Moncada: “E’ sempre difficile trovare giovani talenti. La concorrenza è spietata. Il Milan ha bisogno di una Academy per far crescere giovani italiani”

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Il dirigente del Milan, Geoffrey Moncada, ha parlato a Milan TV, soffermandosi su diversi aspetti. Queste le sue parole: "È importante avere anche qualche scout straniero, che ti lasciano sempre un altro tipo di visione. Non possiamo sempre andare dappertutto, non possiamo viaggiare ovunque perché non abbiamo sempre il tempo. Oggi il mio ruolo è di Direttore Tecnico. Oggi facciamo tanti meeting e abbiamo tutte le relazioni e i report su un database. Quando abbiamo fatto tutto il lavoro video, scouting live e data, che è importante anche, io parlo direttamente con gli staff e con mister Pioli per poter dire che ad esempio qua va questo terzino destro, o un sinistro, o un centrale interessante. Vedo cosa ne pensano così si crea subito un rapporto. Abbiamo fatto così nell’ultimo mercato in estate. Abbiamo lavorato su un profilo di giocatore fisicamente forte, veloce, potente. È il tipo di giocatori che vogliamo prendere. Dipende poi anche dal mercato, da come possiamo sviluppare la squadra, da che soluzioni ci sono, dal budget e da tante cose. L’importante però è lavorare con staff e mister, alla fine facciamo la stessa cosa e vogliamo avere la stessa squadra insieme”. Sull'approccio ai giovani: “Dovete sapere che c’è una concorrenza incredibile adesso di club tedeschi, inglesi, spagnoli, italiani anche. Siamo più o meno sugli stessi giocatori. Penso che, minimo, bisogna guardare quattro volte il giocatore dal vivo: due partite in casa e due in trasferta. Dobbiamo avere anche un materiale importante di dati, con infortuni, mentalità, la famiglia… Tutto il pacchetto completo. Quando abbiamo questo tipo di informazioni allora io vado a vedere la partita in live. Con loro posso parlare di formazioni e tattica, ma adesso i calciatori vogliono capire se vengono al Milan com’è questo mondo, città compresa. Penso che abbiamo un grande club, una bella città, un bel paese e posso vendere questo progetto al giocatore. Dire che qua a Milano non c’è solo il calcio, ci sono tante cose molto importanti. In questo momento sono contento perché il messaggio passa sempre e loro capiscono bene”. Oltre l’aspetto tecnico che altro si guarda in un calciatore? “L’importante è parlare di queste situazioni. I dati ti aiutano a trovare calciatori che non conosciamo. La cosa più importante è guardarli dal vivo, si vedono tante cose: la velocità, il cambio di ritmo, la forza del giocatore. Dobbiamo avere un bel profilo fisicamente. Deve correre tanto, deve essere molto solido. Poi c’è la mentalità e come mi parla. Se gli piace parlare di Milan o gli piace parlare di lui. Sono importanti queste cose, perché prendiamo un ragazzo che dopo va in uno spogliatoio di 25 giocatori. Noi dobbiamo creare una cultura tutti insieme. Io dico sempre al giocatore che il club è molto più importante di lui. La cosa importante è l’AC Milan, non lui. Si vede subito, se un giocatore mi dice che invece è lui la star allora no. Noi vogliamo creare un gruppo, una squadra, non una squadra di tanti profili diversi”.
Su Leao: "A quei tempi ero ancora scout al Monaco, e preparavo un piano sul Portogallo, a Lisbona. C’era la partita di campionato della Primavera dello Sporting. A quei tempi non c’erano video o dati su quei giocatori, dovevamo andare sul campo per vederli. E ho visto un ragazzo che ha giocato da numero 10. Alto, veloce, tecnicamente forte: era il famoso Rafa Leao. Ho visto subito un calciatore con del talento incredibile. E poi l’abbiamo seguito, tra nazionale e campionato. Ovviamente anche altri scout l’hanno visto. Però non ha fatto sempre bene. Era difficile da seguire bene. La cosa più importante per me per i giocatori alla fine dell’Academy è quando vanno a giocare in Youth League, per me è uno step fondamentale. Quando fanno bene in Youth League subito possiamo dire che faranno carriera, è molto facile. Rafa Leao ha fatto troppo bene in Youth League, era veramente su un altro pianeta. E tutto il mondo dello scouting l’ha visto e ha detto che sarebbe stato un calciatore forte. E adesso gioca bene, è cresciuto e sono contento perché è con noi a Milano e ha fatto un bello step”.
Qual è l'idea del futuro del Milan? "Avere un gruppo di giocatori forti per lavorare su 3-4 anni. Abbiamo bisogno di un accademia che porta giocatori giovani italiani. Un progetto si fa su 3-4 anni. Se facciamo un bel gruppo di giocatori, in 2-3 anni possiamo vincere. Quest'anno abbiamo cambiato tanto, l'anno prossimo magari 2-3 giocatori ma ora abbiamo la base della squadra, vogliamo vincere subito ma ci serve un piano per fare le cose bene per avere un gruppo forte ogni anno". Foto: logo Milan