Maran: “Non cercavo un ingaggio ma una situazione che mi entusiasmasse. Non voglio vedere paura nei miei giocatori”
Rolando Maran, nuovo allenatore del
Brescia, ha parlato durante la sua conferenza stampa di presentazione. L'ex
Catania è tornato alla guida delle
Rondinelle dopo 17 anni. Ecco le sue parole:
"Non ero alla ricerca di un ingaggio, ma di una situazione entusiasmante. Ho sempre avuto il piacere di tornare qui e volevo riprendere da dove avevo lasciato. Con Cellino e Castagnini ho percepito aspetti idonei per ciò che cercavo, hanno visto in me la voglia di tornare a Brescia. Per me 17 anni fa si era interrotto qualcosa di importante. Non credo che da altre parte le cose siano diverse che qui, l’allenatore paga sempre anche se ci sono i risultati, sappiamo bene come è andata a me a Brescia. Il nostro lavoro è questo. L'importante è andare dove si sta bene". Sul suo passato al Brescia:
"Quando arrivai c’era diffidenza da parte di tutti, sul campo ho convinto quasi tutti. Sono emozioni diverse, allora ero al debutto in B, erano i miei primi campionati importanti. Oggi invece varcare il cancello di Torbole è stato come rivivere e tuffarmi in un passato comunque bellissimo, il Brescia nel 2005 mi diede la possibilità di iniziare un grande percorso che poi sfociò anche a livelli superiori. L’emozione ha solo un sapore, che è quello che ti riscalda. Cellino è stato colpito dalla mia voglia di essere qui. Volevo allenare il Brescia, non cercavo tanto la categoria dove ero già rientrato l’anno scorso". Sulla squadra: "Quando subentri vai in una situazione dove trovi delle difficoltà, almeno nella maggior parte dei casi. Qui c’è voglia di svoltare e per uno come me questa è una situazione ideale vedendo com’è la squadra e quello che posso dare. Sono convinto sia la scelta giusta, ora vedremo se davvero manca un regista naturale o meno e voglio valutare sul campo le caratteristiche di questa squadra. Sono qui apposta per risolvere i problemi che ci sono, anche sulla testa dei ragazzi: bisogna tirar fuori gli aspetti caratteriali. Non dobbiamo sentirci degli sconfitti, ma un gruppo in grado di fare qualcosa che diverta. Non deve subentrare la paura, l’unica paura che ci deve essere è non riuscire a dare il massimo, cosa che invece dovremo fare lasciando da parte i fantasmi del recente passato. Bisogna saper intervenire sulla testa, sulle gambe e sulla consapevolezza che possiamo essere artefici dei nostri risultati. Se vedrò la paura negli occhi di qualcuno, quel qualcuno allora non giocherà. Siamo in una piazza esigente ma bella, bisogna dimostrare di valere questa maglia con piglio, sfacciataggine e anche un po’ di follia da tirar fuori nei momenti più difficili. Certe volte si tirano fuori armi che non sai nemmeno di avere o pensi di non possedere". Sul rapporto con Massimo Cellino: "
Ognuno ha la sua personalità, ci siamo conosciuti e piaciuti. Io ho solo una medicina, essere me stesso. Obiettivi? La volontà del presidente ve la dirà lui, io devo rimettere la barca nella direzione giusta per allontanarci dalle zone pericolose. Senza limiti, ma anche senza avere obiettivi che possono pesare troppo. Sembrano frasi fatte e mi dà fastidio, ma è necessario davvero pensare a una partita alla volta". Foto: zimbio