MISTER DUTTILITÀ PER UN MAROCCO MONDIALE: NABIL DIRAR, L’ESTERNO TOTALE

Per l'Italia del calcio sarà la domenica più lunga, con il pensiero fisso a domani sera quando la nostra Nazionale sarà chiamata, nella bolgia di San Siro, a ribaltare l’1-0 patito venerdì alla Friends Arena di Solna dai fin troppo fisici svedesi. Scivolando verso sud sul mappamondo, invece c'è chi da qualche ora sta festeggiando il ritorno al Mondiale dopo 20 anni tondi tondi: stiamo parlando del Marocco, che nel tardo pomeriggio di ieri ha staccato il pass nel modo più bello. Nel 1998, in Francia, la squadra allenata da Henri Michel come nelle previsioni uscì al girone, ma facendosi onore: si inchinò soltanto al Brasile (3-0 firmato Ronaldo-Rivaldo-Bebeto), pareggiò 2-2 con la Norvegia e ne rifilò tre alla Scozia. In quella squadra militavano due nostre vecchie conoscenze: Rachid Neqrouz, difensore centrale a lungo protagonista nel Bari, e il terzino Abdelilah Saber, tre anni a Napoli prima di chiudere la carriera al Torino. Questo Marocco per cifra tecnica probabilmente è anche superiore: bastano i nomi di Ziyech, Belhanda, Boufal, capitan Benatia e Dirar per corroborare la tesi.



E oggi, all’interno del nostro consueto spazio quotidiano, accendiamo proprio i fari su Nabil, l’autore del gol che ieri ha spianato la strada verso la kermesse iridata. Lo scenario era quello dello Stade Félix Houphouët-Boigny di Abidjan, ai padroni di casa della Costa d'Avorio serviva vincere per superare i marocchini in testa al girone e prenotare il biglietto per la Russia. È vero che Les Elephants non sono più quelli dell’era Drogba, per carità, ma comunque i vari Kessie, Zaha, Gervinho, Doumbia, Aurier e Fofana sulla carta avevano nelle corde la prestazione da 3 punti. Invece è finita diversamente: il nostro personaggio del giorno l’ha sbloccata al 25’ del primo tempo, con un beffardo cross andatosi ad insaccare sul palo lungo dopo aver rimbalzato davanti al colpevole portiere Gbohouo. Cinque minuti dopo la volée, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, dello juventino Benatia ha di fatto chiuso i giochi: ivoriani stesi dal mortifero uno-due dei Lions de l’Atlas, che al triplice fischio sono poi esplosi di gioia unitamente al ct Hervé Renard, tra l’altro grande ex della contesa. Un 2017 ricco di piacevoli novità per Nabil, dopo il trasferimento al Fenerbahce, con allegato addio al Monaco dopo un positivo quinquennio, concretizzatosi lo scorso 16 giugno per soli 3,5 milioni di euro (era in scadenza nel 2018) e ricco triennale con opzione per il giocatore, che nell’estate del 2016 - per ammissione dello stesso Simone Inzaghi - era stato invece vicino alla Lazio. Nabil nasce a Casablanca, il 25 febbraio del 1986, e all’età di 12 anni si trasferisce con la famiglia in Belgio, acquisendo anche il relativo passaporto. A Bruxelles Dirar inizia a fare sul serio con il calcio, formandosi tra i vivai di FC Haren, Molenbeek, RWDM, Union Saint-Gilloise e Diegem Sport, modesta compagine militante nella terza divisione belga con la quale nel 2004, all’età di 18 anni, debutta in prima squadra. Da lì comincia la sua ascesa, che lo porta a vestire progressivamente le maglie di Westerloo (60 presenze e 4 gol in due anni) e soprattutto Club Brugge (153 presenze, 19 gol e ben 44 assist in un quadriennio). Numeri, questi ultimi, che nel 2012 convincono il Monaco ad investire 6 milioni di euro per portare all’ombra del Louis II il versatile esterno. Con il club del Principato Dirar conferma quanto di buono aveva già fatto intravedere: scende in campo 167 volte, segna 12 gol e fornisce 33 assist ai compagni, riuscendo proprio al termine del suo ciclo quinquennale a vincere il primo titolo della carriera: la Ligue 1 conquistata la scorsa primavera grazie a mago Jardim, al quale Nabil deve anche la rivisitazione tattica che gli sta giovando anche in Nazionale (23 presenze e 2 gol fin qui). L’intuizione del tecnico portoghese, che ha iniziato ad abbassare il prestante (187 cm per 82 kg) specialista fino alla linea dei terzini, è stata fatta propria anche dal ct Renard, che sulla fascia destra difensiva lo ha sempre schierato nelle gare di qualificazione. Mentre a Istanbul il tecnico Kocaman continua ad impiegarlo nella batteria dei tre alle spalle della punta nel 4-2-3-1, venendo sin qui ripagato da 1 gol e 1 assist. Fermo restando che Nabil alla bisogna può giocare sulla linea degli attaccanti nel 4-3-3 e, particolare da non trascurare, a piede invertito anche sulla corsia sinistra. Insomma, ci troviamo al cospetto di un vero e proprio esterno totale. E le copertine del Marocco in questo giorno di festa sono per Dirar: la duttilità al potere, con vista Mondiale.

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