MAXI PEREIRA E LO SGAMBETTO DEL PORTO AL BENFICA

I sacrilegi calcistici esistono eccome, in Italia così come negli altri campionati europei e internazionali. Quelli del tipo: prendi un giocatore della Roma, fallo giocare per otto anni con la Lupa sul petto e poi lascia che si svincoli e che vada proprio lì, sull'altra sponda del Tevere, alla Lazio. Sarebbe una notizia meritevole di un titolo a nove colonne sui principali quotidiani nazionali, nonché di una sorta di "rivolta popolare" dalle parti di Trigoria. Dal campo dell'astrazione a quello della realtà, il profilo in questione risponde al nome di Maximiliano Pereira. Dopo ben otto stagioni con indosso la casacca del Benfica, il contratto scade, il rinnovo non arriva. Poco male, c'è il Porto per lui: intesa fino al 30 giugno del 2019 e tanti saluti alle Aquile di Lisbona. Dal biancorosso al biancoblu, geograficamente parlando il passo è brevissimo, ma in mezzo c'è un oceano di emozioni, di storia, di ricordi e di successi letteralmente calpestati dal freschissimo nero su bianco del terzino destro uruguaiano. 




E' stato lo stesso Porto ad annunciare l'ingaggio di Maxi Pereira attraverso il proprio profilo Twitter. Non vogliamo ovviamente entrare nel merito delle scelte societarie del Benfica, ma stiamo parlando di un giocatore eclettico, per nulla sul tramonto della propria carriera (ha compiuto 31 anni lo scorso 8 giugno). Anzi, c'è un dato molto curioso che deve far riflettere. Negli otto anni a Lisbona, Pereira ha collezionato il maggior numero di presenze - limitandoci al solo campionato - proprio nell'ultima annata (32 apparizioni) e, aggiungendo le altre competizioni nazionali ed europee, saliamo a quota 41, oltre a ben cinque reti (record personale). A questo punto le ragioni di una così singolare scelta devono essere per forza trovate nell'ambito economico: niente intesa, niente contratto. Nel calcio sempre più spesso la riconoscenza viene relegata a elemento marginale, al punto che poi accade ciò che è successo con il triangolo Maxi-Porto-Benfica.


E pensare che Pereira in biancorosso ha vinto quasi tutto quello che si potesse vincere. 3 scudetti, 5 Coppe di Lega, 1 Coppa di Portogallo e 1 Supercoppa nazionale. Manca un riconoscimento europeo, ma - almeno a livello personale - ha potuto alzare al cielo nel 2011 la Coppa America con il suo Uruguay. Ora metterà al servizio del Porto, gli acerrimi nemici di sempre, la sua duttilità e le sue capacità. Un mix di qualità da specialista del suo ruolo che era già chiaro sin dai tempi del Defensor Sporting, club nelle cui giovanili ha militato fino al 2002, anno del suo salto in prima squadra, un'esperienza terminata cinque anni più tardi proprio per il suo trasferimento al Benfica. Un vero e proprio jolly: può agire sia come terzino destro sia come centrocampista (specialmente in un centrocampo a tre, altrimenti come esterno in una mediana a quattro), 173 centimetri di esplosività e rapidità, capacità negli inserimenti e ottima visione di gioco. Al Porto, fresco del colpaccio Casillas, tutto ciò non è sfuggito: il passato resta alle spalle, ora per Maxi Pereira è il momento di girare pagina per onorare al meglio l'ultimo importante contratto della sua carriera.


Foto: Porto on Twitter