Milan, un’altra gestione non da… Milan. Da Spalletti a Pioli cambierebbe molto, quasi tutto
Stefano Pioli è un eccellente professionista, ma
Luciano Spalletti sarebbe (o sarebbe stato) una situazione diversa. Un’altra gestione complicata (eufemismo) del
Milan che viaggia a vista, come se non fosse bastato un mercato molto (troppo) improvvisato. Se hai deciso di prendere
Spalletti, devi prendere Spalletti, ben oltre le difficoltà e le questioni di principio tra Luciano da Certaldo e il club nerazzurro. E per un tifoso rossonero medio resiste la speranza che le cose possano cambiare nelle prossime ore. Altrimenti, offri un segnale sbagliato, sbagliatissimo. Ripetiamo,
Pioli è un eccellente professionista, ma già viaggiava come seconda scelta e questo renderebbe l'idea di una svolta poco consona con il blasone di un club che ha abituato i tifosi a ben altro. Siamo dentro tre mesi abbondanti (di stagione) apocalittici:
Maldini sceglie Giampaolo, cerca di difenderlo, ma
Boban (suo partner dentro il club) non ne può più. Alla fine anche Maldini si rende conto che la scelta è sbagliata e il Milan va sul numero uno in circolazione. E se vai sul numero uno, devi prenderlo. La gestione di Maldini meriterebbe un check-up completo da parte della società, visto che mediaticamente Maldini ha sempre la copertura di portali dedicati ai rossoneri che lo ricordano come calciatore (un fenomeno) e dovrebbero invece discuterlo come dirigente. Fatto sta che sono trascorse ormai 48 ore abbondanti dalla vittoria di Genova e il
Milan non ha avuto il coraggio di comunicare ufficialmente l’esonero di
Giampaolo ormai sfiduciato, com’era chiaro già alla vigilia della gara di Marassi. Se prendi il migliore in circolazione, almeno dai un segnale. Se non prendi il migliore e vai sulla seconda scelta, per tutte le questioni di principio che bloccano
Spalletti, non è una storia da tramandare. Ma l’ennesimo inno alla confusione, già troppa per un club che, nella sua storia memorabile, aveva abituato a ben altro i tifosi. Aspettando la parola fine di questa storia.
Foto: Twitter ufficiale Inter