Mazzola: “Oggi indosserò la maglia di mio padre. Rimpianti? Non aver chiuso al Torino”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport in occasione dell'anniversario della tragedia di Superga, ha intervistato la leggenda dell'Inter, Sandro Mazzola, figlio di Valentino, capitano del Grande Torino: "Per me è sempre stato così il 4 maggio: un raccoglimento intimo, un’emozione intensa da non condividere se non in famiglia. Ecco perché nella mia vita ho evitato con cura di salire a Superga proprio nel giorno della tragedia. Ci sono andato spesso, sia chiaro, ma quando non c’era folla e quindi uno o due giorni prima o magari uno due giorni dopo. Non ho mai dimenticato la prima volta. Ero nella Primavera dell’Inter e per un impegno scolastico di vitale importanza non potetti salire sul pullman dei compagni che andavano appunto ad affrontare il Toro al Filadelfia. La defezione venne segnalata ai dirigenti in società da Benito Lorenzi e, credo su suggerimento di “Veleno”, mi ritrovai a bordo di un’auto del club subito dopo quell'esame in classe. Beh, avvicinandoci a Torino, vidi il colle e la Basilica: me li avevano descritti diverse volte, ma vederli fu traumatico. Da quel momento non capii più niente. Dovettero trascinarmi in campo e giocai probabilmente la peggiore partita della mia vita. Rimpianti? Alla fine della stagione 1976-77 io avevo deciso di smettere con il calcio giocato. Avrei compiuto 35 anni in novembre e quindi non ero così malmesso: insomma, avrei potuto reggere uno-due anni ancora ma il presidente dell’Inter, Ivanoe Fraizzoli, aveva disegnato per me un dopo calcio incredibilmente lusinghiero. “Sandro, ti consegnerò l’Inter, organizzamela tu. Gli avevo dato un assenso di massima ma mai avrei immaginato cosa sarebbe accaduto dopo. Il Toro mi chiama e mi offre di chiudere la carriera con loro… Era un ottimo Toro, peraltro, c’era il gruppo del tricolore, volevano arricchirlo. Io rimasi folgorato dalla prospettiva di finire nel club di papà. La notte che precedette la decisione non riuscii a chiudere occhio. Mi tornavano alla mente i flash della mia poca vita con papà. Eravamo al Filadelfia, inseguivamo un pallone, a un certo punto papà che mi stava davanti si fermava, si girava e con le mani faceva dei gesti come a significare vieni Sandro, raggiungimi. Ricordo questa nottata di sofferenza infinita. Ma poi al mattino decisi di declinare quella proposta."     Foto: La Gazzetta dello Sport