ESPLOSIVITÀ, CORSA E INTERDIZIONE: SCOTT MCTOMINAY, IL PUPILLO DI MOU

In casa Manchester United è tempo di leccarsi le ferite. L’eliminazione dalla Champions League per mano del Siviglia di Montella, per quanto lo 0-0 dell’andata in trasferta fosse un risultato pericoloso, è arrivata in maniera inaspettata. La doppietta letale di Ben Yedder ha fatto saltare i coperchi e in Inghilterra sono iniziati i processi. La scorsa stagione si era conclusa con tre titoli in bacheca: Community Shield, Coppa di Lega ed Europa League, l’unico trofeo che ancora mancava nella bacheca del blasonato club di Old Trafford. E che, soprattutto, aveva consentito ai Red Devils di staccare il pass per la Champions sfuggito in Premier alla luce del deludente sesto posto finale. Quest’anno, il secondo con Mourinho - peraltro fresco di rinnovo - al timone, in campionato va meglio (lo United è secondo, anche se a meno 16 dal City che aspetta soltanto l’aritmetica) ma nelle coppe la situazione si è capovolta: Supercoppa europea persa in estate contro il Real Madrid, Champions saltata al cospetto di un Siviglia accolto con favore in sede di sorteggio, Coppa di Lega idem contro il modestissimo Bristol City. Resta la Coppa d’Inghilterra come unica ancora di salvezza, per evitare di chiudere l’annata con un pugno di mosche in mano: ai quarti di FA Cup i Diavoli Rossi se le vedranno con l’abbordabile Brighton. Sotto accusa anche il mercato, dal momento che negli ultimi due anni, per i soli cartellini (bonus esclusi), sono stati investiti 350 milioni di euro tra Pogba (105), Mkhitaryan (42), Bailly (38), Lukaku (85), Matic (45) e Lindelof (35). Più a parametro zero Ibra, valore aggiunto prima del crociato, scomparso dai radar adesso. E, dulcis in fundo, Alexis Sanchez, prelevato due mesi fa dall’Arsenal nell’ambito dello scambio con Mkhitaryan, sbolognato dopo soli diciotto mesi. Ebbene, a parte Matic e Lukaku (autore fin qui di 24 reti alla sua prima stagione), gli altri acquisti del biennio - per un motivo o per l’altro - finora non sono riusciti a dare il ritorno sperato. Fanno discutere quotidianamente soprattutto i 21 milioni di sterline annui, nuovo record per l’Inghilterra, riconosciuti al Niño Maravilla, che sta faticando più del previsto ad integrarsi. E anche gli altri ingaggi munifici percepiti dalle delusioni di mercato. Nell'ambito di questo quadro, tutt’altro che idilliaco, la nota lieta di questa di questo primo scorcio del 2018 è rappresentata da Scott McTominay e proprio sul rampante centrocampista 21enne, allevato dall’età di 5 anni nel settore giovanile dei Red Devils, accendiamo i fari all'interno del nostro spazio quotidiano. Era il 7 maggio del 2017, quando José gli regalò l’esordio in prima squadra, in occasione della sconfitta dell’Emirates Stadium contro l’Arsenal. Poi lo schierò titolare all’ultima giornata, nel 2-0 rifilato al Crystal Palace, quindi - con l’inizio della nuova stagione - nuovi assaggi in Coppa di Lega, il debutto in Champions contro il Benfica e poi, a partire da metà dicembre, il definitivo lancio in orbita. Sin qui sono 17 le presenze accumulate in quest’annata da McTominay, 11 delle quali dal primo minuto. In terra d’Albione c'è chi sostiene che il suo exploit sia direttamente collegato alla posizione di Pogba, che sta deludendo oltremodo le attese anche perché frenato dall’infortunio occorsogli in autunno. Interpretazione sin troppo fantasiosa: lo Special One, se volesse mandare un messaggio ad un suo calciatore top, tutto farebbe fuorché qualcosa di potenzialmente controproducente per la squadra. La verità è che José nel giocatore crede tantissimo, lo ha manifestato pubblicamente a più riprese. E i riscontri sul campo sono arrivati, chi ne capisce di calcio lo sa. Scott, nato a Lancaster l’8 dicembre del 1996 da padre scozzese, è il classico centrocampista che fa lavoro oscuro, ma utilissimo ai fini degli equilibri generali. Bravo e pulito in fase di interdizione, riesce a francobollare i le fonti di gioco avversarie fino ad annullarle, macina chilometri e ruba tanti palloni per poi far ripartire l’azione. Tutte caratteristiche, esaltate da un fisico esplosivo (193 cm per 88 kg), che lo hanno catapultato sulle copertine del british football. Allenandosi con Matic e Carrick (prossimo al ritiro) è cresciuto molto, non segna e non fa assist, il suo mestiere come detto è un altro: può fare il centrale o la mezzala, almeno per il momento, e ha margini di miglioramento enormi. Tant’è che, dopo averlo visto all’opera, sia Inghilterra che Scozia ci hanno pensato per via del doppio passaporto. Ma alla fine McTominay ha anteposto le ragioni del cuore a quelle tecniche, scegliendo la molto meno competitiva Nazionale allenata da Alex McLeish, anziché aspettare quella dei Tre Leoni. Scott piace anche perché, a dispetto della giovane età e dell’andazzo generale, si presenta come un ragazzo normalissimo. Quasi fuori dal tempo, in senso positivo: look sobrio, zero fronzoli e tanta concretezza. Con l’obiettivo di arrivare, con la fame giusta che un soldato del calcio deve sempre soddisfare. Pupillo e ultima scommessa di Mou, la sensazione è che ne sentiremo parlare a lungo.



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