Menez: “Potevo fare di più in carriera. Una volta ho detto no alla Juve di Conte”
Intervistato dai microfoni de
La Gazzetta dello Sport, l'ex-Milan e Roma, il francese
Jérémy Menez - oggi in forza al
Paris FC - ha rivelato alcuni retroscena della sua carriera:
"Negli allenamenti dicevano che ero forte come Kakà, poi in partita avevo qualche pausa. Ero giovane, ma non ho mai sentito la pressione. Potevo fare molto di più, ma non ho lavorato abbastanza. Pensavo bastasse il talento. Parma-Milan 4-5: in quel gol di tacco c’è tutto Menez. Il me migliore al PSG e al Milan, stagione 2014-15. Segnai 16 gol da centravanti, un ruolo che non avevo mai fatto. Solo da ragazzino, dribblando criminalità e pistole. Fu un’idea di Inzaghi. Peccato per l’annata storta, ma la colpa non fu solo di Pippo. Spalletti? Luciano era una bella persona. A volte mi sgridava, voleva farmi crescere. Sia lui che Ranieri sono stati due secondi padri. Mi guardavano con un occhio di riguardo. Nel 2010, poi, sfiorammo lo scudetto, non capisco ancora il perché di quella sconfitta con la Samp. A Roma non ho vinto niente, ma ho vissuto tre anni pieni di passione. Con grandi compagni, primo fra tutti Totti, un fratello maggiore. In campo ci intendevamo a occhi chiusi. I primi mesi ho vissuto a casa dei suoi genitori, come ave- va fatto anche Cassano anni prima. Persone fantastiche, come De Rossi. Giocavamo a carte durante i ritiri e stavamo sempre insieme. Giocare a Parigi era il mio sogno, per questo scelsi di andar via da Roma. Dissi no anche alla Juve; ricordo le chiamate di Conte per convincermi a firmare." Foto: OneFootball