Scorrendo velocemente il curriculum di Nils Markus Rosenberg, 32enne attaccante svedese del Malmo, balza subito all'occhio un particolare: un regolare feeling con il gol, bruscamente interrottosi tra il 2012 e il 2014, nella parentesi inglese al West Bromwich. 28 presenze, zero reti all'attivo. Da quest'anno, tutto sembra tornato alla normalità. 21 presenze tra campionato e Coppa, 10 gol segnati, gli ultimi 2 in Champions mercoledì sera contro l'Olimpiacos. Un tap in facile dopo il clamoroso pasticcio della difesa greca, un destro chirurgico all'incrocio dei pali per il raddoppio. E gli svedesi, che avevano perso contro la Juve di Tevez alla prima giornata, sono ora a quota 3 nella classifica del gruppo A insieme alle altre tre pretendenti alla qualificazione. Cosa è successo in quella parentesi 2012-2014? Difficile dirlo. Ciò che è certo è quanto stava per succedere. Rosenberg fu infatti a un passo dal calcio italiano. La sua solidità fisica, 185 centimetri per 80 kg di peso, il regolare vizio del gol e l'ottimo bagaglio di esperienze internazionali alle spalle avevano stuzzicato le fantasie del Pescara, neo promosso in serie A dopo la straordinaria cavalcata targata Zeman-Verratti-Immobile-Insigne. Il tecnico Stroppa e il Ds Delli Carri avevano messo gli occhi sul forte centravanti nato a Malmo. Primo obiettivo per l'attacco insieme al belga Jelle Vossen, allora al Genk, oggi al Middlesbrough. Delli Carri contattò il giocatore, in scadenza di contratto con il Werder Brema. Ma la richiesta economica fatta al club adriatico fu insostenibile: 2 anni di contratto a 1 milione e 200mila euro netti a stagione, con tanto di clausola rescissoria in caso di retrocessione. Il Pescara temporeggia, prova a trattare e a smussare gli angoli di un accordo difficile ma suggestivo. Dall'altra parte nessun passo indietro. Fu così il presidente del Delfino Sebastiani a stoppare tutto e a dire no. Niente Italia per Rosenberg, che scelse il West Bromwich ed entrò nella più ampia parentesi negativa della sua carriera. Due anni, zero gol. Ma evidentemente lo svedese non ha dimenticato il suo mestiere preferito. Iniziato in Svezia, tra Malmo e Halmstad, proseguito in Olanda nelle file dell'Ayax, in Spagna con la casacca del Racing Santander e in Germania con la maglia del Werder Brema. Due anni senza braccia al cielo, prima di riprendere il discorso interrotto. Nella squadra della sua città. Con la regolarità di sempre. Il suo sguardo è quello di una sfinge, di un cecchino che davanti alla porta non perdona. L'Italia l'ha soltanto assaggiata con un gol rifilato alla Sampdoria nel 2011, quando vestiva la casacca del Werder. Poteva cimentarsi nel massimo campionato nostrano, ma il flirt con il Pescara è stato troppo breve seppur intenso. Alla corte di Stroppa, sfumato Rosenberg, arrivò la giovane promessa croata Ante Vukusic. Uno vero flop, così come l'intera stagione dei biancazzurri, subito retrocessi in B. Motivo in più per rimpiangere il cecchino di Malmo, un sogno sfiorato e svanito troppo presto.