale) e Britos (volato al Watford). Proprio per sostituire - quantomeno numericamente - Allan, è stato prelevato il centrocampista cileno dalla compagine andalusa. Rispetto al neo partenopeo Manuel ha caratteristiche più di lotta che di governo, essendo votato maggiormente all’interdizione. Ma a 31 anni ha le spalle decisamente larghe per affrontare la nuova sfida, la consapevolezza nei propri mezzi d’altronde non gli manca: “Sono un ragazzo positivo quando le cose dipendono da me stesso, ho una mentalità molto competitiva e vincente. Ho sempre creduto di poter giocare in qualsiasi squadra, forse non così ma è il mio modo di pensare. Molte persone dicono che il calcio italiano si addice al mio tipo di gioco, vedremo, io utilizzerò tutto il mio entusiasmo”. Dichiarazioni riprese dal quotidiano La Tercera, al pari di quelle riportate inizialmente.
Ripercorrendo in breve le tappe che hanno sin qui contraddistinto la carriera del nostro personaggio del giorno, Manuel Iturra, nato a Temuco - Regione di Araucania il 23 giugno del 1984, si è formato a livello giovanile nell’Universidad de Chile, la squadra della vita con cui ha debuttato tra i grandi nel 2003, collezionato 236 presenze nella massima serie del suo Paese e vinto successivamente due campionati di Apertura.
Nel gennaio del 2011 sono i portoghesi dell’União Leiria a portarlo in Europa, ma dopo 6 mesi il mastino sudamericano è già in Spagna, tra i cadetti del Real Murcia.
Una dimensione non consona al grintoso specialista: nell’estate del 2012 il connazionale Manuel Pellegrini lo vuole all’ombra de “La Rosaleda” ed El Colocho partecipa alla straordinaria cavalcata in Champions League, conclusasi ai quarti di finale contro il Borussia Dortmund di Jurgen Klopp. Ben 39 le presenze, 27 da titolare, totalizzate in quell’annata, step intermedio prima del positivo biennio al Granada, chiuso con 64 apparizioni nella Liga.
Adesso Manuel, che in passato ha vestito la maglia del Cile in 34 occasioni, si misurerà in Serie A, Stefano Colantuono potrà contare su una bella iniezione di dinamismo in mediana.
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