Marotta: “Le bufere sulla Juve? Cultura dell’invidia. Lo scudetto è un obbligo. Su Dybala e il mio futuro…”
12.11.2017 | 11:57
Nell’ambito dell’intervista resa a Il Giornale, l’amministratore delegato, nonché direttore generale, della Juventus, Giuseppe Marotta ha rilasciato anche queste dichiarazioni: “Qual è il potenziale espresso finora dalla squadra? Siamo al 70%. Il Napoli gioca meglio? Ogni squadra ha un suo dna. La Juve è quel calzettone strappato che Boniperti aveva in ufficio. La Champions? Vincere dipende da molti fattori. A Istanbul siamo stati eliminati perché ha nevicato. Ma negli ultimi anni ha vinto sempre quella che ritenevo la squadra più forte, peccato per le due finali, la Coppa sarebbe stata la ciliegina. Il mio futuro? Il mio percorso non è finito. C’è questa sfida di volere a tutti i costi arrivare alla Champions. Poi non mi vedrei in un’altra società, quando Agnelli lo vorrà, mi vedo in ambito federale. La qualità principale di Allegri? La società viene prima di tutto. Nella classe dirigente considero anche l’allenatore, che deve essere coerente con la linea aziendale: allenatori che non lo sono, alla Juve non troverebbero spazio. Allegri si concilia alla perfezione con il nostro modello. Il Var può essere la motivazione per il 7° scudetto per zittire chi dice da sempre che la Juve è favorita? Noi comunque abbiamo l’obbligo di vincere. Siamo costruiti per lo scudetto, non conquistarlo sarebbe una sconfitta. Non temiamo il Var, anzi può legittimare le nostre vittorie. Ad esempio noi abbiamo già tirato gli stessi rigori, tre, della scorsa stagione. Poi li abbiamo sbagliati. Cosa succede a Dybala? Non ha avuto il tempo di essere talento: è diventato subito campione. E se fa cose normali viene bocciato. Come società dobbiamo essere bravi a supportarlo. La vicenda ultras? Mercoledì c’è la Corte d’Appello federale, alla fine dell’indagine della magistratura ordinaria e dopo la sentenza di primo grado della giustizia sportiva, è emerso che nessun dirigente della Juve era colluso con la ’ndrangheta. Era una spada di Damocle che siamo riusciti a sconfiggere. Ma manca una legge sul bagarinaggio. Come mai la Juve è sempre al centro, dal doping a calciopoli ai biglietti? I forti generano sempre invidia. Si è galoppato sulla cultura dell’invidia così come non c’è la cultura della sconfitta. Inter e Milan versione cinese? La competitività sportiva è sempre al massimo livello. Poi il calcio è un prodotto congiunto e con loro abbiamo instaurato un ottimo rapporto per valorizzarlo. Se il futuro di Pirlo e Buffon dopo il ritiro può essere alla Juve? Per me uno è campione quando saluta una società e lascia qualcosa in positivo, da cui imparare. Loro lo hanno fatto. Poi spetta al presidente decidere. Juve ingrata con gli ex? No, questo no. Il calcio è fenomeno sportivo ma anche di business, servono competenze importanti. Siamo passati da associazioni sportive, date in gestione per riconoscenza anche ad ex giocatori, ad aziende. Poi ritengo che ogni società debba avere ex campioni che riescano a trasmettere un messaggio vincente. Noi abbiamo Pavel Nedved vicepresidente. I miei tre colpi preferiti di mercato? Casiraghi venduto alla Juventus di Boniperti, un segno del destino. Cassano portato alla Sampdoria dal Real Madrid: emozione pura perché si trattava di recuperare un talento. L’affare Pogba al Manchester United: la realizzazione professionale”.
Foto: sito ufficiale Juve