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Milan, non facciamo diventare il closing una corsa alle banalità

26.11.2016 | 00:10

Tredici dicembre. Il giorno del closing in casa Milan, con il prevedibile avvento dei cinesi e la fine della gloriosa era Berlusconi. Trent’anni indimenticabili, ora urge voltare pagina. Capiamo che per chi vive di nostalgia, anche a livello mediatico, sarà sempre più difficile prepararsi a una nuova era. Ma facciamo in modo che fino al 13 non diventi una corsa alla banalità, ci sono già troppe tracce in tal senso. E lo diciamo con il massimo rispetto per chiunque. Anche per lo stesso Berlusconi che ogni giorno ripete le stesse cose, detta le condizioni per restare (operatività sul mercato e conferma di Galliani), avanti così fino a quando? Fino al 3 dicembre, fino al 4, dal 5 stop? Oppure così fino al 12 pomeriggio, qualcuno ci liberi dalle interpretazioni in libertà. Siamo sinceri: per un gruppo che ha già versato 100 milioni come caparra, non 100 euro, ci vorrebbe un minimo di rispetto in più. Appena un minimo. Oppure dovrebbero mettere i soldi e poi lasciare tutto nelle mani di Berlusconi? Chi l’ha scritta questa barzelletta? Non fa ridere. Se accadesse, sarebbe il flop degli ultimi 50 anni. Chi ha già messo 100 milioni meriterebbe il conforto del silenzio mediatico da parte di chi parla senza sapere e di chi interpreta come se fosse una versione di latino da tradurre. Le svolte epocali sono tristi o gioiose, belle o brutte, lasciano tanti ricordi. E del Milan di Berlusconi non si può che rammentare un periodo lungo 25 anni di successi probabilmente irripetibili. Ma fermiamoci qui: non scambiamo il passato con il futuro. E rispettiamo chi il futuro lo ha già programmato con un anticipo congruo e che – fino a prova contraria – vorrà fare il resto il 13 dicembre. Per altri discorsi, eventualmente, ci sarà tempo. Eventualmente, appunto.